Ospedale San Carlo, il Commissario: abbiate fiducia, stiamo lavorando alla soluzione dei problemi
L’emergenza Covid, le liste di attesa, la carenza di medici, le visite e i servizi ambulatoriali, le criticità organizzative, le assunzioni e i concorsi. Che ne sarà dell’ospedale San Carlo? Lunga intervista con Giuseppe Spera
La giunta regionale della Basilicata ha nominato, nell’agosto scorso, Commissario straordinario dell’ospedale San Carlo Giuseppe Spera. Potentino, 51 anni, ingegnere, già direttore amministrativo dell’Asp di Potenza e con incarichi pregressi al San Carlo.
Con lui venerdì scorso abbiamo fatto una lunga chiacchierata per affrontare alcuni temi caldi della ripresa delle attività dell’ospedale San Carlo e degli altri presidi dell’Azienda ospedaliera regionale.
Dalle liste di attesa alla carenza di medici, dalle problematiche legate alle visite ambulatoriali, alle criticità organizzative, dalle assunzioni, ai concorsi. Il Commissario straordinario ha poco tempo ancora a disposizione per portare a termine il lavoro: riavviare la macchina dopo la gestione Barresi e dopo la fase acuta dell’emergenza Covid.
Come ha trovato il clima lavorativo all’interno dell’azienda appena arrivato in questo ufficio?
Un clima sereno anche perché molte delle persone mi conoscevano e io conoscevo loro. Ho dato segnali di grande apertura, ho rimosso le guardie giurate dall’ingresso del mio ufficio, una direzione aperta e pronta all’ascolto. Sto incontrando tutti per capire quali sono le problematiche e i disagi del personale. Faccio il contrario di quanto accadeva nel recente passato, mi dicono che nessuno ascoltava e nessuno riceveva il personale. Mi chiedo, come è possibile assumere decisioni senza ascoltare tutte le parti in causa? E’ stato un danno non aver costruito un percorso condiviso con gli operatori. Un’azienda che si basa sull’alta professionalità deve assumere decisioni condivise con le diverse figure mediche e non solo.
La situazione delle risorse umane, medici, specialisti, del numero dei sanitari, per intenderci, l’ho trovata sofferente. Siamo al minimo storico degli specialisti in ospedale. Poche professionalità presenti anche perché selezioni e concorsi ne sono stati fatti pochi. Bisogna rimettere in moto tutta la macchina, con decisione.
Quali criticità in termini organizzativi, di qualità e di risorse finanziarie sta riscontrando
Dal punto di vista finanziario non siamo messi bene, lo scorso anno l’azienda ha chiuso in perdita e quest’anno le cose sono peggiorate. In seguito al blocco covid, non si è avuta la forza di ripartire subito. Quando non si ha il sostegno del personale medico e non solo, è difficile in una situazione straordinaria chiedere uno sforzo per una ripartenza veloce. In una situazione ordinaria magari puoi farcela ma nello straordinario quando ti serve la forza per rialzarti è difficile, questo ho constatato.
Come intende affrontare la situazione finanziaria che certamente ha un impatto sulla qualità dei servizi
Certo, nel momento in cui non dovessi avere le risorse finanziarie necessarie l’impatto sulla qualità dei servizi sarebbe naturalmente negativo. Questa è un’azienda di produzione, se non produci non hai risorse, il 70% del bilancio è legato alla produzione, il resto sono servizi che rappresentano soltanto un costo e per i quali interviene il fondo sanitario regionale.
Va bene, ma come e che cosa intende fare per rimettere in produzione l’azienda
Abbiamo messo in campo un’impostazione condivisa, una nuova organizzazione delle attività operatorie, sono state riprese le liste, una programmazione più dettagliata degli interventi operatori. Deve sapere che il numero di anestesisti è al minimo storico…
La fermo un attimo: mancano gli anestesisti, per quale ragione?
