Rivolta nel carcere di Melfi, Osapp: i detenuti in alta sicurezza fanno quello che vogliono

15 marzo 2020 | 12:42
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Rivolta nel carcere di Melfi, Osapp: i detenuti in alta sicurezza fanno quello che vogliono

“Lo Stato non può consentire una così palese condizione di resa alle violenze né può piegarsi al volere di chi ha violato le regole e si  impone con forza criminale”

Dalla data della rivolta, i detenuti del circuito “Alta Sicurezza”, si sono imposti con forza e prepotenza, rifiutando di entrare categoricamente nelle proprie celle e, pretendendo di circolare liberamente all’interno delle sezioni detentive, una sorta di autogestione, quando, invece, sarebbero dovuti rimanere chiusi, nelle sezioni.

A dare la notizia è l’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) per voce del Segretario Generale Leo Beneduci, che aggiunge: “la situazione a Melfi non trova giustificazione neanche in relazione alle emergenze in atto, poiché lo Stato non può consentire una così palese condizione di resa alle violenze né può piegarsi al volere di chi ha violato le regole e si  impone con forza criminale.

Nel penitenziario di Melfi si registra una gestione da parte della Direzione gravemente insufficiente che si ripercuote in particolar modo sul personale di Polizia penitenziaria che, dal giorno del sequestro, sta vivendo una sequela di gravi difficoltà. La stessa Direzione non sarebbe in grado di porre in essere gli urgenti correttivi rivolti a ripristinare l’ordine e la sicurezza interna, nel rispetto delle norme vigenti in quanto profondamente minati dal comportamento dei reclusi.

Non va sottaciuto – scrive il sindacato – che consimili disordini derivano dalle previgenti condizioni interne nella struttura anche di forte scollamento interno tra le figure apicali, e si riverbera sul personale dipendente, compromettendo il complessivo andamento e la funzionalità dell’istituto di pena.

In ragione del ‘caos’ interno generato nei mesi precedenti e tuttora in corso la struttura è stata oggetto di visite ispettive, il cui esito è stato probabilmente celato all’interno di qualche cassetto dipartimentale.

Chiediamo – conclude il sindacato – un urgente ed autorevole intervento da parte delle autorità politiche, laddove appare perdurante l’assenza dei vertici dell’amministrazione penitenziaria ed in particolare del Capo del Dap Francesco Basentini.