Adolescenti destinati a vestire la salma dei valori della vita e a seppellire il cadavere della Storia?
La foto dei bambini nel campo di concentramento di Terezin, diventa un meme con la scritta “gioventù bruciata”; la foto dell’ingresso del campo di Auschwitz, diventa un meme con la scritta “ristorante forno a legna”; la foto di Anna Frank diventa la base di un posacenere con una sigaretta accesa…
“Mi piace mangiare i bambini ebrei”. Nel web esiste un mondo dell’orrore in cui gli adolescenti si allenano al peggiore nullismo valoriale. È una realtà che chi non la conosce non può neanche immaginare. Attraverso applicazioni apparentemente innocue, goliardiche, divertenti, ospitate su siti anch’essi a prima vista inoffensivi, si realizza un vero e proprio disastro educativo. Meme, frasi e immagini che infilano nelle teste dei ragazzi una cultura della morte che non considera in alcun modo il rispetto per la vita. Tutto diventa risata, gioco: le immagini dell’olocausto ridicolizzate con una crudeltà disumana. La ludicizzazione dei valori diventa motivo di gratificazione personale e di gruppo. Il “branco” dei ragazzini comunica virtualmente attraverso queste applicazioni scambiandosi messaggi orribili che assumono la funzione di un giocattolo.
I messaggi recapitati dai compagni di scuola a Gabin, il ragazzo che mi ha fornito gli spunti per questa riflessione, al primo anno del liceo, sono inequivocabili di una condizione di sfruttamento della psiche di questi adolescenti. Meme e adesivi circolano nel gruppo WhatsApp di classe. E questo non è solo l’indizio del male che circonda e colpisce gli adolescenti, è la prova di ciò che accade, ovunque, da anni ormai, da mesi, da giorni, oggi. In questo momento decine forse centinaia di migliaia di adolescenti stanno comunicando tra loro con un linguaggio terrificante.
La foto dei bambini nel campo di concentramento di Terezin, diventa un meme con la scritta “gioventù bruciata”; la foto dell’ingresso del campo di Auschwitz, diventa un meme con la scritta “ristorante forno a legna”; la foto di Anna Frank diventa la base di un posacenere con una sigaretta accesa. La stessa Anna in un altro meme, è destinata a una trasformazione che la porterà a diventare cenere: 10 years challenge. Hitler ride mentre dice: “mi piaci, farai la doccia per primo”. (Vedi foto in fondo all’articolo) E che dire di immagini e video che trattano la violenza sulle ragazze come naturali comportamenti di affermazione del potere maschile? Si ride e si scherza sul sesso violento, su scene di calci e pugni, su porcherie di ogni genere.
Chi spiega a questi ragazzi come stanno le cose? Chi si preoccupa seriamente della loro educazione e dei loro percorsi culturali? Chi li protegge da quell’aria tossica che respirano ogni giorno attraverso gli smartphone? I genitori? La scuola? Il quartiere?
Nel carcere digitale non è la sorveglianza a determinare la limitazione del pensiero ma un uso smodato della libertà. Questi ragazzi sono finiti in una prigione seducente, accomodante, benevola, fatta di risate, gioco, banalità, vacuità che, come un’esca, li porta nelle braccia del male. È così che si sviluppano alcune forme di analfabetismo emotivo. Anzi, le fragili emozioni dei ragazzi vengono usate come materia prima per ottimizzare la comunicazione violenta, ma apparentemente innocua, della rete, laddove le parole muoiono in una terribile mescolanza con le immagini.
Troppo facile scandalizzarsi e indignarsi per le tragedie che coinvolgono giovani, adolescenti: uno stupro, un omicidio, un suicidio. Più difficile capire, o forse è più faticoso, che i veleni iniettati nella rete raggiungono il cervello di bambini senza difese. Tuttavia, non c’è altra strada che fermare questi circuiti di tossine. E per farlo occorre dotare i nostri ragazzi di tutti gli strumenti culturali, valoriali, educativi che abbiano una funzione non solo di difesa, ma anche di attacco critico contro ogni tentativo di ingabbiarli nei recinti della falsa libertà. E siamo tutti responsabili, perché i bambini appartengono al mondo, sono figli anche nostri a prescindere da chi li ha generati. Puntiamo pure il dito contro certi genitori e taluni insegnanti, ma la faccenda è complessa e non basta accusare qualcuno.
Su questi temi il dibattito è scarso, marginale, eppure riguarda la sopravvivenza della civiltà. Vogliamo che i nostri ragazzi siano in futuro involontari protagonisti della vestizione del cadavere dei valori della vita? Fate voi.
Ecco alcuni meme e adesivi