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Monologo per Jamila, morta di fame e di guerra

4 marzo 2020 | 15:05
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Monologo per Jamila, morta di fame e di guerra

Dedicato ai bambini siriani

Ti hanno messo al mondo, nel mondo che non esiste. Al tuo primo bagliore di palpebre fragili ti hanno sbattuto la vita in faccia, come una frusta. Al tuo primo pianto vitale ti hanno addossato urla di dolore, panico e fuga. Eri vecchia quando sei nata, bambina. Il cuore confuso, l’anima a pezzi, l’amore già morto. Quegli occhi insanguinati dalla storia bastarda. Quei respiri su seni inutili e arsi. Volevi bere il latte della sorgente, ma hai morso la sabbia arida.

Adesso non sai perché il cielo sta per terra stanco e ansimante. Non sai perché le tue ossa si muovono come lucertole in fin di vita. Il sole cade pesante sulla terra che calpesti con le mani. Tu sei innocente bambina mia, non hai mai avuto il tempo per essere colpevole. Non hai avuto il tempo per capire se Dio esiste. Esisti tu, Jamila, bambina bellissima, con gli occhi di perla nera. Esistono gli uomini, Jamila, gli uomini che ti hanno condannata a morte dopo il tuo primo vagito. Dio aveva da fare, quando le tue lacrime non sapevano dove andare.

È vero. Ti hanno preso i sogni, li hanno buttati alla rinfusa sull’asfalto, come vecchi copertoni, e li hanno bruciati vivi. Tu sola sai come soffre un sogno nel rogo. Ti hanno preso il futuro, lo hanno scorticato come carne da macello, e lo hanno mangiato ancora sanguinante. Tu sola sai come soffre il futuro scuoiato vivo. Ti hanno preso il sorriso, lo hanno buttato come un sasso nello stagno, annegato come un peso morto. Tu sai com’è atroce la sofferenza di un sorriso che annega vivo. E poi, neanche lo sguardo ti hanno lasciato, lo hanno strappato con i denti, a morsi rabbiosi. Le tue lacrime, quelle le hanno prese subito, le hanno ingoiate come larve.

Hanno preso te, tutta come eri, viva e brillante, sorgente di sogni. Hanno preso te, tutta come saresti stata, donna stupenda, sorgente di futuro. Mi vergogno di essere umano in questa terra di uomini. A Idlib la vita è piena di morte.

Ovunque esiste una guerra la vita è morte. Ma una bambina, un bambino sono la vita che non può morire prima di vivere. Il delitto più atroce è spezzare le ali a una farfalla al primo volo. Il delitto più atroce è uccidere. Chi procura la morte a un bambino è già morto egli stesso. Carnefice e vittima di ragioni impossibili. Lo Stato, la sicurezza, il popolo, i confini, l’interesse nazionale, le stronzate che raccontano non hanno valore dinanzi alla vita, universalmente sacra, di un bambino. I cannibali del sorriso si annidano ovunque nel mondo. Milioni di bambini mal nutriti, centinaia di migliaia di morti per la fame, per le malattie e per le guerre. Che mondo è questo Jamila? Tu che adesso sei in cielo forse incontrerai un Dio, che sia musulmano, cristiano, ateo. Parla con lui, spiega che gli uomini sono dei mostri. Digli che, se è stato lui a crearli, ha sbagliato tutto. Ciao bambina. *

* Tratto da: Michele Finizio,  La O col bicchiere-scritti insolenti, Libres Edizioni 2015