Il mio parere è che questa azienda ha subìto negli anni una contrapposizione tra i diversi presìdi ospedalieri che la compongono, una contrapposizione che non fa bene a nessuno. Se lei avesse cinque ristoranti uno vicino all’altro non credo accetterebbe che abbiano lo stesso menù, entrerebbero non in una competizione ma in una contrapposizione. Ecco, alcune professionalità che è difficile reperire sul mercato nazionale, assegnate in maniera sbagliata, a compartimenti stagni in alcuni ospedali, sono andate via. Per dirla più semplicemente, l’anestesista che viene da Roma, è impensabile che voglia esercitare la sua attività per sempre o per lungo tempo in un piccolo ospedale, non funziona…
E dunque, che si fa?
Avremo dei pool operatori che garantiranno gli interventi su tutti gli ospedali, indipendentemente dalla sede prevalente in cui il professionista presta l’attività. Chiedere a un pool operatorio di andare, quel giorno x, a fare un intervento a Villa d’Agri, ci sta. E se ci sono professionalità a Villa d’Agri o in qualunque altro presidio ospedaliero, che possono dare un contributo all’interno dell’ospedale di Potenza saranno chiamate a Potenza. Insomma, uno scambio reciproco di competenze.
Quindi i pool fanno sede nell’ospedale di Potenza?
Non necessariamente. Per esempio a Villa d’Agri c’è una buona esperienza in chirurgia bariatrica che può intervenire sia a Potenza sia in altri ospedali. Insomma, niente compartimenti stagni, l’Aor è un’azienda con le sue risorse professionali e deve utilizzarle al meglio.
Alcuni giorni fa sul nostro giornale abbiamo scritto: “Poliambulatori privati con i medici del servizio pubblico. Inaccettabile la discriminazione sostanziale tra chi può curarsi e chi non può.” Lei come spiega questa situazione?
Intanto, precisiamo che i medici hanno diritto, per legge, a fare attività intramoenia, e dunque il cittadino è libero di scegliere un professionista e di farsi seguire in forma privata a proprie spese. Ma qui, ad un certo punto è stata assunta la decisione di bloccare l’attività intramoenia con lo scopo di ridurre le liste di attesa: niente di più sbagliato. A quel punto lo specialista che cosa fa? Va in extramoenia, cioè il medico dice all’azienda, io non sono al tuo servizio esclusivo, decurtami lo stipendio per il tempo che sottraggo all’ospedale e per il resto svolgo liberamente la mia attività ovunque ritenga. In questi 20 mesi è successo questo: il blocco dell’intramoenia ha spinto molti specialisti a mettersi in extramoenia, con la conseguenza che non posso nemmeno coinvolgerli con proposte incentivanti.
E come risolviamo la faccenda?
Intanto, mettendo la giusta attenzione alle prestazioni ambulatoriali del servizio pubblico. Abbiamo riaperto l’attività dal primo settembre, nei mesi precedenti non era proprio possibile prenotare, oggi è tutto prenotabile. La seconda cosa che abbiamo fatto è cercare di abbattere le liste ambulatoriali con una riorganizzazione complessiva anche degli orari, con una logistica diversa, cercando di coinvolgere oltre l’orario standard i medici e, dove serve, incrementando il numero di medici. Abbiamo sottoscritto con l’Asp un accordo di collaborazione per un reciproco sostegno nell’abbattimento delle liste di attesa. L’accordo prevede di mettere in comune le risorse dal punto di vista ambulatoriale, daremo una mano dove si presentano criticità all’Asp e viceversa.
