Basilicata. Incarichi e nomine, soldi e potere alla faccia del cambiamento

14 gennaio 2020 | 11:50
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Basilicata. Incarichi e nomine, soldi e potere alla faccia del cambiamento

E poi dicono che i giovani fuggono. Occorre una forte protesta contro la politica dello spopolamento e contro l’ipocrisia dei politicanti

Non so quanti giovani e meno giovani lucani residenti in Basilicata abbiano laurea e esperienza nella gestione e nelle reti di impresa. Laureati con master e stage anche all’estero, già in pista da qualche anno in contesti imprenditoriali nazionali e internazionali. So di certo che ce ne sono alcuni, lucani, fuori regione, accolti a braccia aperte per le loro competenze e la loro bravura. Loro sarebbe in grado di dirigere un Consorzio Industriale, tra l’altro di ridotte dimensioni.

So di certo anche che, sempre fuori regione, non so qui – ma credo ce ne siano anche qui – molti giovani e meno giovani non solo istruiti, ma anche con un decoroso bagaglio culturale, saprebbero affrontare le sfida della direzione o della presidenza di molti altri enti sub regionali.

Eppure, la politica – che dice di voler cambiare senza mai cambiare nulla – usa un altro metodo. Un metodo di potere: distribuire incarichi e nomine in base all’appartenenza a questo o a quel partito di maggioranza. I vari direttori, presidenti, consiglieri di amministrazione degli enti e degli organismi legati alle istituzioni regionali sono – appunto – “nominati”. Da chi? Dalla Giunta o dal Consiglio regionale. Alcune sono cosiddette “nomine di fiducia”, sarebbe a dire che l’incarico viene attribuito alla persona di cui il politico si fida. Nulla di male, lo prevede la legge. E non capita mai che un politico si fidi di un giovane bravo e competente, magari non molto esperto e tuttavia capace.

Capita, al contrario, che il politico si fidi di un altro politico, magari bocciato alle elezioni, magari segretario di un partito della sua coalizione o del suo stesso partito, magari suo amico o vicino di casa o parente in qualche modo o amico degli amici o parente degli amici. Che poi abbia esperienza, competenze, capacità, istruzione e cultura, non conta molto. Che poi abbia un profilo sostanziale coerente con il ruolo e la funzione cui è chiamato a svolgere, conta poco. La domanda ingenua è: perché si fidano sempre e solo di certa gente e mai di un giovane capace?

Capita che, pur di nominare Commissario del Consorzio industriale il politico candidato e non eletto di un partito che sostiene la maggioranza di governo regionale, si facciano delle forzature. Sembrerebbe che il nominato sia un certo Francesco Pagano, segretario regionale del Movimento Idea nella cui lista si era candidato alle elezioni per il consiglio regionale del 24 marzo scorso. E sembrerebbe che tale nomina sia incompatibile con le direttive dell’Autorità anticorruzione, addirittura illegittima. Questo è l’ennesimo esempio di come funziona il meccanismo delle nomine e degli incarichi che, a parte la legittimità o meno degli atti, ricalca – sul piano delle scelte politiche – le modalità utilizzate per tutte le altre nomine. Spartizioni di poltrone utili a portare consenso cash al politico o alla parte politica che batte i pugni sul tavolo per ottenere la nomina del solito scudiero in un ente che continuerà a mal funzionare e a macinare debiti. Un circolo vizioso che dura da decenni, senza che mai qualcosa cambi davvero.

Vito Bardi – garante della legalità – si è lasciato andare a certe forzature e ha accettato metodi di spartizione che nulla hanno a che fare con l’interesse generale, semmai con l’interesse dell’una o dell’altra parte politica della sua maggioranza.

Come possono i giovani fidarsi di questa Basilicata, amministrata da manipoli di politicanti, bravi a predicare bene e più bravi a razzolare male? Come possono assessori, consiglieri regionali, lo stesso presidente Bardi, essere credibili quando parlano di fuga di cervelli e di spopolamento?

I giovani, i cittadini lucani, hanno bisogno di esempi concreti, di azioni credibili, di risultati verificabili. Questa politica sa solo balbettare in pubblico e fare gli affari propri in privato. Sarebbe ora che gli studenti, le organizzazioni e i movimenti giovanili assumessero iniziative forti di contestazione. Se nessuno si indigna pubblicamente, questi signori continueranno a impoverire la Basilicata e ad arricchire se stessi di soldi e di potere.