Eni e Total nemici del clima in Basilicata, mettono in pericolo salute e ambiente
Legambiente presenta il bollettino climatico. ““Il tempo delle promesse e delle fonti fossili è finito. Il futuro è rinnovabile”
Il bollettino climatico degli ultimi 40 anni a Potenza, gli eventi climatici estremi in città nell’ultimo decennio, i nemici del clima in regione e proposte concrete per il contrasto ai cambiamenti climatici.
Sono questi i temi di cui si discuterà oggi nel corso dell’incontro pubblico tra giovani attivisti di Legambiente e dei Fridays for Future, in preparazione dello “YOUth climate meeting”, il meeting nazionale dei giovani sul tema della crisi climatica, che si terrà dal 15 al 17 maggio a Rispescia (Grosseto). L’incontro si terrà oggi a Potenza presso lo spazio Scambiologico (piazzale Istria) alle ore 17, in seguito all’annullamento della tappa lucana del Treno Verde.
La trentaduesima edizione della campagna vede come tema portante la sfida Change Climate Change: raccontare le cause e gli effetti della crisi climatica, ma soprattutto raccontare come sia possibile cambiare il cambiamento climatico a partire dalle buone pratiche avviate sui territori.
Il convoglio ambientalista – il cui viaggio è reso possibile anche grazie ai partner sostenitori AzzeroCO2 e Ricrea (Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio), e i partner Ecowell, Formaperta, Zeropac, Italia Zuccheri, con il media partner La Nuova Ecologia– gode del patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Il bollettino climatico negli ultimi 40 anni a Potenza
Il bollettino climatico è uno strumento elaborato da Legambiente al fine di evidenziare come il cambiamento climatico sia un tema drammaticamente attuale anche nelle nostre città, oltre a essere una questione globale. I dati raccontano come il clima stia cambiando, non solo per le temperature sempre più elevate, ma anche nel regime delle piogge sempre più intense, che stanno provocando danni e disagi alle infrastrutture urbane, e quindi ai cittadini.
In particolare, i dati evidenziati da Legambiente prendono in esame le temperature medie della città di Potenza dal 1973 al 2014. Mettendo a confronto le temperature medie, queste passano da 10,7 °C a 14,1 °C, facendo registrare un incremento di 3,39 °C.
L’andamento si conferma anche prendendo in esame le temperature medie nei mesi estivi. Analizzando i mesi di luglio, infatti, si è registrato un aumento, da 19,24 °C a 23,12 °C: circa 4 gradi negli ultimi 40 anni. Guardando alle temperature medie dei mesi di luglio, inoltre, è possibile risalire agli anni più caldi. Emerge che 6 dei 10 mesi di luglio più caldi nei quattro decenni considerati si sono registrati negli ultimi 20 anni. Il mese più caldo in assoluto è stato luglio 2013 con, una media 25,7 °C.
Il trend è simile nei mesi invernali. Se si prendono ad esame i mesi di gennaio dal 1973 al 2014, infatti, si può notare un aumento delle temperature medie di circa 2,5 °C, seppur l’andamento subisca maggiori oscillazioni rispetto ai mesi caldi.
Altro parametro interessante è quello relativo alle precipitazioni. Il “bollettino climatico” analizza il numero di giorni medio di precipitazioni annuali, che dal 1974 mostra una tendenza a diminuire progressivamente. Questo dato, accompagnato dalla quantità delle precipitazioni, mette in evidenza l’intensità delle piogge che tende, invece ad aumentare.
La riduzione delle precipitazioni appare evidente anche a livello regionale, con cifre al 2017 quasi dimezzate rispetto al 2009, e con un valore di evapotraspirazione (ossia la quantità d’acqua che dal terreno evapora nell’aria) pressoché costante, che comporta una situazione di deficit idrico.
“È urgente anche nella nostra Regione – dichiara Valeria Tempone, direttrice di Legambiente Basilicata – adottare politiche ambientali attraverso una nuova fase di programmazione che deve avere l’orizzonte di una economia a basso contenuto di carbonio, con una progressiva de-fossilizzazione, contribuendo alla lotta ai cambiamenti climatici in applicazione, peraltro, della legge regionale 32/2018 sulla Basilicata Carbon-Free”.
“È necessaria anche a livello locale una visione sistemica e una previsione degli investimenti necessari per infrastrutture per le energie rinnovabili, digitalizzazione delle reti, efficienza energetica degli edifici, mobilità sostenibile e ricerca e sviluppo in questi settori – continua Tempone – la Basilicata deve avere l’ambizione di realizzare la sua transizione energetica sulla base di una rivoluzione tecnologica e digitale in cui si operi per l’efficienza energetica di edifici pubblici e privati, si realizzi una infrastruttura energetica basata sulle energie rinnovabili e al 100% carbon-free con istallazione di tecnologie di accumulo energetico, si incentivi l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili integrate in micro-reti locali, si investa sul trasporto elettrico e la mobilità automatizzata, si favorisca l’autoproduzione da rinnovabili e lo scambio di energia fra utenze vicine”.
“Serve un Piano regionale Clima ed Energia per raggiungere la completa decarbonizzazione al 2050, adottando subito una strategia di sviluppo economico per i territori alternativo al petrolio e al gas e 100% rinnovabile”, conclude la direttrice di Legambiente Basilicata.
Gli eventi climatici estremi a Potenza
Sono 11 gli eventi estremi individuati da Legambiente che hanno interessato il comune di Potenza dal 2010 ad oggi.
Venti forti, piogge abbondanti e forti nevicate hanno causato danni a campi e abitazioni oltre a strade allagate e chiuse, auto bloccate, voragini, frane, alberi caduti e scuole e attività costrette a chiudere.
