Il Paese ha bisogno di Politica e non dei malati di governismo

14 dicembre 2019 | 16:11
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Il Paese ha bisogno di Politica e non dei malati di governismo
Il Paese ha bisogno di Politica e non dei malati di governismo
Il Paese ha bisogno di Politica e non dei malati di governismo
Il Paese ha bisogno di Politica e non dei malati di governismo

Finalmente ad occuparsi del mare sono i pesci, come se ad occuparsi dell’albero fossero i frutti. E questa sì che sarebbe una vera rivoluzione

“Questa piazza è bellissima perché non ci sono leader, non c’è nessuna volontà di costruire vaffa o rottamazioni, ma solo la voglia di incontrarsi e di costruire ponti”. Così Roberto Saviano ha commentato la manifestazione di Milano delle Sardine del 1° dicembre.

Io spero, al contrario, che tutte le piazze affollate di sardine esprimano a breve un movimento politico con una sua organizzazione e con propri leader. Senza queste condizioni, la voglia di incontrarsi finisce e i ponti restano a metà. Niente vaffa e niente rottamazioni, d’accordo, ma riferimenti culturali e ideali sì, per forza di cose. Riferimenti aperti, criticabili, mutabili ma identificabili soprattutto da chi scende in piazza. Nessuno deve “inscatolarle” le sardine – d’accordo – è necessario restare in mare. Tuttavia il mare bisogna conoscerlo con le sue bellezze e con i suoi pericoli, bisogna attraversarlo in lungo e in largo, dal fondo alla superficie. Perché è il mare lo scopo di chi manifesta – o dovrebbe esserlo.

E finalmente ad occuparsi del mare sono i pesci, come se ad occuparsi dell’albero fossero i frutti. E questa sì che sarebbe una vera rivoluzione. Ad occuparsi del Paese sono le ragazze e i ragazzi. In un Paese – come il mare – bello e pericoloso, minaccioso e seducente. Non bisogna farsi confezionare da nessuno, tuttavia è necessario che il movimento si auto organizzi non solo per le chiamate in piazza ma per dare continuità al moto ondoso civico e dargli uno sbocco politico. Prima che le tante differenze che già caratterizzano le singole manifestazioni da nord a sud trovino uno sfogo nella confusione, in quel limbo permanente in cui tutti sono sardine senza saper nuotare e senza che abbiano alcuna voglia di imparare e di ascoltare. Prima che il tutto si trasformi in una paccottiglia di banali slogan che hanno senso soltanto in una piazza. Prima che personaggi di secondo e terzo piano, sempre ai margini nei partiti, trovino la strada per “inquinare” le potenzialità di un movimento che va oltre la battaglia contro i toni e la retorica del populismo leghista.

Le sardine di Taranto gridano mai più costretti a scegliere tra salute e lavoro. Le Sardine di Bologna non vogliono Salvini. Spontaneità, varietà, distinzioni sui temi locali dovrebbero incontrarsi nella dinamica di un quadro di ideali, di visione, di risposte riconducibili a un modo di pensare e di agire che unisce tutti. In Basilicata sulla pagina Facebook Sardine Lucane discutono se è meglio fare la manifestazione a Potenza o a Matera, come se non si potessero fare manifestazioni ovunque.  “Chi ha deciso per Matera?” – chiede qualcuno. Non si parte così, non si dovrebbe discutere con categorie vecchie, inutili e pericolose. Che siano l’ascolto, l’approfondimento, l’elaborazione del pensiero, la partecipazione, l’arte, la bellezza, la creatività, la non violenza, la gentilezza, la condivisione di una visione le pietre di costruzione di un movimento politico che può portare il Paese in una fase assolutamente inedita e interessante della sua storia.

Il riscatto delle speranze tradite? Il fatto che un sacco di gente lancia in quel mare, come una scialuppa di salvataggio, i suoi ideali delusi, le sue convinzioni calpestate, i suoi sogni traditi non so se pensarlo come un rischio o come un’opportunità. C’è chi vorrebbe che le sardine fossero un movimento per la giustizia sociale, contro il neo liberismo selvaggio per il diritto al lavoro, alla salute, allo studio, che respinga l’avanzamento delle destre, contro il razzismo, contro il fascismo e chi più ne ha più ne metta. Come se nessun altro partito o movimento a cui le persone hanno aderito fino a ieri avesse mai affrontato quei temi.

Sullo sfondo vedo delusioni e il tentativo di riscattare quelle delusioni. Vedo sogni e speranze traditi e il tentativo di riscattarli in uno sbocco politico nuovo. Si chiede troppo a un movimento in fasce? Oppure dall’assemblaggio delle istanze deluse e delle speranze tradite può nascere un fronte di pensiero capace di ricostruire in una dinamica civile un movimento politico che abbia un’idea solida e convinta di se stesso?  Forse il Paese ha bisogno di quelle piazze. Che siano, però, di un Movimento di ideali, valori, rappresentazioni, strumenti simbolici di interpretazione e di rielaborazione della realtà, che costruisce una visione del mondo, del proprio Paese o anche soltanto della propria regione. Aperto, discutibile, che non si identifichi con la verità ma che sia alla continua ricerca della verità. Si chiami Sardine o Tartarughe. Senza queste condizioni, il disorientamento generale, la frammentazione dei riferimenti culturali, la superficialità di massa, gli istinti di odio, peggioreranno ulteriormente le condizioni dell’Italia. E sarà la morte del pensiero. Anche l’Europa ha bisogno del rilancio di una politica per le persone che parta da una nuova società civile giovane e che sappia porre le questioni con un approccio radicale e un pensiero rivoluzionario.