Interventi e commenti |
Interventi e commenti
/

Regione Basilicata, dirigenti chiedono incontro a Bardi

8 giugno 2020 | 18:14
Share0
Regione Basilicata, dirigenti chiedono incontro a Bardi

“Le recenti dimissioni di direttori generali, la richiesta di messa in quiescenza di altri dirigenti e posizioni organizzative, certificano lo stato di tensione permanente tra organi politici e strutture amministrative”

Egregio Sig. Presidente,

è trascorso circa un anno dal Suo insediamento, la Fedirets (Federazione Dirigenti e Direttivi Enti Territoriali e Sanità), Area Direr di Basilicata, ha chiesto – senza esito alcuno – unitamente ai Sindacati Cisl e Csa dell’Area della dirigenza un incontro, allo scopo di offrire un contributo per la realizzazione del dichiarato rinnovamento della macchina amministrativa regionale.

Abbiamo osservato “silenti” – nonostante siamo stati da più parti tirati in ballo anche sui media locali – provvedimenti e contegni concretamente tenuti e valutato i consequenziali effetti sortiti, in special modo nei confronti della Dirigenza, di cui siamo ampiamente il primo sindacato rappresentativo, non solamente a livello locale, ma anche a livello nazionale nell’Area di riferimento.

Avvertiamo, pertanto, la esigenza e la necessità di intervenire, stante il perdurare di situazioni critiche in ambito organizzativo, poiché la macchina amministrativa regionale vive da anni un diffuso senso di disagio, sia per carenze di organico sia per il mancato adeguamento delle strutture e della legislazione regionale al nuovo modello di governance territoriale (peraltro in fieri), alle riforme del titolo V, ivi compresa quella della elezione diretta del Presidente della Giunta Regionale.

Risulta pertanto indispensabile ed urgente mettere mano ad una riforma organica con il superamento della l.r. 12/96, che tenga presente anche nuovi istituti contrattuali previsti nel CCNL del maggio 2018 e che soprattutto non può essere né quella – di fatto – operata con i provvedimenti monocratici adottati ad inizio legislatura, né quella di cui alla l.r. 29 approvata nell’ultima seduta del consiglio del 2019. Quest’ultima infatti, rispondendo ancora una volta ad esigenze contingenti, allontana scelte strategiche di organizzazione non più procrastinabili, lasciando invece irrisolti i nodi di una disposizione normativa, quale la l.r. 12/96, precedente il D.Lgs.165/01 e le disposizioni contrattuali del 31.3.99, e rinviando per converso ad ulteriori norme di cui si scontano già i primi ritardi (comma 6 art.7 e art. 2 comma 1).

A nostro parere l’organizzazione degli uffici regionali deve essere dettata da una visione strategica che veda il personale tutto, ed in particolare la dirigenza, attori dell’azione messa in campo dagli Organi elettivi, sempre nel rispetto delle leggi, poiché in democrazia neppure il “Princeps” è “legibus solutus”.

Per converso, invece, le recenti dimissioni di direttori generali, la richiesta di messa in quiescenza di altri dirigenti e posizioni organizzative, certificano lo stato di tensione permanente tra organi politici e strutture amministrative costantemente mortificate, che scientificamente subiscono un lento ma costante depotenziamento a fronte di un non ben definito nuovo modello basato sull’accentramento di poteri, senza un logico sistema di contrappesi, come pur era nella ratio del legislatore “costituente”.

In questo primo anno di governo abbiamo assistito ad azioni frammentarie e contraddittorie dettate dall’affanno delle contingenze reiterate (solo per citarne qualcuna): Decreti adottati ad inizio legislatura per la disciplina della progettata struttura del Capo di Gabinetto, che sottrae risorse alle altre strutture dipartimentali e, quindi, a detrimento dell’azione amministrativa a queste ultime demandata, con il consequenziale negativo impatto sui servizi erogati al cittadino. Infatti, il predetto organismo, che accede all’Organo di indirizzo politico, a regime potrebbe essere composto da ben 71 unità di personale. Tra questi già vi sono più dirigenti con retribuzione ragguagliata a quella del dirigente generale, integrata pure da una non meglio quantificata e specificata indennità per la asserita qualificazione professionale, laddove la legge regionale prevedeva, invece, la presenza di un solo dirigente a capo dell’Ufficio di Gabinetto, al quale era riconosciuta la relativa retribuzione indicata dalla contrattazione collettiva, in aderenza con le disposizioni statali e regionali;  Non pone del pari rimedio alla predetta situazione neppure la cit. L.R. 30 dicembre 2019, n. 29, chiamata a riordinare gli uffici della presidenza e della giunta regionale, sulla quale potrebbero emergere, eventualmente, dubbi di costituzionalità, nella parte in cui – tra l’altro – intenderebbe sanare di fatto le azioni di cui si è detto in precedenza e, addirittura, laddove ha stabilito che non vi sarebbero nuovi e maggiori oneri a carico della finanza regionale. A tal riguardo basterebbe richiamare quanto si è detto in precedenza a proposito della retribuzione dei dirigenti del Gabinetto, nonché su come la stessa viene misurata e quanto essa incida sul rapporto tra la dirigenza esterna e quella interna secondo i prestabiliti parametri di legge;  Va riaffermata e realizzata, poi, la separazione tra Organi di indirizzo politico (ivi compresi quegli organismi che ne mutuano la medesima natura giuridica) e la dirigenza amministrativa, alla quale non può e non deve residuare l’unica strada delle dimissioni, laddove si opponga il segnale di STOP alle invasioni di campo.

