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Giustizia o giustezza? Le domande dello scolaro Esposito Ingenuo

29 maggio 2020 | 12:09
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Giustizia o giustezza? Le domande dello scolaro Esposito Ingenuo

Me lo diceva mio zio Peppino, la buon’anima, integerrimo maresciallo dei carabinieri

Ma se i giudici sono sempre terzi e imparziali e rispondono solo alla legge, perché leggo di trame interne alla magistratura e alla politica per la nomina di quello e di quell’altro in quel posto o nell’altro posto? Se sono tutti uguali, limpidi, certosini esecutori della “legge uguale per tutti”, uno vale l’altro o no? Penso che se qualcuno fa pressioni affinché qualcun altro vada a fare il Procuratore in un posto ammette che i magistrati non sono tutti uguali. E se non sono tutti uguali come possono applicare la legge allo stesso modo? E se non applicano la legge allo stesso modo i cittadini sono in mano alla sorte? Ho sentito dire che la legge non sempre è chiara perciò i giudici sono costretti ad interpretarla. E allora dico, perché non fate in modo che le leggi siano chiare e inequivocabili?

Ho sentito Piercamillo Davigo in televisione dire una cosa che non ho capito bene. Ha detto che in Italia facciamo un errore perché aspettiamo le sentenze prima di stabilire se una persona è innocente o colpevole. Scusate l’ignoranza, ma credo di aver capito che i processi sono inutili. E allora perché li facciamo? E se sono inutili i processi i giudici che ci stanno a fare? E gli avvocati a che servono? Sono confuso. Poi Davigo ha aggiunto un esempio per farmi capire meglio il suo pensiero. Ha detto testualmente: “Se invito a cena il mio vicino di casa e lo vedo uscire con la mia argenteria nelle tasche, non devo aspettare la sentenza della Cassazione per non invitarlo di nuovo”. Secondo me ha ragione, fa bene a non invitarlo più, anche se un minimo di spiegazioni dovrebbe chiederle. Ma questo che c’entra con le sentenze?

Mi dicono che quando una persona è colta in flagranza di reato, e cioè con le mani nella marmellata, è già bella e spacciata. Tuttavia anche quella persona ha il diritto di difendersi e ha il diritto di avere un giusto processo, me lo diceva mio zio Peppino, la buon’anima, integerrimo maresciallo dei carabinieri. Ma poi ho scoperto che lo dice anche la Costituzione. Forse ho capito che cosa vuol dire Davigo. I politici che commettono un reato dovrebbero farsi da parte. Ma questo, mi diceva sempre mio zio Peppino, è un problema che attiene alla sensibilità e allo spessore morale dei singoli e dei loro partiti di appartenenza. E sempre zio Peppino mi diceva che il giudizio politico sui singoli è prerogativa dei cittadini elettori i quali hanno la libertà di non votare più chi si sia macchiato del sospetto di un reato o sia stato condannato.

Grazie per i chiarimenti che vorrete offrirmi, cordialità

Esposito Ingenuo