Guardia Perticara. Un mostro da 500mila metri cubi di rifiuti speciali distruggerà quel gioiello di Borgo
I lucani non devono soccombere. Ci sia una mobilitazione regionale contro i predatori del territorio. Quell’impianto può arrivare a 1,2 milioni di volume
La Giunta Regionale con una delibera del 30 gennaio 2020 ha espresso giudizio favorevole di compatibilità ambientale per il Progetto di ampliamento della piattaforma per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti speciali a Guardia Perticara.
Il giudizio è subordinato a una serie di prescrizioni che la società Semataf S.r.l. – gestore della discarica – dovrà rispettare.
Uno dei borghi più belli d’Italia
La vasca di ampliamento sarà collocata ad una distanza al di sotto dei mille metri dal centro abitato ed in posizione visibile dai parapetti del centro storico. Per la verità l’impianto, a parte l’ampliamento, è sempre stato ben visibile dal parapetto del borgo antico.
Guardia Perticara oltre ad essere “uno dei borghi più belli d’Italia” è anche “Bandiera arancione” del Touring Club, visitato da migliaia di persone ogni anno.
La presenza di un impianto di trattamento di rifiuti speciali a distanza ravvicinata al centro abitato, riduce enormemente il valore architettonico, ambientale, antropologico, urbanistico del borgo, e limita le potenzialità economiche di quel valore per l’intera collettività.
Ma per i progettisti si tratta di un danno collaterale marginale: “vista da una piccola comunità d’individui, in virtù della densità della popolazione non troppo elevata” e…. che d’altronde è già visibile quella in esercizio”. Per dire non esagerate, siete quattro gatti.
Perché ingrandire un mostro che già fa paura?
Per soldi. Per salvaguardare l’occupazione, 20 unità, per tutelare i profitti. In nome di una cultura industrialista fondata su una razionalità spregiudicata e violenta. Quel progetto è contro i cittadini e non aggiunge alcun valore alla comunità di Guardia Perticara, anzi sottrae valore.
Il progetto poteva e può essere respinto se si ascoltassero le osservazioni dell’amministrazione comunale e dei cittadini organizzati in Comitato.
Le osservazioni dei cittadini e dell’amministrazione comunale
L’attuale amministrazione comunale, al contrario della precedente che aveva formulato parere favorevole all’ampliamento, già dal suo insediamento con una deliberazione dl 28 agosto 2019 aveva espresso ferma contrarietà al progetto di ampliamento, opponendo resistenza in tutte le sedi.
In data 10 agosto 2017 viene presentata all’’Ufficio Compatibilità Ambientale della Regione Basilicata, istanza di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) ed autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.) relativa al “Progetto di ampliamento
Il progetto viene sottoposto a diverse osservazioni da parte di associazioni e di cittadini, specialmente nella parte inerente i criteri localizzativi dettati dal PRGR (Piano Regionale Gestione Rifiuti).
Lo stesso ufficio tecnico del Comune già nel luglio 2018 parlava di emissioni odorigene o ricadute fastidiose per l’olfatto. Sarebbero state riscontrate nel progetto, omissioni circa la presenza degli impianti sportivi in c/da Gliemme (campo sportivo e tensostruttura), della Scuola, del Municipio, dell’Ufficio Postale, del Supermarket Mete, della Chiesa di San Rocco e della Chiesa di Sant’Antonio, tutti luoghi frequentati dalla popolazione e dai visitatori. I cittadini facevano anche notare che negli elaborati non vi era traccia delle case popolari realizzate nell’ambito degli interventi di “edilizia economica e popolare” e delle abitazioni realizzate nell’ambito della demolizione e ricostruzione fuori sito.
L’ufficio geologico, per ben due volte, ha dato inizialmente parere sfavorevole, essendo l’intervento a ridosso di una R4 (area ad elevato rischio idraulico). Sono stati prodotti nuovi studi geologici, cui è seguita altra richiesta di documenti – da parte dei cittadini – perché ci sarebbero state variazioni anche sostanziali al progetto.
Numerose le proteste di contadini e piccoli allevatori, cui non si è dato peso, che riferivano del rifiuto degli animali di abbeverarsi nei fossi al di sotto della discarica in esercizio.
Fatto sta che la Regione Basilicata ha ritenuto prive di fondamento tutte le osservazioni di illegittimità formulate dall’amministrazione comunale.
E’ così che certi politici intendono contrastare lo spopolamento.
Il mostro non deve sopravvivere. Mobilitazione regionale a sostegno dei cittadini di Guardia Perticara
Insomma, la capacità volumetrica della discarica passerà a oltre 500mila metri cubi. Sarebbe la discarica più grande d’Europa nel settore dei rifiuti petroliferi – fanghi, amianto e altri rifiuti speciali solidi – a cui si aggiungeranno altri rifiuti classificati come “speciali non pericolosi”. Rifiuti che sembrerebbe arrivino per l’80% da fuori regione e in particolare dal Nord. Potenzialmente la discarica potrebbe arrivare a 1,2milioni di metri cubi. Un vero disastro.
I piezometri a valle della discarica avrebbero già evidenziato in passato inquinamento da metalli pesanti nella falda acquifera.
La politica lucana fino ad oggi si è assunto due compiti tra loro contraddittori. Da una parte tutelare il territorio e i cittadini per mitigare gli effetti negativi del modo di produzione delle di queste aziende (misure di controllo e salvaguardia dell’ambiente, pressioni per l’occupazione di lavoratori locali, eccetera); dall’altra doveva tutelare – per quanto di competenza – i pilastri fondamentali della produzione e quindi del profitto di quelle aziende. Una specie di quadratura del cerchio senza possibilità di successo. Si è così determinata una politica oscillante tra azione e immobilismo, in attacco e in difesa, tra la soddisfazione delle esigenze delle aziende e quella della domanda sociale e di salute dei cittadini.
Alla fine, come in questo caso, hanno vinto – al momento – il potere e il profitto. La distruzione delle risorse naturali del territorio che portano sviluppo e ricchezza alle piccole comunità è, nei fatti, quello che sta accadendo. L’autorizzazione della Regione Basilicata all’ampliamento mastodontico dell’impianto è un cedimento ai potentati del business. Si sottrae ossigeno e risorse alle comunità locali, si calpesta l’interesse pubblico a vantaggio del profitto privato.
La discarica di Guardia Perticara, in una regione sveglia e civilmente attrezzata, dovrebbe rappresentare un simbolo di lotta contro i predatori del territorio. Sindacati, associazionismo, movimenti, dovrebbero organizzare una mobilitazione a carattere regionale per impedire che quel mostro di discarica sopravviva. Per impedire che si continui sulla strada del depauperamento del territorio a vantaggio dell’arricchimento dei signori del profitto.