Rivolta nel carcere di Melfi: lo stato e la legalità si riappropriano dell’istituto di pena

17 marzo 2020 | 10:51
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Rivolta nel carcere di Melfi: lo stato e la legalità si riappropriano dell’istituto di pena

Trasferiti alcuni detenuti in altre sedi penitenziarie. Spp, Di Giacomo: “una prova di forza dello Stato necessaria”

Questa mattina, alle ore 7,00 circa, si è conclusa, da parte dei reparti di polizia penitenziaria una vasta operazione per il trasferimento di alcuni detenuti, i più facinorosi, dalla Casa Circondariale di Melfi ad altre sedi penitenziarie.

A dare la notizia è l’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) per voce del Segretario Generale Leo Beneduci, che aggiunge :  “le condizioni del carcere di Melfi dovrebbero essere ritornate nuovamente nell’alveo dei principi di ordine, sicurezza e legalità, anche se dobbiamo constatare – prosegue il leader dell’Osapp – che per raggiungere tale scopo sono servite maggiormente le segnalazioni e gli appelli del sindacato piuttosto che le verifiche e le puntuali disamine dei fatti gravi all’interno dell’istituto da parte del Provveditorato Regionale di Bari e degli organi dell’amministrazione penitenziaria centrale in Roma.

Peraltro – conclude Beneduci – ancora permangono nella struttura penitenziaria dissidi e sovrapposizioni tra i vertici interni che, potendo nuovamente incidere sulla funzionalità del carcere suggeriscono un concreto intervento, pena ulteriori rischi anche per la sicurezza, finalizzati all’avvicendamento di tali organi”.

Il segretario generale del Sindacato di Polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, ha definito l’operazione che ha portato all’alba di oggi al trasferimento di 70 detenuti dal carcere di Melfi autori della violenta rivolta dei giorni scorsi “una prova di forza dello Stato necessaria. Speriamo – ha aggiunto – che si continui su questa strada perché bisogna mantenere alta la guardia in tutti gli istituti italiani, ancora di più in questo momento segnato dall’emergenza per il covid-19”.

“Nonostante l’Amministrazione Penitenziaria – siamo certi – sia convinta dell’altissimo rischio di diffusione anche nelle carceri del contagio da coronavirus -ha denunciato – dà disposizioni alla polizia penitenziaria di continuare il servizio anche in presenza di casi di probabile contagio. Tutto ciò mentre le 100mila mascherine annunciate dal Ministro Bonafede in Parlamento la scorsa settimana in occasione della comunicazione sulle rivolte negli istituti tardano ad arrivare e non risolverebbero comunque tutti i complessi problemi di sicurezza degli uomini e delle donne in divisa”.