Coronavirus Basilicata. I giorni dello sciacallo

30 marzo 2020 | 11:49
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Coronavirus Basilicata. I giorni dello sciacallo

Il respiro corto della politica e gli interessi di parte nella gestione della crisi. Nessuno ascolta nessuno e tutti parlano a tutti. Ecco perché non si capisce niente

In Europa, i Celti e i Vichinghi continuano a non capire che in questa crisi occorre perseguire l’interesse generale e non quelli nazionali. Il rischio che muoia Sansone con tutti i Filistei si fa sempre più grave. La Germania – insieme con l’Austria e l’Olanda – non vuole mollare sugli Eurobond che, in sostanza, rappresenterebbero un trasferimento fiscale da Nord a Sud. E soprattutto salterebbe lo spread Btp-Bund, così la Germania, l’Austria e l’Olanda perderebbero il privilegio esclusivo di finanziare il proprio debito a tassi zero.

A livello Europeo, dunque, la politica e gli interessi particolari entrano a gamba tesa nella tragedia dell’emergenza coronavirus. Qualcuno non capisce che gli interessi sul debito, i trasferimenti fiscali, i Bund, i Btp, i Bonos, la Bce e tutta la baracca andranno a farsi fottere se salta il meccanismo di solidarietà e di integrazione europea così necessari in questa fase.

Tutta la baracca va a farsi benedire se non si coglie oggi l’occasione per una svolta storica nella struttura politica, economica, fiscale della UE.

In Italia, l’opposizione, non perde occasione per fare brutte figure e per mettere i bastoni tra le ruote al Governo. Anche qui non si è capito che a furia di dare calci nel sedere alla fiducia degli italiani in una prospettiva di superamento della crisi, i nuovi presunti primi ministri o ministri governeranno un Paese in macerie. È questo che vogliono? Lo “sciacallaggio” politico sta facendo molti danni, ed è la cifra dell’inadeguatezza, dell’incultura, della vacuità di un’opposizione fatta da statisti di cartone che, oltre a manipolare l’aritmetica, soffiano sul fuoco del becero complottismo.

In Basilicata, lo “sciacallaggio” politico paradossalmente riguarda chi governa la Regione e non l’opposizione. Da destra, non solo da parte del sindaco di Potenza, si consumano continui attacchi alle misure del Governo Conte. Tuttavia, lo sciacallaggio peggiore si verifica all’interno delle stesse forze di maggioranza. Un litigio continuo su “chi sono io e chi sei tu.” Uno scaricabarile sulle responsabilità, su chi deve fare che cosa. C’è chi punta ad indebolire Forza Italia, nella persona di Rocco Leone, c’è chi punta a indebolire lo stesso presidente Vito Bardi e a rafforzare il potere della Lega. C’è chi vive l’astinenza di visibilità e scrive sciocchezze rilasciando inutili e confusionarie dichiarazioni. Uno spettacolo indecoroso che lascia immaginare sia in corso, nel quadro dell’emergenza coronavirus, una lotta interna al centro destra lucano.

La proposta di un commissario straordinario per la gestione dell’emergenza, nel momento in cui si trasforma in un nome e cognome, nasconde un gioco politico nato nella maggioranza e che non dispiace al centro sinistra.  E quel nome e cognome tira, nel nostro ambiente provincialotto dove qualcuno pensa che sia sufficiente un capo con il pugno fermo a risolvere i problemi dell’emergenza. Quel nome e cognome – Michele Cannizzaro -invocato da esponenti e seguaci della destra è un trucco che coprirebbe molte responsabilità, nasconderebbe l’incapacità dell’intero sistema di gestire l’emergenza e non risolverebbe alcunché. La sanità in Basilicata è faccenda molto più complessa della gestione di un ospedale.

Se per Commissario straordinario intendiamo un vertice solido, e capace, nella catena del comando, la proposta potrebbe essere sensata. Ma a questo punto non bisognerebbe perdere tempo e sarebbe serio individuare una persona che di gestione delle emergenze se ne intenda davvero. Quel nome e cognome ha tutto il sapore di una pezza psicologica sull’ansia di alcuni cittadini e di un’arma brandita nella lotta interna alla politica. Siamo seri.

La verità è che siamo circondati da una classe politica e dirigente di una mediocrità mai riscontrata nella storia di questa regione. E non sarà mai un solo uomo a risolvere i problemi. Su alcune cose, basta il buon senso. Sia la Regione sia i Comuni – Potenza in prima fila – pagassero  i fornitori che a loro volta devono pagare  i dipendenti, per esempio.

Qui è un problema di orecchie. Nessuno ascolta nessuno e tutti parlano a tutti. Ecco perché non si capisce niente.