Basilicata. Eni, Total e i muscoli di cartone dell’assessore all’Ambiente
Quando si verificano gravi episodi come quelli di ieri a Tempa Rossa e a Viggiano, Gianni Rosa dovrebbe alzare all’istante il sedere dalla poltrona e recarsi sul posto
Ieri, 10 luglio, si sono verificati due episodi sconcertanti. Al Cova di Viggiano una fiammata anomala della torcia di sicurezza ha fatto scattare il piano di emergenza: operai evacuati dall’impianto. Al Centro olio della Total a Tempa Rossa, accadeva qualcosa di simile nelle stesse ore. Una perdita di gas dalla piattaforma 2 ha costretto gli operai a sostare nell’area di sicurezza per circa 90 minuti: “deterioramento di una guarnizione”, pare sia stata la causa. Due episodi simbolici nella loro contemporaneità, ennesimo fotogramma di un film che dura da troppo tempo e che nelle ultime settimane, specie a Tempa Rossa, sta assumendo trame di angoscia.
A tarda sera l’assessore all’Ambiente della Regione Basilicata, convoca per mercoledì 15 luglio i responsabili delle due multinazionali “per un esame dettagliato degli accadimenti e per adottare le relative consequenziali risoluzioni”.
Gianni Rosa, mostra i soliti muscoli di palloncino da clown circense e abbaia: “pretendo risposte chiare e trasparenti e non giustificazioni tecniche fini a se stesse”. Al tavolo dell’incontro parteciperà lo “stato maggiore dei controllori”: Ispra, Unmig, Arpab e Ufficio Compatibilità ambientale della Regione.
Dunque l’assessore, anziché alzare il sedere, svegliare qualche tecnico della Regione e precipitarsi immediatamente sul luogo degli “accadimenti”, convoca una riunione a distanza di 5 giorni dai fatti. Sarebbe servita a nulla una sua visita all’istante a Tempa Rossa e a Viggiano, anche fuori dai cancelli? Probabilmente sì, sarebbe stata inutile, ma non completamente vana sul piano simbolico. Il “forzuto ambientalista circense” ha preferito ancora una volta le parole ai fatti.
Convocare una riunione “urgentemente” a 5 giorni di distanza dagli episodi è spiegabile sul piano tecnico, ma è ingiustificabile sul piano del valore e della gravità che si attribuiscono politicamente ai fatti accaduti.
Questa volta, almeno questa volta, l’assessore Rosa avrebbe dovuto mostrare una vicinanza fisica alle popolazioni locali e ai lavoratori degli impianti. Avrebbe dovuto adottare un’iniziativa simbolica di impatto, anziché la solita formale richiesta di chiarimenti nelle sedi istituzionali. Eni e Total hanno 5 giorni a disposizione per preparare la risposta chiara e trasparente richiesta, a mezzo stampa, dall’assessore.
Sappiamo già come andrà a finire, solite spiegazioni e soliti impegni a garantire sicurezza e ambiente: un disco che non si rompe mai. Non sappiamo, invece, che cosa succede all’interno di quegli impianti diventati zona franca invalicabile per qualsiasi forma di trasparenza. Quella trasparenza che, oltre le chiacchiere, fa fatica ad entrare nella cultura e nella prassi delle istituzioni. L’assessore Rosa ha perso un’altra occasione. Sono mesi che reagisce, con disarmante formalismo, a episodi come quelli di ieri: convocazione di incontri e richieste di chiarimenti. I risultati sono evidenti. Eppure, qualche mese fa l’assessore ci rassicurava per l’ennesima volta: “con l’Eni siamo stati chiari, non tollereremo il costante ripetersi delle fiammate e sono lieto che anche la Società lo abbia riconosciuto”. Come no.
Nella foto, Gianni Rosa