Pedicini M5S: “Stop alla Centrale del Mercure, col Covid ci sono più rischi”
L’eurodeputato si unisce all’appello dei portavoce lucani e calabresi, ai sindaci e alle associazioni per chiedere il fermo dell’impianto
“Mi unisco alle istanze portate avanti dai colleghi, dai comitati, associazioni, sindaci calabresi e lucani, che hanno chiesto al presidente del Consiglio e ai ministri della Salute, dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, di sospendere al più presto l’esercizio della centrale a biomasse del Mercure, posta all’interno del Parco nazionale del Pollino, in virtù del principio di precauzione legato ora anche ai rischi di diffusione del Covid-19” così in una nota l’eurodeputato Piernicola Pedicini.
“Ho da sempre sostenuto questa battaglia – prosegue Pedicini – e per questo nel marzo 2015 avevo chiesto alla Commissione europea azioni dirette, considerando l’incompatibilità del progetto con alcune normative comunitarie. La Centrale infatti non solo si trova nel Parco del Pollino che è una Zona di Protezione Speciale (ZPS) tutelata da una specifica direttiva europea (79/409/Cee, oggi sostituita dalla 2009/147/CE), ma non soddisfa neanche le richieste previste dalla normativa comunitaria, nei parametri stabiliti per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA – come enunciate dalla Direttiva 2011/92/Ue).
Infine, il progetto non menziona l’impatto nocivo delle emissioni sulla salute della popolazione e le ripercussioni negative sul turismo e l’agricoltura dell’area. Naturalmente la risposta ricevuta dalla Commissione si è basata su una lettura non approfondita degli eventi e sulla semplice constatazione di una apparente correttezza procedurale. Ma noi non ci arrendiamo e anche di fronte alla replica della Centrale del Mercure, in cui clamorosamente si afferma che “l’area del Pollino in cui ha sede la centrale ha la qualità dell’aria tra le migliori di tutta Italia”, continueremo la nostra battaglia. Si tratta di un caso di estrema ingiustizia, alimentata da molte bugie e perpetrata da troppi anni a danno dei cittadini calabresi e lucani, a cui ora, anche alla luce delle più avanzate politiche ecologiche, bisogna porre termine, demandando inoltre il dovuto approfondimento giudiziario alle procure di competenza”, conclude Pedicini.