Staremo a vedere. Intanto, mi dica: ma al Cup che cosa succede? Visite prenotate, cittadini che si presentano e vengono rimandati a casa
Adesso le dico, stiamo risolvendo. Noi avevamo delle prenotazioni sulle agende, ma il blocco covid ha fatto saltare due mesi e anche di più. Tutte le prenotazioni in quei mesi vanno recuperate, quindi spalmate in un periodo nuovo con una riprogrammazione. Questa informazione non è arrivata a tutti i cittadini. Succede dunque che un cittadino che aveva una prenotazione pre-chiusura covid si presenti nonostante quel giorno ci sia qualcun altro richiamato con una prenotazione precedente. Abbiamo chiesto al Cup di inviare a tutti i cittadini prenotati un messaggio con il quale si conferma la prenotazione e di aspettare la chiamata per riprogrammare la data e l’ora. Quindi non perdo la prenotazione ma devo aspettare la telefonata che mi dica data e orario. Queste telefonate stanno partendo. Non posso negare che ci siano criticità nella comunicazione, criticità che stiamo cercando di risolvere.
Sulle liste di attesa ambulatoriali, in pratica, che cosa diciamo ai cittadini
Diciamo che nel prossimo mese di ottobre avremo nuove agende molto più corte.
E per un’eventuale ripresa a livelli importanti dell’emergenza Covid, l’ospedale è pronto?
Abbiamo messo a punto un piano di emergenza con posti letto modulari per i reparti di malattie infettive e di terapia intensiva che dovrebbero consentirci di adattare la risposta in base all’intensità degli eventuali ricoveri. Quindi ottimizziamo e razionalizziamo quello che abbiamo. Naturalmente, se sarà necessario, ma non me lo auguro, intervenire con modifiche più strutturali occorrerà più tempo.
Lei crede che dopo questa fase commissariale prevista fino a dicembre, ci saranno le condizioni per una sua nomina a direttore generale?
Questo lo lascio decidere a chi fa le nomine. Certo che la fase commissariale, 4 mesi, non è sufficiente per fare tutto, ma credo sia sufficiente per riavviare le attività così come sto facendo. Poi che decidano per una nomina, o per una proroga del commissario, questo non lo so. Devo anche dirle che sono stato più soddisfatto di questa nomina a commissario che non se mi avessero nominato in quella fase direttore generale. Una nomina a Dg poteva sembrare una scelta forzata perché c’era una rosa di nomi composta dal sottoscritto e dal direttore precedente.
Comunque si augura diventare il nuovo direttore generale dell’Aor?
Mi auguro di poter continuare a dare il contributo che sto dando e penso che si possa fare molto in un’azienda come questa. Idee importanti credo di averle, mi auguro di poterle mettere in campo.
Lanci un messaggio ai cittadini
Avere fiducia nella sanità regionale fatta di validi professionisti, avere fiducia nell’Azienda ospedaliera San Carlo…
La interrompo, perché dovrebbero avere fiducia nel San Carlo?
Devono avere fiducia perché il San Carlo alla fin fine è fatto di uomini che sono competenti, sono validi, e che magari non hanno potuto in questi mesi dare il massimo, per una serie di motivi che è inutile adesso riprendere, ma non perché sono inadeguati. Quello che è successo in questi mesi non è certo attribuibile alla professionalità dei medici, degli infermieri, dei tecnici che lavorano in quest’azienda. Tutto quanto ha esposto a critiche l’azienda possiamo considerarla una parantesi.
A proposito di persone, intende proseguire con i concorsi e lo scorrimento delle graduatorie attive, o con le agenzie interinali? I sindacati sono, giustamente, sul piede di guerra
Penso che la sanità non possa basarsi sul lavoro precario, assolutamente no. Bisogna fare i concorsi anche perché le persone debbono lavorare sapendo di investire in un’azienda a lungo termine. Se hai davanti pochi mesi, non investi e lavori male. C’è comunque un problema molto serio che è quello delle sostituzioni per brevi periodi, sostituzioni che spesso non vengono garantite: penso all’infermiere, al tecnico, all’Oss. Solo in questi casi, emergenza e brevi sostituzioni, l’interinale può essere utile.
Le auguro buon lavoro. Con il nostro giornale staremo sempre attenti ad osservare e verificare la sua attività e quella dell’Azienda in generale. Sa bene che non le risparmieremo critiche quando sarà necessario. Siamo giornalisti. Di nuovo buon lavoro.
Un momento dell’intervista