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Eolico selvaggio in Basilicata: associazioni, comitati ed enti scrivono alla presidente della Corte Costituzionale

8 luglio 2020 | 11:05
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Eolico selvaggio in Basilicata: associazioni, comitati ed enti scrivono alla presidente della Corte Costituzionale

Venga a visitare questa terra dove sono stati commessi un affronto al territorio e una lacerazione al tessuto sociale che meritano una seria riflessione

Le scriventi formazioni sociali (Associazioni, Comitati ed Enti della Basilicata): EHPA Basilicata, Osservatorio Popolare Val d’Agri, Paesaggi Meridiani, Lipu Basilicata, Amministrazione comunale di Ruoti, WWF Potenza e Aree Interne, Amici di Monte Li Foj Picerno, Mediterraneo No Triv, Italia Nostra Senise, Comitato Ruoti Terra Nostra, Italia Nostra Vulture Alto Bradano, Comitato per la tutela e lo sviluppo delle Contrade Botte-Torretta di Potenza, Basilicata Sport & Adventure, Comitato Poggio d’Oro Potenza, Comitato Piani del Mattino Potenza, Italia Nostra Rabatana di Tursi, Civico 28 di Bella, Minoranza in Consiglio comunale di Bella, Ci Provo- Bella,  CIF Muro Lucano, A. Ge.Pi. di Picerno, Un Muro d’Amare di Muro Lucano, Balvano Libera, Montocchio e Montocchino Potenza, Antigone 2 Oppido Lucano;

in virtù  della delibera della Consulta, dell’8 gennaio 2020, che ha dato la possibilità ai portatori di interessi collettivi e diffusi di esprimere opinioni su questioni sociali, particolarmente sensibili, e di cui la Corte si occupa,  inviano l’invito a venire in Basilicata a Sua Eccellenza la  Presidente e ai Componenti la Consulta. L’invito reca le motivazioni socio-ambientali alla base dell’iniziativa e rappresenta una speranza per tornare a credere nelle Istituzioni. Certi di un riscontro positivo, porgiamo Distinti saluti.

Di seguito il testo della lettera

Egregio Presidente della Corte costituzionale,

nella Sua relazione del 28 aprile 2020, ha affermato che il 2019 “E’ stato l’anno della grande apertura della Corte alla società civile”, ha ribadito che “La Corte è uscita per farsi conoscere da tutti e per portare ovunque i valori della Costituzione”. L’apprezzamento di tali dichiarazioni, induce noi della Basilicata a rivolgerci a Lei e ai membri della Consulta per quanto sta accadendo nella nostra Regione. Revisioni costituzionali incerte e una legislazione farraginosa hanno generato, negli ultimi anni, conflitti di competenza tra il Governo centrale e le Regioni su molte tematiche, tra cui la materia energetica e ambientale. Ebbene, in questo contesto, si inserisce l’oggetto del nostro appello.

La necessità di una transizione energetica che contribuisca ad arrestare i cambiamenti climatici in atto fa parte, ormai, della consapevolezza di tutti, ma quanto sta accadendo in Basilicata sembra portarci verso problematiche peggiori. Qui il compulsivo sviluppo dell’eolico, favorito dalla mancanza di un Piano Paesaggistico regionale, (Secondo il rapporto statistico 2018 del GSE, la Basilicata ha il numero più elevato di aereogeneratori, in Italia, ben 1412) è stato concepito non come alternativa al fossile, bensì come complementare ad esso, visto che è stato impiantato nelle aree ove insistono siti petroliferi o dove si prevedono nuove prospezioni. L’eolico in aree antropizzate e meglio conservate sta compromettendo settori altrettanto strategici come la salute, l’acqua, la biodiversità e l’agricoltura. Multinazionali europee e capitali ingenti si sono catapultati per assediare il territorio senza alcun piano di sviluppo e programmazione razionale, il più delle volte, animati esclusivamente dall’accaparramento degli incentivi statali del GSE, prelevati dalle bollette degli utenti.

