Aggressioni al territorio |
Basilicata
/
Cronaca
/

Basilicata. Dall’eolico selvaggio al fotovoltaico senza scrupoli

24 luglio 2020 | 14:43
Share0
Basilicata. Dall’eolico selvaggio al fotovoltaico senza scrupoli

A Tolve un impianto di circa 20 MW che toglie valore al territorio e aggiunge profitti ai privati. È speculazione

Parliamo della costruzione ed esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica e relative opere connesse della potenza nominale di 19,976 MW della società T2 Energy s.r.l.s. da ubicare nel Comune di Tolve (Potenza), Località “Piani La Colonna”. È in corso la procedura di fase di verifica di assoggettabilità alla V.I.A.

L’ennesimo esempio di distruzione del territorio e dell’economia locale, l’ennesimo progetto pieno di contraddizioni nel quadro di una programmazione pubblica che fa acqua da tutte le parti.

Solitamente nelle Relazioni Tecniche di progetto emerge il solito malcostume del copia e incolla che porta alla confusione dei luoghi e al mancato rispetto della Terra di Basilicata, confidando nel fatto che i danneggiati e i cittadini non sappiano leggere. Chi può mai fidarsi dell’analisi presentata da tali proponenti che scambiano i Comuni come fossero pedine di un gioco perverso? Chi abita in Contrada Piani La Colonna conosce bene la situazione ambientale caratterizzata dalla presenza di parchi eolici e soprattutto dalla diffusione attigua e concentrica di parchi fotovoltaici, ben quattro, impiantati a partire dai primi anni 2000 che hanno saturato il carico ambientale e sostenibile di questa tipologia di impianti di generazione elettrica nel contesto territoriale.

L’impianto circonda un’azienda agricola di pregio e impatta con un’agricoltura di qualità

L’impianto riguarda un’area attigua a un’azienda agricola, potenzialmente interessata da progetti di valorizzazione territoriale di irrigazione (Distretto G), già, invasa impropriamente di parchi eolici e satura di infrastrutture energetiche, i quattro parchi fotovoltaici più l’impianto eolico di Forleto e Serra Acquafredda dei quali non si fa alcuna menzione nel progetto per ovvi motivi. Peggiorano ulteriormente la situazione le opere connesse di utenza e di rete, vale a dire: elettrodotti MT e AT, cavidotti, stazione Terna, sottostazione collocata nel borgo rurale di San Francesco, in agro di Oppido Lucano.

Tutta l’area dei suddetti progetti rientra nei Distretti irrigui G e A-T per favorire un’agricoltura intensiva e di pregio. A che pro realizzare impianti di irrigazione se i migliori terreni vengono utilizzati da pale eoliche e pannelli fotovoltaici? Il PIEAR Basilicata, richiamato solo a convenienza, dispone chiaramente che tali aree non sono compatibili con queste opere.

Agricoltura non di pregio?

Di solito quando vengono fatte queste proposte progettuali viene scritto “i pannelli fotovoltaici che compongono l’impianto verranno localizzati in un’area pianeggiante adibita ad agricoltura estensiva non di pregio”, allo scopo di sminuire la valenza produttiva dei territori interessati. Da secoli a Piani La Colonna, si produce grano duro di ottima qualità, come nella fattispecie anche a indirizzo biologico. Quale sostegno trovano tali affermazioni anche alla luce dei progetti di irrigazione che deve realizzare il consorzio di bonifica in queste stesse aree, nel quadro della Legge Obiettivo, che riveste prevalenza sulle fonti di energia rinnovabili.

Si evince, inoltre, la tutela esclusiva dell’interesse privato e degli investitori/speculatori che scelgono non aree marginali, bensì le aree agricole più produttive e già servite da strade di facile accesso che vengono distrutte e mai ripristinate. L’accesso all’area dell’impianto in oggetto è assicurato da una strada interpoderale e dalla ex SS96 che versa in pessime condizioni, nessun impegno alla manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità è prevista nei documenti. Tutte le aree rurali migliori vengono trasformate in aree industriali.

L’area interessata dalle opere in progetto non ricade in zone vincolate dal punto di vista ambientale e paesaggistico?

Non proprio. Nel progetto sono citate tutte le normative, tranne la L.R. 54/2015, per cui il territorio di Tolve è indicato come “Area non idonea all’installazione di impianti da fonti rinnovabili. Il territorio costituisce, già, nella percezione della storiografia antica un comparto uniforme”. Tolve è a tutti gli effetti Paesaggio storico agrario da preservare, eppure, lo si sta distruggendo come altre aree simili. Il cono visivo del parco fotovoltaico in questione, inoltre, si riflette in maniera inconfutabile sull’abitato di San Chirico Nuovo, che costituisce di fatto un balcone panoramico sull’intera vallata dell’Alto Bradano e considerata l’altura è tutelato ope legis dall’art. n. 136 del D. Lgs. 42/2004.

Appoggio su opere abusive

La stazione di utenza verrà realizzata in prossimità della esistente stazione di trasformazione Oppido di Terna in prossimità del borgo rurale di San Francesco. La stazione Terna fa parte dell’opera complessiva della Trasversale Lucana, il cui completamento è stato bloccato con ordinanze sospensive dei lavori da parte dei Comuni di Tolve e a seguire di Oppido, per illeciti in corso d’opera, inoltre un documento ufficiale della Regione Basilicata relativo al parco eolico Serra Martino evidenzia che le suddette stazioni elettriche non rispettano la L.R. n. 54/2015 e il RD n. 1775/1933, Legge Nazionale sulle acque ed impianti elettrici: un macroscopico caso di acclarato abusivismo edilizio? Come si può ancora progettare contando su opere sospese e dichiaratamente abusive?

Si aggiunge inquinamento

Condizioni ambientali di riferimento: in prossimità delle stazioni elettriche “Oppido” viene dichiarato un Grado di inquinamento III, ciò significa “presenza di inquinamento conduttivo o di inquinamento secco non conduttivo che diviene conduttivo a causa della condensazione che può verificarsi”. La letteratura scientifica, nella scala di valori che arriva fino a 4, ci dice che il “grado di inquinamento 3 è proprio di un ambiente industriale o similare. Tanto è vero che una denuncia firmata da circa 180 cittadini di Oppido e presentata alla Procura di Potenza evidenziava, già in un recente passato, la non idoneità della Stazione elettrica di Terna in quell’allocazione, figuriamoci cosa succederebbe con ulteriori opere di ampliamento. Si consideri inoltre che il borgo rurale di San Francesco – Oppido è già attualmente attraversato da 21 cavidotti a 30.000Volts, con questo progetto si aggiungerebbero altri 3 cavidotti, generando un inequivocabile effetto cumulo ambientale, correlato ad effetti nocivi sulla salute dei cittadini residenti.

Staremo a vedere. Da parte nostra non molleremo il fiato sul collo delle istituzioni e dei privati per impedire ogni abuso e violenza ai danni del territorio.