In difesa del fiume Noce, un corso d’acqua in grande sofferenza

18 giugno 2020 | 16:47
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In difesa del fiume Noce, un corso d’acqua in grande sofferenza

La lettera di denuncia del Comitato in sua difesa

Chi si recasse a fare una passeggiata lungo le rive del fiume Noce, cuore biologico del territorio a cui dà il nome e su cui insistono i comuni di Lagonegro, Rivello, Trecchina, Nemoli, Lauria, Tortora e Maratea, noterebbe l’evidente sua sofferenza, che si protrae da mesi. Manca l’acqua, al fiume, e questo grave paradosso sta mettendo a repentaglio la tenuta vitale della sua fauna e della sua flora.

La causa? Gli innumerevoli impianti idroelettrici che drenano al corso del fiume più acqua di quanto consentito dalla legge. Ci sarebbe qui da aprire tutta una discussione sull’acqua “bene comune”, così come sancito dal referendum popolare del 12 e 13 giugno del 2011, quando ben 26 milioni di italiani si sono espressi chiaramente su quella che deve essere la gestione di un bene primario come quello idrico; ci limiteremo a riportare i fatti che determinano l’attuale stato di un fiume che appartiene a tutti gli abitanti della valle del Noce, e non solo a chi lo sfrutta per profitto privato, pur all’interno di un quadro normativo che autorizza a farlo, secondo però regole ben precise.

Proprio per portare alla luce una situazione che molti non conoscono, il giorno 16 giugno 2020 attivisti del comitato, insieme a persone aderenti all’Associazione Libera, a persone residenti nei comuni della Valle e al Sindaco del Comune di Trecchina e in presenza del responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale, hanno effettuato un sopralluogo presso il Fiume Noce, in località Camporotondo, laddove è stato realizzato l’Impianto idroelettrico, di proprietà della società C.L. REAL ESTATE S.r.l.

Dal sopralluogo sono emersi una serie di elementi attinenti all’aspetto idraulico e idrologico che compromettono la funzionalità della centralina, in ordine alla conservazione dell’ecosistema del tratto del fiume in oggetto e, in particolare, la sopravvivenza della ittiofauna presente nel medesimo tratto:

L’impianto è regolarmente in funzione nonostante le prescrizioni imposte dalla Regione Basilicata di cui al Decreto Legislativo 152/2006, ovvero della determinazione della portata istantanea in ogni tratto omogeneo del corso d’acqua, che deve garantire la salvaguardia delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, chimico fisiche delle acque, nonché il mantenimento delle biocenosi tipiche delle condizioni naturali locali. Il funzionamento dell’impianto nel periodo giugno/ottobre (periodo estivo, siccitoso) dovrebbe essere sospeso per una riduzione naturale del deflusso della portata del fiume. Difatti il DMV (Deflusso Minimo Vitale), durante il funzionamento della centralina, appare non garantito.

La “scala” (scivolo) di risalita dei pesci è posta in modo da non permettere il passaggio dell’ittiofauna in salita e discesa. Risulta di tutta evidenza come le ipotesi formulate in progetto per la risalita dei pesci siano completamente inattuabili, considerato inoltre, che la suddetta scala di risalita ha l’imbocco centrale dell’acqua ostruito da pietre. Lo scivolo per la risalita dei pesci deve essere posto lungo il deflusso del fiume.

Le griglie di prelevamento dell’acqua non sono protette da alcun filtro, i pesci possono entrare con facilità e portati lungo il deflusso sino alla turbina dove vengono “tritati”. In ossequio al principio di precauzione, di cui all’art. 174 del Trattato CE, non soltanto deve essere valutato l’impatto ecologico ai danni dell’ecosistema, ma anche devono essere previste ed attuate misure di tutela in grado di prevenire il danno all’intero bacino idrografico del Noce.

Dal punto del prelievo delle acque fino al rilascio, per un tratto di circa 500 m., il fiume scompare quasi, in contrasto ancora con il piano regionale della tutela delle acque di cui al Decreto Leg.vo 152/2006 che prevede: il rispetto della distribuzione temporale e della naturalità delle variazioni dei deflussi; la preservazione del perimetro bagnato dell’alveo; la salvaguardia della qualità dell’acqua, in considerazione della naturale capacità auto depurativa del corso d’acqua; mantenimento delle biocenosi tipiche locali; Lungo il tratto di interesse dell’impianto sono stati rimossi enormi sassi scalzando la parte laterale del greto del fiume con conseguenti frane e smottamenti che hanno interessato anche la direttrice del metanodotto.

Alla luce di tutto ciò, sarebbe opportuno che le istituzioni preposte al controllo tecnico e ambientale -tempestivamente allertate- sollecitino quanto prima la messa a norma dei punti di criticità evidenziati precedentemente; in alternativa, con riserva di intraprendere ogni azione giudiziaria più opportuna a tutela del territorio e della collettività della Valle del Noce, si procederà con la richiesta di chiusura dell’impianto idroelettrico in questione, che tra l’altro ricade all’interno del sito Z.S.C. “Valle del Noce” (codice IT9210265) e dunque, ai sensi dell’art. 5 del DPR n. 357/1997, sarebbe dovuto essere assoggettato a Valutazione di Incidenza ambientale.

Il fiume Noce è di tutti gli abitanti della valle, ma in primis è della flora e della fauna che lo abitano, e che costituiscono il grande patrimonio di diversità biologica di un territorio unico nel suo genere.

Gerardo Melchionda, “Comitato per la Salute del Fiume Noce”