Coronavirus e sanità, Uil Fpl: in alcuni casi violazione dei diritti degli operatori

26 aprile 2020 | 12:18
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Coronavirus e sanità, Uil Fpl: in alcuni casi violazione dei diritti degli operatori

Lavoratori spostati da un reparto all’altro senza la “mobilità d’urgenza”

L’emergenza Coronavirus ha prodotto una serie di provvedimenti normativi nazionali e regionali che hanno alimentato il caos e dato ampio margine decisionale alle Aziende di operare e anche di perpetrare veri e propri abusi nei confronti dei dipendenti. Alcune disposizioni legislative che dovevano agevolare gli operatori sanitari a combattere meglio la pandemia, in realtà o sono state disattese o sono state applicate distorcendone la ratio e le finalità. Non sempre è stato così i datori: di lavoro hanno avuto atteggiamenti diversificati e molti di loro hanno interpretato correttamente le norme. Lo strumento che è servito a mettere un po’ d’ordine è stato soprattutto il Dpcm del 11/03/2020 che ha dettato una serie di disposizioni in favore e partendo dal personale sanitario (medici, infermieri, in primis).

Un provvedimento che aveva il duplice scopo di garantire da una parte un supporto alle famiglie consentendo a tutti i lavoratori di poter rimanere a casa, dall’altro permettere a tutti quei lavoratori non direttamente impegnati nella lotta al contagio e nelle filiere produttive essenziali (farmacologia, alimentari) di non lavorare e quindi decongestionare gli assembramenti e favorire lo svuotamento delle strade, delle piazze dei luoghi pubblici. Il limite di questo Dpcm, tuttavia, è da ricercare nel suo carattere di indirizzo con un ampio “spatium deliberandi”.

Per questo motivo ognuno si è mosso in modo molto discrezionale e molti dirigenti aziendali hanno scaricato le responsabilità sui loro più diretti sottoposti che, a loro volta, hanno fatto lo stesso con i loro, in un gioco a chi più si scaricava le responsabilità fino al punto che il tutto è ricaduto sul dipendente che si sarebbe assunto direttamente le responsabilità. Come sindacato, abbiamo ricevuto decine di segnalazioni in merito a queste vicende e prontamente siamo intervenuti tramite il nostro ufficio legale. Successivamente sono intervenuti altri provvedimenti che hanno un pò sfoltito il ginepraio che si era creato.

Ma venendo agli operatori sanitari si è assistito anche ad abusi sugli spostamenti degli operatori, infatti per spostare gli operatori da un reparto all’altro bisogna disporre dello strumento della “mobilità d’urgenza” con Ordine di servizio scritto personale (e sull’urgenza non possono esservi obiezioni)” e “comunicato in maniera tracciabile”, perché, “soprattutto in una situazione come quella che stiamo vivendo, a maggior ragione non è possibile derogare da regole sempre e comunque inderogabili”. Ma purtroppo è accaduto di tutto e di più con trasferimenti senza alcun ordine di servizio scritto che invece, “è indispensabile e, una volta ricevuto, è altrettanto indispensabile che l’operatore faccia rimostranza ex art 17 DPR n.° 3 del 1957, se non altro perché sia chiaro che l’operatore che riceve un ordine di fare altro rispetto alla mansione e all’incarico per cui è stato assunto. Ci sono giunte tante segnalazioni che si è chiesto oralmente agli operatori che sono stati spostati senza ordine di servizio scritto personale.

Infine il consiglio è di non firmare se richiesta nessuna liberatoria ora per allora, in quanto sono possibili e prevedibili contenziosi giuridici organizzati dall’avvocato della Uil Fpl. Piuttosto “invitiamo coloro che non avessero avuto un ordine di servizio scritto a farselo fare o a richiedere la reiterazione dell’ordine ricevuto. Se non ricevono un ordine di servizio scritto non devono spostarsi autonomamente dal proprio reparto”, quando “segnalare tali comportamenti affinchè le autorità preposte possano prendere i provvedimenti del caso al fine di porre rimedio”.

Giuseppe Verrastro segretario aggiunto Uil Fpl