Basilicata, eolico selvaggio: la storia vera di un fatto incredibile
Prima lasciano che il massacro si compia e poi, a distanza di due anni, avviano il “procedimento di dichiarazione di interesse archeologico” sui terreni dove le pale sono già funzionanti
Prima lasciano che il massacro si compia e poi, a distanza di due anni, avviano il “procedimento di dichiarazione di interesse archeologico” sui terreni dove le pale sono già funzionanti”
Accade in Basilicata, a San Chirico Nuovo, in provincia di Potenza, dove la costruzione di un parco eolico ha praticamente sconvolto un’intera area archeologica nel silenzio assoluto delle istituzioni che avrebbero dovuto controllare e intervenire.
La Sovrintendenza archeologica della Basilicata con lettera del 7 agosto 2020 inviata ai proprietari, possessori o detentori dei terreni (Foglio 2, particelle, 316,454,542/p e 89) comunica di aver “avviato il procedimento per sottoporre a tutela diretta il medesimo immobile”…Si rammenta che, nelle more dell’emanazione del provvedimento ministeriale,…non possono essere apportate modifiche, ampliamenti, manomissioni, distacchi di ornamenti, demolizioni, né avviati, o proseguiti, lavori non autorizzati…”
La lettera della Sovrintendenza
Peccato che sulla particella 454 insiste una pala eolica a ridosso della millenaria Fontana del Barone e che la particella 89 è immediatamente adiacente a quella pala.
La foto è stata scattata prima della conclusione dei lavori e quando continuavamo a lanciare l’allarme
Mappa esplicativa dei luoghi
Non si capisce se la Sovrintendenza voglia tutelare la pala, o un’area archeologica gravemente compromessa dall’inerzia delle istituzioni che hanno consentito un disastro da noi documentato per mesi con articoli, foto e video.
La ricostruzione dettagliata dei fatti sarebbe troppo lunga, perciò proviamo a sintetizzare la vicenda non prima di aver consigliato ai lettori più interessati, per una completa informazione, di rileggersi gli articoli linkati e tutti i correlati.
L’allarme inascoltato
È il 3 aprile 2018 quando lanciamo l’allarme: che ci fa quel cantiere in un’area di interesse archeologico?Andiamo sul posto a San Chirico Nuovo, nei pressi di Serra Fontana Barone e assistiamo allo scempio. Stanno lavorando a un impianto eolico tra San Chirico e Tolve, parco autorizzato dalla Regione Basilicata alla Serra Energie S.r.l., esecutore la Plc S.r.l. di Acerra, direttore dei lavori Nicola Morrone.
L’impianto è per complessivi 10,5 MW ed è parte di un parco autorizzato con delibera n. 558 del 24 marzo 2013 per una potenza complessiva pari a 19,80 MW.
Un paio di settimane prima eravamo andati a Tolve, nel cantiere “fantasma” dove si lavorava all’installazione delle altre torri. È il 15 marzo e subiamo un’aggressione da parte di alcuni titolari della ditta che probabilmente in subappalto stanno realizzando le piattaforme. Con noi gli accompagnatori Mimmo Becce, e Giuseppe Fidanza che ha la peggio. (Gli aggressori sono sotto processo)
Tutto sapevano dell’interesse archeologico di quell’area e delle sorgenti millenarie
C’erano già dei ritrovamenti rinvenuti dalla Sovrintendenza Archeologica di Potenza nel 1858 e nel 1986 e da altre campagne di scavi effettuate anche recentemente.
Il sito è a ridosso di un’antica millenaria sorgente di acqua. Antica Fonte poi denominata nel X secolo d.C. Fontana del Barone. La posizione strategica dominante di quel luogo favorì l’insediamento umano sin dai secoli XII e X a. C. Una zona protostorica che adesso è devastata da ferraglia e cemento armato. Per alcuni quest’area archeologica è un intralcio al progresso.
Gli scavi hanno riportato alla luce vasi di terracotta, un’armatura tipica dei soldati lucani, alcune monete romane e greche, ed alcune pietre con iscrizioni sepolcrali. Gli ultimi ritrovamenti emersi sono stati la scoperta di due templi (sacelli) dedicati alla Dea Artimis (dea della caccia), a Demetra (dea della natura) e ad Afrodite (dea dell’amore). Da questi ultimi ritrovamenti si è appurato che nel VI sec. a.C. il sito in località Serra è stato abitato da genti di cultura Daunia nord-lucana (forse i Peukentiantes di cui parla Ecateo geografo greco del VI a.C.), genti affini a quelle appule del Daunia (Capitanata di Bari).
