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Basilicata, sanità: non siamo morti di coronavirus, moriremo per un esame diagnostico negato

30 luglio 2020 | 12:54
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Basilicata, sanità: non siamo morti di coronavirus, moriremo per un esame diagnostico negato

L’ennesimo grido di dolore di chi non riesce a prenotare una visita specialistica. Marianna ‘urla’ al telefono della nostra redazione

“Ma perché dobbiamo morire così se ci siamo salvati dal coronavirus? Noi non abbiamo lavorato e non abbiamo preso lo stipendio, loro invece non hanno lavorato ma lo stipendio lo hanno preso. Speranza non sta facendo niente, alla Regione non fanno niente.”

Vi risparmiamo le parole ancor più dure che a buona ragione una donna di Potenza, Marianna, ha quasi urlato al telefono, dopo averci contattato per chiederci di dar voce ai tanti, troppi, lucani che in queste settimane si sentono rifiutare la richiesta di prestazioni sanitarie.

“Vanno tutti rimossi: dal primo all’ultimo- dice la signora. Questa è omissione di soccorso, interruzione di pubblico servizio. Vi chiedo, a nome di molti nella mia stessa situazione, di darci voce, attraverso il vostro giornale, magari facendo un appello che chi vorrà potrà firmare.”

Ormai scriviamo quasi ogni giorno sui disagi che subiscono i cittadini che non possono accedere alle prestazioni delle strutture sanitarie pubbliche regionali. E non possiamo non nascondere la frustrazione nel constatare che nulla si muove.

Noi scriviamo per denunciare l’immobilismo che si è venuto a creare dopo l’emergenza coronavirus, e lo facciamo raccogliendo le centinaia di segnalazioni che riceviamo dai cittadini indignati e preoccupati. Loro, i signori responsabili di quello che ormai,  si può definire un attentato ai diritti, non rispondono. Non spiegano ai lucani perché non possono curarsi, perché devono aspettare mesi per una prestazione anche urgente.

Le uniche risposte arrivano dal Cup (Centro Unico di Prenotazioni): “l’ambulatorio X è ancora chiuso, le visite Y sono ancora bloccate. Non ci sono date, al momento.”

Ovviamente l’alternativa è rivolgersi ai privati, quando è possibile si può fare l’esame in convenzione, ma alcuni esami non sono convenzionati e allora bisogna pagare, altrimenti, se non hai denaro, ti aggrappi alla speranza.

E sempre loro, quelli che dovrebbero rispondere, responsabili di questo disastro, come nella peggiore tradizione politica, giubilano sulla futura Facoltà di Medicina che sarà avviata nell’anno accademico 2021-2022, ignorando il presente di una regione che non riesce a garantire il bisogno di salute dei suoi cittadini.

Chiediamo conto. Facciamo nostro l’appello della signora Marianna e di tantissimi altri lucani.