Le leggi regionali n.38/2018 e 4/2019, impugnate dal Governo centrale, hanno prodotto sentenze della Consulta 286/2019 e 106/2020 da cui si evince costantemente la violazione: 1. dell’art. 41 “sulla libertà di iniziativa economica privata”, 2. dell’art. 117 Cost., 3. delle direttive UE che impongono la transizione energetica. E’ imprescindibile il principio che le sentenze vadano rispettate, ma è altrettanto ragionevole riflettere sulle conseguenze applicative di esse che ne fanno alcuni enti e aziende installatrici. Infatti, grazie all’indifferibilità e urgenza e alla pubblica utilità di tali opere, vengono quotidianamente violati altri principi di direttive Ue, recepite dall’Italia. Al riguardo, si ricordino il principio di Precauzione (Dir. UE 2001/42), il principio dell’obbligo della valutazione dell’effetto cumulo (Dir. UE 2014/52) che impone, l’analisi delle esternalità delle opere sulla salute e sull’ambiente e che grazie allo spacchettamento dei progetti è sempre eluso, la Convenzione Europea del Paesaggio, ratificata a Firenze nel 2000, tradita nella sua essenza, poiché l’assedio è tale da disorientare la nostra percezione territoriale identitaria, la Dir. UE 2009/147 concernente la conservazione degli uccelli selvatici, la Dir.92/43 a favore del mantenimento della biodiversità, nonché la stessa Costituzione (artt.9, 32 e 41) e il codice dell’Ambiente D.l.gs 152/2006. Quest’ultimo, infatti, prevede la concertazione delle opere con le Comunità territoriali, così come avviene in Germania, Francia e Danimarca, ove si procede con Assemblee pubbliche e ripartizione di costi e benefici, invece, qui i danneggiati non vengono addirittura interpellati e questo è un motivo per cui l’Italia, il 12 febbraio scorso, ha ricevuto dalla Commissione UE un avvertimento per un procedimento di infrazione.

Le proprietà private vengono quotidianamente violate dalla prepotenza delle aziende installatrici e nei contenziosi amministrativi finisce sempre per prevalere il richiamo alle sentenze della Consulta, senza considerare che lo stesso articolo 41 impone di “non recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” e prevede controlli opportuni che non vengono mai fatti.

Noi riconosciamo che la Corte, ha rappresentato sempre un faro, garantendo rispetto per gli archetipi valoriali e nello stesso tempo modernità e progresso, non siamo contro le energie alternative, ma, in Basilicata, sono stati commessi un affronto al territorio e una lacerazione al tessuto sociale che meritano una seria riflessione. L’eolico selvaggio incute paura, quella paura che è sana, come sostiene il filosofo Hans Jonas, che non è volta a paralizzare l’agire umano, ma a cercare di prevedere, di capire, di scoprire gli effetti che il presente potrà avere sul futuro. Nell’era dell’Antropocene non è più sufficiente accontentarsi del rispetto di regole formali, o di imposizioni dall’alto, occorre, come sostiene il Grande Pensatore, una nuova Etica della responsabilità. L’ascesa della tecnica, a servizio di un progresso immediato del “qui e ora”, senza un’analisi del dopo, ha generato un “Prometeo scatenato” pericoloso, al punto che in Basilicata e nel Sud, stiamo perdendo il presente e compromettendo il futuro delle prossime generazioni a cui lasceremo solo croci.

L’eolico impiantato vicino le case, produce un inquinamento acustico che costituisce una vera tortura, i migliori suoli agricoli sono oltraggiati da opere infrastrutturali invasive che comportano una frammentazione penalizzante, la biodiversità è seriamente compromessa, così come lo sviluppo di un turismo rurale sempre più richiesto dal mercato. Alla luce di questi rilievi, poiché nella relazione di aprile, è precisato che il “Il 2019 è stato un anno di grande dinamismo tanto negli orientamenti della giurisprudenza, quanto nelle sue attività non giurisdizionali”, noi invitiamo la Consulta a venire in Basilicata per constatare il disastro che è stato perpetuato e se ciò non fosse possibile, almeno, a mediare tra i vari interessi, molti dei quali sono stati sacrificati.

In attesa di un riscontro positivo all’invito, ci rendiamo disponibili ad organizzare dettagliatamente la visita e porgiamo i nostri cordiali saluti.