Su 11, quattro sono classificabili come allagamenti da piogge estreme, tre gli eventi che hanno provocato danni da tromba d’aria e quattro che hanno provocato danni a causa di forti nevicate.
La maggior parte degli eventi climatici estremi sono legati alle forti precipitazioni, sotto forma di pioggia o neve, e questi sono responsabili della maggioranza dei danni causati dal clima. Intere frazioni senza acqua per ore, scuole chiuse e strade bloccate a causa di alberi caduti. Questi sono i danni della neve e del gelo.
Ma anche quelli provocati da pioggia non sono da sottovalutare. Parliamo infatti di sottopassaggi sommersi, automobili bloccate nell’acqua e intere zone isolate a causa di strade allagate. Basti citare la strada che porta un luogo pubblico strategico come l’ospedale San Carlo, che si allarga ad ogni forte pioggia. Si sono verificate poi alluvioni, che hanno provocato anche dissesti stradali, frane e addirittura voragini in città, come accaduto nel 2010 in località Bosco Piccolo.
Tutte conseguenze che mettono in evidenza una città ancora non attrezzata ad accogliere questi fenomeni ma anche a tenere in sicurezza la popolazione, eventi che ormai come denunciato da anni si fanno sempre più frequenti. Basti pensare che degli 11 eventi presi in esame dall’associazione ben 6 sono stati registrati tra il 2018 e il 2019. Gli eventi estremi, infatti, aumentano nel numero e nell’intensità.
In questo quadro, risulta fondamentale attuare con urgenza politiche di adattamento al clima, rendendo le nostre città resilienti e sicure, investendo in concrete politiche integrate che mettano insieme la diffusione delle fonti rinnovabili attraverso lo sviluppo di nuovi modelli energetici, sempre più efficienti e democratici, accompagnati da sistemi di accumulo e da importanti politiche di efficienza in edilizia e mobilità sostenibile. La necessaria trasformazione deve riguardare e coinvolgere l’intero territorio, parte attiva del cambiamento.
I nemici del clima in Basilicata
Secondo il registro europeo E-PRTR, sono 8 i principali settori che, nel 2017, hanno contribuito ad emettere in atmosfera 135,1 milioni di tonnellate di CO2. Tra questi l’industria mineraria, chimica e metallurgica, ma quello che incide maggiormente è il settore energetico che da solo rappresenta il 74,9% delle emissioni totali di CO2. Impianti alimentati a fonti fossili: carbone, gas e olio combustibile, inquinanti e climalteranti.
I “nemici del clima” in Basilicata sono principalmente Eni e Total, per le loro politiche estrattive che mettono in pericolo la salute dei cittadini lucani e l’ambiente.
Come è stato già sottolineato nella tappa siciliana del Treno Verde, Eni, azienda energetica a prevalente capitale pubblico, rappresenta un pericolo per la Basilicata e per il pianeta, almeno fino a quando le sue politiche non cambieranno radicalmente direzione di marcia.
Per la Basilicata e la Val d’Agri, dove si trova il Centro Olio di Viggiano, il ventennio appena terminato è stato caratterizzato da uno sviluppo negato. Anni in cui l’attività estrattiva di Eni ha messo a rischio la salute, le risorse naturali, l’economia e l’identità dei territori. Qui, dove negli anni ’90 è iniziato lo sfruttamento del giacimento a terra più importante d’Europa – con 38 pozzi, di cui di cui 22 eroganti – non si contano i casi di inquinamento e di incidenti importanti.
Per citare soltanto quello più eclatante, nel 2017, uno sversamento di idrocarburi ha interessato il centro di Viggiano e la falda sottostante, inducendo la Procura di Potenza ad avviare un’inchiesta (che ha portato a un arresto e diversi avvisi di garanzia) per danni ambientali, anche in seguito all’esposto di Legambiente, in linea con la legge sugli ecoreati.
Per Legambiente un altro “nemico del clima” in Basilicata è Total-Shell, per l’avvio imminente dell’attività di estrazione nel centro oli di Tempa Rossa, nell’alta Valle del Sauro, tra i Comuni di Corleta Perticara e Gorgoglione (Potenza).
Con l’emergenza climatica in atto e un dibattito pubblico sempre più orientato alla sostenibilità ambientale, è antistorico e anacronistico continuare a investire sul petrolio, trivellando territori come quelli in Basilicata, che meriterebbero ben altri piani di sviluppo economico e sociale: “L’emergenza climatica non può più aspettare, se vogliamo affrontarla dobbiamo partire dalle sue cause principali, ovvero le fonti fossili, che devono rimanere sottoterra – afferma il portavoce del Treno Verde, Mattia Lolli – purtroppo Eni e Total, sembrano non averlo capito e continuano a portare avanti progetti di estrazione di petrolio in tutto il mondo”.
“È arrivato il momento che le nostre istituzioni, locali e nazionali, diano seguito ai loro impegni e impongano un cambio netto nella politica energetica italiana ed europea, che creerebbe nuovo lavoro, tutelando ambiente e salute. Il tempo delle promesse e delle fossili e finito, perché il futuro è rinnovabile”, conclude Lolli.
Sono 4 le principali attività industriali produttive della regione Basilicata, responsabili di circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2 emesse in atmosfera, ad opera di quattro impianti: due cementifici (l’Italcementi di Matera e la cementeria Costantinopoli Srl di Barile, in provincia di Potenza), un impianto estrattivo (il Centro Olio Val d’Agri di Viggiano, in provincia di Potenza) e una centrale termoelettrica, di San Nicola di Melfi (Potenza).
Il sito più climalterante è il Centro Olio Val d’Agri di Viggiano con 610 mila tonnellate di CO2 annue, seguito dal cementificio Italcementi di Matera.
Legambiente Basilicata