La colonia di Marconia in cui furono confinati Terracini, Ravera, Bitossi e Andrea Doria

24 aprile 2020 | 17:28
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La colonia di Marconia in cui furono confinati Terracini, Ravera, Bitossi e Andrea Doria

Esperienza di formazione culturale e lotta che preparò il terreno alla ricostruzione democratica

Nella colonia penale di Marconia, cosi chiamata in onore di Guglielmo Marconi, il fascismo recluse oltre 1500 persone a partire da 1939.

Tra i confinati figurano importanti protagonisti dell’antifascismo come Umberto Terracini che avrebbe firmato la Costituzione Italiana. Assieme a Terracini erano ristretti Camilla Ravera, poi Senatrice a vita, Renato Bitossi, che diventerà Presidente del sindacato mondiale, Filippo Andrea Doria in seguito primo Sindaco di Roma e tanti altri. Intellettuali, operai, come Carlo Porta metalmeccanico delle Officine Reggiane, contadini, artigiani.

Camilla Ravera
Terracini

Tutti i confinati erano utilizzati nell’azienda agricola annessa alla colonia penale. Si lavorava e si preparava il futuro di libertà e si costruivano i legami con gli altri confinati che risiedevano nei comuni lucani, a partire da Carlo Levi, e con i militanti comunisti, socialisti e popolari lucani.

Una grande esperienza di formazione culturale e di lotta che preparò il terreno per la formazione dei quadri e dei dirigenti dei movimenti che sfociarono nella lotta per la terra, il superamento del latifondo, la democrazia e il governo democratico degli Enti Locali, la ricostruzione dei Partiti e dei Sindacati. Una lunga marcia di lotta e di saperi contro la miseria e per la trasformazione del paesaggio agricolo, urbanistico, il lavoro e una diversa qualità della vita.

Per tanti anni Mingo Giannace, il ragazzo che a tredici anni trasportava, con il traino, Terracini ed altri nei fondi agricoli della colonia, ha organizzato la Festa della Liberazione a Marconia.

Il carrettiere di Pisticci

Quest’anno Mingo non ci sarà: è deceduto l’anno scorso. La sua presenza si avvertirà anche se non ci saranno manifestazioni in piazza per via dell’epidemia. 

In questi ultimi anni il 25 Aprile ha recuperato l’importanza che riscopre le radici della storia della Resistenza a seguito della ricomparsa di modalità e contenuti, anche in forme nuove e inedite, di razzismo, antisemitismo, pratiche antidemocratiche.

La riaffermazione dei valori di libertà e democrazia, anche nella nostra regione, passa certamente nella valorizzazione della Carta Costituzionale e dovrebbe affrontare la questione centrale, non risolta, dell’unità delle forze democratiche e progressiste. In giro c’è molta divisione e atomizzazione e poca proposta programmatica intesa ad affrontare il problemi e risolverli. La situazione è aggravata dalla epidemia che disegna un approccio attuale segnato dai percorsi rivendicativi senza una sintesi unitaria e praticabile: cosi non tutto andrà bene per il semplice prevalere del particolare e degli interessi corporativi pienamente in azione.

Dopo l’industria della paura, adottata con successo contro i migranti, ora diventati “risorsa” per salvare il mantenimento della catena alimentare e del lavoro di cura, si profila una confusa operazione di ripartenza senza un progetto che oltrepassi l’enunciazione delle rivendicazioni più svariate, della creazione di tavoli senza proposte fattibili e attuabili: in una parola molta proiezione degli sfoghi di rete, del rancore accomunato e dei segni della quarantena.

Il Papa ha ricordato che da soli non ci si salva. Prima di lui Enrico Berliguer aveva indicato la strada della unità democratica e del superamento delle disuguaglianze, non fu ascoltato con le conseguenze che conosciamo. Si tratta ora, se possibile da parte delle forze unitarie e del lavoro rimaste in campo dopo le recenti sconfitte elettorali, riprendere il lavoro di elaborazione del programma di rinascita come nel dopoguerra e qui torniamo a Marconia.

Nessun settarismo e fughe eliminando il liderismo neo egocentrico e cinico. Lavoro, manifattura, servizi, qualità della vita e ambiente declinati in obbiettivi raggiungili e praticabili in un quadro nazionale e internazionale in forte ristrutturazione e adattamento.

Se guardiamo al grande passato del movimento operaio e democratico, alla Resistenza, ai progressi costruiti è possibile ragionare su un terreno che, nella fase di rilancio, non mutui gli aspetti non positivi del post-terremoto. L’uso ottimale delle risorse che saranno disponibili, la centralità delle persone e del territorio, a partire dagli anziani che hanno patito molto in queste ultimi mesi specialmente nelle case di ripose malamente gestite, ecco alcuni elementi da tenere presente in uno con la ripresa della partecipazione e del rinnovamento dei gruppi dirigenti. Valorizzare i lavoratori della sanità e della scuola con riforme che rimettano al centro le strutture pubbliche.

In questo quadro anche il ricorso al webinar, neologismo che coniuga web a seminario, può arricchire il confronto e l’elaborazione, a meno che diventi una moltiplicazione delle monadi in isolamento.

Pietro Simonetti CSERES