Basilicata, petrolio. La battaglia delle merendine tra i Comuni di Tempa Rossa

18 giugno 2020 | 14:02
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Basilicata, petrolio. La battaglia delle merendine tra i Comuni di Tempa Rossa

Dalla guerra tra poveri alla guerra tra poveracci. Ecco come si rinforza la supremazia delle multinazionali predatorie

Gli esperti di marketing usano una particolare terminologia per spiegare le strategie pubblicitarie destinate ai bambini: fattore gomitata, potere di insistenza. Lo scopo è di indurli a tormentare i loro genitori fino a quando si decidono a comprare il prodotto desiderato. Questa tecnica nasce negli anni Ottanta, il famoso “decennio del bambino consumatore”. Non si tratta di tecniche per farli piagnucolare perché vogliono a tutti i costi un prodotto, ma di strategie in grado di fornire ai bambini le ragioni per chiederlo. Capita così che l’adulto per comodità, per convenienza, per evitare il fastidio del capriccio, per godersi l’attimo di gioia del bambino, chiude un occhio sulla reale necessità dell’acquisto. Cosa più importante, chiude un occhio sugli ingredienti non proprio salutari del prodotto, vere porcherie.

Le stesse strategie le usano il potere pubblico e privato, per orientare le opinioni e fare in modo che si aderisca all’una o all’altra interpretazione dei fatti.

Il fattore gomitata è affidato a certi cosiddetti giornali e comitati di interesse che hanno lo scopo di indurre i cittadini a tormentare altri cittadini affinché aderiscano a un’opinione artefatta da una parte politica o da un gruppo d’affari.

Le tecniche adottate in questo caso non servono a convincere qualcuno sulla necessità di acquistare un prodotto, ma sulla convenienza a sostenere un’opinione o un’interpretazione della realtà. Si gioca “sull’evidenza del contrario” e sull’oscuramento delle alternative. Ci spieghiamo.

L’opinione prevalente sulla vicenda petrolifera lucana, grazie al fattore gomitata, è che sia conveniente l’industria estrattiva perché garantisce posti di lavoro. L’opinione contraria annulla questa convenienza e quindi mette a rischio l’occupazione. L’alternativa all’attività predatoria delle multinazionali del petrolio viene sistematicamente oscurata e, quando emerge, assume contorni complicati, scomodi, futuristici, distanti dalle necessità del presente: i posti di lavoro, appunto.

Riconversione delle produzioni, sviluppo sostenibile e alternativo, superamento del fossile, e così via, appartengono a un futuro invisibile che, nel presente, non porta alcuna utilità. E quindi, come accade per il prodotto del bambino, i politici, i giornali, i gruppi di interesse, Confindustria, per convenienza chiudono un occhio, anzi tutti e due, sulle gravi esternalità negative generate dall’industria petrolifera. Ti danno la merendina che vuoi, anche se gli ingredienti sono dannosi.

Non a caso il dibattito e il conflitto di questi giorni è sul numero di occupati alla Total. I Comuni litigano sul mancato rispetto degli accordi. E quali sarebbero questi accordi? L’equa ripartizione dei lavoratori assunti tra i Comuni dell’area della concessione. La fetta più grossa, in base ai dati forniti dalla stessa Total, l’hanno mangiata i Comuni di Corleto e Gorgoglione, mentre agli altri dieci le briciole. Apriti cielo.

Il conflitto sulla merendina si sta trasformando sempre più da guerra tra poveri a guerra tra poveracci. Il corollario politico e di potere di questo sistema delle gomitate è la preservazione della supremazia delle multinazionali predatorie.

nell'area dei cantieri Total