Allarme lupi, strage di pecore in allevamento a Lagopesole
Agia-Cia Agricoltori : “Continui avvistamenti, anche di cinghiali, sono diventati ancora più numerosi rispetto alla fase pre-coronavirus”
Ci sono conseguenze del Covid-19 che riguardano i comportamenti della fauna selvatica. Con le restrizioni alle attività umane introdotte per cercare di contenere l’epidemia, lafauna selvatica ha riguadagnato spazi e diventa più aggressiva. Un caso segnalato da Agia (associazione giovani agricoltori-Cia): almeno due lupi hanno assalito in nottata un gregge in un’azienda agricola a Lagopesole con una strage di pecore. A questo si aggiungono i continui avvistamenti di cinghiali che sono diventati ancora più numerosi rispetto alla fase pre-coronavirus in particolare a Tursi, Valsinni e Noepoli con gravi danni alle colture. Lupi e cinghiali “avvertono” che si è diradata la presenza di agricoltori ed allevatori limitata dalle misure di contenimento della diffusione del Covid-19 ed osano di più nell’avvicinarsi alle aziende.
Di qui l’appello di Agia-Cia Basilicata a non abbassare la guardia sui danni da fauna selvatica, accogliendo favorevolmente il progetto dell’ Associazione Regionale Allevatori di Basilicata (Ara) avviato in collaborazione con la Regione Basilicata e il supporto dell’Ente Nazionale Cinofilia Italiana (Enci) e del Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese (C.P.M.A.) ” “Un cane per un lupo” .
Già nel 2017 l’associazione aveva sottolineato l’importanza dell’iniziativa “salviamo capre e lupi” del Parco Nazionale del Pollino progetto (finanziato dal ministero dell’Ambiente dal 2013, è attuato dall’Ente Parco dal Pollino insieme con altri cinque parchi nazionali dell’Appennino meridionale). L’iniziativa evidenzia l’attenzione dell’ARA verso il tema “danni da fauna selvatica” in modo innovativo. Agia-Cia Basilicata approfitta dell’azione dell’ARA per rimarcare l’importanza di non abbassare la guardia distratti dall’emergenza Covid-19 sul tema danni da fauna selvatica, non solo lupi ma anche cinghiali. Il rischio è di trovarsi, una volta finita l’emergenza, di fronte ad una situazione fuori controllo. Gli animali selvatici, i cinghiali soprattutto, stanno invadendo le campagne procurando danni gravi danni a campi seminati, ortaggi e vigneti e mettendo a repentaglio anche l’incolumità degli agricoltori che ogni giorno rischiano di essere attaccati. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta alterando anche l’equilibrio ambientale nelle aree protette. Le campagne invece sono lasciate a se stesse.
“Con i cinghiali che stanno aumentando in maniera incontrollata – afferma il Presidente Agia Basilicata Rudy Marranchelli –, é necessario dare seguito alla proposta di riforma della Cia per affrontare un problema già fuori controllo e che ora rischia di esplodere”. Quella chiesta da Cia è una riforma radicale della legge sulla fauna selvatica per affrontare concretamente un problema ormai fuori controllo, tra danni milionari ad agricoltura e ambiente, rischio malattie, incidenti stradali sempre più frequenti e minacce alla sicurezza dei cittadini anche nelle aree urbane. Una proposta di modifica della legge 157/92 che regola la materia. Sette punti chiave per invertire la rotta sulla questione degli animali selvatici (ungulati, storni, nutrie), diventata insostenibile in tutto il territorio nazionale, aggiornando una legislazione obsoleta e totalmente carente sia sul piano economico che su quello ambientale.
Deve essere rafforzata l’autotutela degli agricoltori – Sui propri terreni, i produttori devono poter essere autorizzati ad agire in autotutela, con metodi ecologici, interventi preventivi o anche mediante abbattimento. Ad oggi, i danni diretti al settore agricolo accertati dalle Regioni corrispondono a 50-60 milioni di euro l’anno. Secondo Cia, gli agricoltori hanno diritto al risarcimento integrale della perdita subita a causa di animali di proprietà dello Stato, comprensivo dei danni diretti e indiretti alle attività imprenditoriali. Bisogna superare la logica del “de minimis”; mentre criteri, procedure e tempi devono essere omogeni sul territorio, con la gestione affidata alle Regioni.