Come pure non è possibile assistere alla sostituzione a regime – continuando ormai da svariati mesi – del Segretario della Giunta regionale con un Assessore regionale, facendo così venir meno quella figura di filtro e consulenza, tanto più indispensabile con l’abrogazione dell’art. 130 della Costituzione, le cui conseguenze, temiamo, si vedranno nel tempo.

In tale periodo si è assistito all’accantonamento, senza alcuna motivazione, dei progetti di riorganizzazione sui quali pure la stessa Giunta aveva richiesto e fatto consumare il confronto sindacale.

Sono stati ripetutamente prorogati incarichi dirigenziali a personale estraneo all’amministrazione regionale ben oltre i termini di legge e, da ultimo – di fatto – sine die, in barba alle pacifiche disposizioni di legge che pongono un limite invalicabile all’eccezionale istituto della proroga, nonché pure disattendendo le osservazioni svolte in sede di giudizio di parifica del rendiconto dell’anno 2016 dalla locale Sezione della Corte dei Conti, che testualmente ha riferito della «violazione del vincolo di durata degli incarichi fissato sempre ai sensi della legge regionale n. 31/2010».

Ingiustificata esclusione di alcuni uffici dall’interpello rivolto ai dirigenti di ruolo e ripetute rivisitazioni di bandi per immettere nei ruoli regionali personale proveniente dall’esterno.

Non si pone rimedio, invece, alla enorme carenza di dirigenti, destinata ad aggravarsi con gli ulteriori pensionamenti che si avranno ancora nei prossimi mesi, né attraverso un piano di nuove assunzioni, in grado anche di fornire quel sacrosanto sviluppo delle validissime professionalità esistenti tra i tanti funzionari regionali, ai quali è ingiustamente negata la possibilità di salire su quell’«ascensore», di cui la DIRER parlava negli anni passati. E, inoltre – come si è detto in precedenza –, è stato accantonato del pari, senza alcuna motivazione, il progetto di riorganizzazione degli uffici dipartimentali e delle posizioni organizzative agli stessi afferenti.

A tal riguardo è opportuno utilizzare la “crudezza” dei numeri in campo, ritratti (salvo errori e/o omissioni), dalla sezione “Amministrazione trasparente” del sito istituzionale della Regione, dove peraltro non sono presenti le informazioni relative agli Uffici del Gabinetto e Stampa della Presidenza.

Presso la Giunta regionale vi sono 80 uffici coperti dal titolare e/o ad interim (sono sempre quelli ritratti dalla predetta sezione “Amministrazione trasparente” e non è stata considerata la totalità degli uffici, che, pur previsti dalla organizzazione regionale, non risultano attribuiti), a fronte dei quali vi sono 8 dirigenti esterni, 1 dirigente a termine e 20 dirigenti di ruolo a tempo indeterminato. Pertanto – quando si scrive -, vi sono ben 51 uffici coperti ad interim!

Tra qualche mese altri tre dirigenti di ruolo saranno collocati in pensione (54 ad interim?) e, di più, all’interno di un dipartimento, solo tra pochi giorni, vi sarà un solo dirigente a fronte di nove uffici ed oltre 180 tra dipendenti e collaboratori.

Come ognun vede, una organizzazione siffatta non può essere in grado di assicurare il buon andamento e la imparzialità dell’amministrazione, di costituzionale memoria, nonché quella buona amministrazione, di cui all’art. 41 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Anzi, come è stata sommariamente evidenziata dalla superiore esemplificazione, ne risulta all’evidenza contraddetta.

La Direr, pertanto, nel denunciare con forza tutto questo, nello spirito costruttivo di chi in questa nostra Regione ci crede, perché vi ha vissuto e lavorato, ci vive e ci continuerà a vivere, invita l’amministrazione regionale ad un confronto per affrontare, prima che il sistema collassi, i nodi strutturali, dicendosi pronta, sin da subito, a portare al tavolo le proprie proposte di riorganizzazione.

Fedirets Direr Basilicata