La recensione |
Arte e libri
/

Itinerari matematici in Basilicata, nel libro di Lucente lo stupore per una terra ricca di suggestioni

28 gennaio 2020 | 10:55
Share0
Itinerari matematici in Basilicata, nel libro di Lucente lo stupore per una terra ricca di suggestioni

L’autrice ha interiorizzato un patrimonio culturale amplissimo e straordinariamente, ereticamente multidisciplinare, per condividerlo generosamente, parlando la lingua dei matematici

Itinerari matematici in Basilicata è il nuovo libro della ricercatrice Sandra Lucente, matematica e divulgatrice scientifica. Il volume fa seguito al successo del suo precedente lavoro, riguardante la Puglia, ed è anch’esso Edito da Giazira Scritture.

È analoga la formula, ossia quella del racconto dei viaggi di un turista matematico, Paul, che percorre la Basilicata in lungo e in largo lasciandosi suggestionare dopo aver posato il suo sguardo di scienziato sulle forme che si palesano sul suo cammino.

Questa volta, il taccuino di Paul è mirabilmente arricchito dalle fotografie di Carlo Cardinale, il cui amore per la Basilicata traspare senza alcun indugio, in ogni scatto.

Il filo conduttore di questo gustoso itinerario è sempre lo stupore. La matematica, nelle pagine vorticose di Sandra Lucente è la chiave privilegiata per raggiungere proprio la dimensione dello stupore. Una finestra, un crinale, una persiana rotta, le grinze argillose dei calanchi, tutto, proprio tutto diventa suggestione stimulus: un gradevole pretesto per intersecare i piani della discussione generando, di volta in volta, proiezioni nuove e stupefacenti.

La Lucente ci conduce tra le rovine delle Tavole Palatine di Metaponto per parlarci di Pitagora. Come fosse uno spirito dispettoso, le trasfigurazioni dei racconti di Sandra Lucente trasformano l’infinito euclideo in una volpe che sfugge alla vista. Il problema teorico delle proiezioni viene digerito attraverso le poesie della mente funambolica ed eclettica di Leonardo Sinisgalli.

La matematica, in questo libro non si autocompiace e non è neanche un mero strumento di calcolo o astrazione, bensì un elemento unificante. Forse una lente con cui leggere, deformare e giocare col mondo che ci circonda, che si tratti delle grinze dei calanchi o della cruna a tutto sesto di un campanile.

L’autrice ha interiorizzato un patrimonio culturale amplissimo e straordinariamente, ereticamente multidisciplinare, per condividerlo generosamente, parlando la lingua dei matematici.

In questo modo, l’Incompiuta di Venosa diventa un pretesto per parlare di completezza e del lavoro di Kurt Godel. Sandra Lucente apre mille porte e ci suggerisce altrettanti percorsi di approfondimento.

Ad esempio, sul cuore bianco dell’argilla dei calanchi non si può non pensare alla luna. E proprio lì il matematico Paul si sofferma a pensare che “l’utopia più importante nella storia della matematica è l’infinito”.

Il binomio Lucente-Cardinale è prezioso e fa riflettere sulla necessità di un ingrediente fondamentale perché tutto diventi davvero visibile, al cuore prima che agli occhi: la luce che scalda e pervade gli scorci e i dettagli sparsi tra le fotografie che impreziosiscono le pagine del libro.

Per amare questo territorio bisogna avere la pazienza di riavvolgere il nastro del tempo di molte ere geologiche. Solo dopo una simile paziente pratica, si possono decifrare i segnali giusti che forse provengono dal cuore della pietra. Così faceva il poeta sindaco di Tricarico Rocco Scotellaro quando scriveva: “mi sono messo nel grembo del monte […] Paese mio, lasciati guardare”.

Così fa Sandra Lucente quando riflette sul fatto che il monumento funebre di Rocco Scotellaro finanziato da Adriano Olivetti e proposto da Carlo Levi era proprio una frattura in un muro. Una frattura attraverso cui lasciar passare la luce, ancora una volta. Ma, soprattutto, il respiro fresco della libertà.