Le piattaforme digitali e i colossi del web fanno guadagni a palate
Le tasse che pagano però sono sempre le stesse, cioè poche, e i profitti finiscono nei paradisi fiscali
Che siano i colossi della tv on demand o dei social network come Netflix o Facebook, dello shopping online o della consegna di pasti a domicilio come Amazon o Uber Eats e Deliveroo, della messaggistica e dei sistemi di comunicazione digitale come WhatsApp, Teams e Zoom, in tanti dalla bufera della pandemia hanno trovato profitti. Anche se la capacità di conservare questi vantaggi competitivi dipenderà dalla futura tenuta dei redditi dei consumatori. In un lungo articolo pubblicato sulla rivista di finanza etica, Valori, Corrado Fontana analizza con dovizia di particolari la crescita di fatturato e di profitti delle corporation del web in questa fase di emergenza per il coronavirus.
Mentre miliardi di persone – scrive Fontana – sono segretate in casa, congelando milioni di imprese, le piattaforme di servizi tecnologici fanno festa. Non solo si mantengono in positivo o addirittura traggono vantaggio dalla situazione.
Queste attività non si fermano mai, nonostante espongano a un maggior rischio per la salute fattorini, autisti e autotrasportatori, addetti alla logistica, cioè operatori spesso dai salari medi e medio-bassi, con contratti precari e rapporti di lavoro poco tutelati. Anzi, molte delle maggiori compagnie coinvolte hanno incrementato per volumi e varietà la domanda di merci e servizi, di video on demand e connessioni social. Ma soprattutto, lucrando sul sull’obbligo delle abitudini sociali, le web corporation più scaltre hanno saputo acquisire migliaia di nuovi clienti, che rappresentano un volano di crescita anche in prospettiva.
Per chi volesse approfondire, qui il link all’articolo