Per mesi e mesi abbiamo documentato con foto e video il corso dei lavori, denunciando ogni volta le anomalie, gli abusi, le violazioni normative. Laddove insisteva un tempietto del VI secolo ora sorge una pala. Il tempietto è stato smontato e spostato in altro luogo.
Le domande a cui nessuno ha risposto per due anni
Perché esiste un cantiere per la costruzione di un impianto di pale eoliche all’interno di un’area inequivocabilmente di interesse archeologico?
La Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata ha per caso autorizzato i lavori? Se sì, con quale motivazione?
La sorveglianza archeologica nel cantiere di San Chirico è affidata a una professionista nominata dalla ditta che esegue i lavori. Questa sorveglianza in che cosa consiste?
Quando erano scaduti i termini di valenza dell’Autorizzazione senza che i lavori fossero iniziati, perché il Comuni di Tolve e Oppido Lucano (a Oppido ricadono alcune opere connesse) non hanno fermato i lavori seppure allertati?
Pur essendoci due anemometri sul posto, non risulterebbe alcun riferimento allo studio anemologico, dov’è la relazione?
Come è stato possibile sul lato di Tolve sbancare un’intera collina alberata senza che nessuno abbia battuto ciglio?
Qualcuno, per sua competenza, risponde, ma…
Per la verità, dopo circa una settimana dall’uscita del nostro articolo del 3 aprile, la Sovrintendenza, a firma di Francesco Canestrini, ci scrive:
“(…) ai fini della salvaguardia del territorio si invita a prestare particolare attenzione, riguardo alla pericolosità insita nel divulgare sul web la presenza di contesti e materiali di interesse archeologico in un cantiere in corso di scavo”. (Sorprendente!) Qui la lettera completa
Ma l’addetta alla sorveglianza archeologica del cantiere dichiarava già il 3 aprile: “…le aree interessate dalle lavorazioni sono oggetto di sorveglianza archeologica continuativa tutt’ora in corso…I Carabinieri della stazione di San Chirico Nuovo sono stati debitamente informati dell’importante valenza archeologica del sito ed è stata chiesta una particolare attenzione all’area”
Ammesso che si sia trattato di una “sorpresa archeologica”, la legge avrebbe imposto il fermo dei lavori. Fermo che non c’è stato. La tattica mediatica utilizzata nelle settimane successive, per confutare i nostri articoli, con la compiacenza della solita stampa al servizio di certi poteri è stata patetica. Una versione dei fatti per rovesciare la verità: “grazie ai lavori per la costruzione dell’impianto eolico, abbiamo scoperto importanti reperti archeologici”. Applausi
La realtà oggi è inequivocabile
La sorveglianza continuativa ha prodotto un solo esito: l’impianto eolico si è realizzato, l’area ha subito un radicale e brutale stravolgimento, il tempietto, la capannuccia e le tombe sono stati sfrattati e condotti altrove. Insomma, a due anni di distanza la Sovrintendenza, nuovamente a firma di Canestrini, comunica che quelle stesse aree che gridavano aiuto e che hanno subito un’irreversibile violenta trasformazione, sono ora sottoposte al procedimento di dichiarazione di interesse archeologico. Addirittura anche la particella 454 del foglio 2 dove adesso primeggia una bella installazione in ferraglia e cemento che chiamano torre eolica.
I cittadini interessati dalla comunicazione della Sovrintendenza, forse ridono o piangono, questo non lo sappiamo.
Molti i lati oscuri da chiarire
Intorno a quel Parco eolico ci sono vicende ancora tutte da chiarire. Un architetto del Comune di San Chirico licenziatoper aver svelato abusi e inesattezze nelle relazioni di progetto. Un medico del posto denuncia per mesi lo scempio in atto nell’area della sorgente millenaria e nella zona archeologica e una notte la sua auto esplode per causa di un ordigno. Due giornalisti e due loro accompagnatori subiscono un’aggressione.
Intanto, qualcuno ha concluso affari, scambiato favori, incassato denaro, a discapito di un bene comune di grande valore. La magistratura faccia sul serio.
Alcune foto di Reperti sfrattati
Finalmente in seguito a questa ennesima inchiesta, la magistratura si è mossa: perquisizioni e sequestro di documentinella sede della Sovrintendenza Archeologica