La Basilicata dei fondelli. Eni e il nuovo paradiso della val d’Agri
I petrolieri promettono: le caprette faranno ciao, i monti sorrideranno e i sogni saranno desideri. In fondo basta un poco di zucchero e la pillola va giù
“Energy Valley è un progetto integrato e trasversale che intende creare in Val d’Agri un nuovo modello produttivo basato sulla diversificazione economica, sulla sostenibilità ambientale e sull’economia circolare.
Il programma include progetti industriali a forte valenza di sostenibilità, progetti di innovazione, iniziative di collaborazione con gli stakeholder locali, progetti di riqualificazione agricola e funzionale delle aree adiacenti al Centro Olio Val d’Agri.
I punti qualificanti del programma sono la gestione sostenibile delle risorse, lo sviluppo economico e occupazionale, l’efficientamento energetico, la ricerca e l’innovazione tecnologica.”
Lo scrive Eni in una delle sue pagine internet dedicate alla Basilicata. E c’è da fidarsi. C’è da fidarsi allo stesso modo di quando dal 1999 e fino al 2014 ha predicato le stesse cose con un nome diverso. Green economy, sviluppo sostenibile, agricoltura innovativa, centro tecnologico, tutela ambientale e via cantando. C’è da fidarsi, come quando dicono che la nube bianca fuoriuscita da un loro termodistruttore è semplicemente vapore acqueo. E mentre vi fidate, si scopre che quella nuvola contiene anidride solforosa in quantità indicibili.
Questo progetto – Valle dell’Energia – sembra essere la riproposizione, con parole rinfrescate, delle giaculatorie già recitate in passato. Una bella esca a cui hanno già abboccato in molti. I media hanno cantato le lodi di questo programma che trasformerà la val d’Agri da terra desolata, depredata, devastata a paradiso in terra. Dove le caprette faranno ciao e i monti sorrideranno. Gli incubi diventeranno sogni belli, favole vere in cui ciascuno può trovare lo spazio per vivere nella gioia della ricchezza.
Tutto questo grazie alla bacchetta magica Eni, i cui poteri sono stati illustrati qualche giorno fa alla stampa da Walter Rizzi, vice presidente del Distretto meridionale. Nel frattempo, in attesa che l’eden venga alla luce, il cane a sei zampe – socialmente responsabile e altruista – metterà a disposizione di tutti, anche di Arpab, i dati del suo sistema di monitoraggio ambientale. Che figata! Il petroliere analizza la qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo di cui fa strage e ci offre su un piatto d’argento tutti i dati, naturalmente credibili e affidabili.
Ma la bontà del petroliere non finisce qui. Fino ad oggi, nell’area del Cova – grazie a Eni – sono stati “riqualificati oltre 50 ettari, dei quali 40 a uso agricolo, e 6 fabbricati che erano in stato di degrado”. Si tratta per caso della ricompensa per le migliaia di ettari a terreno agricolo e pascolo, una volta produttivi, che sono stati abbandonati per causa dell’industria petrolifera-predatoria? Chissà. Intanto quella riqualificazione serve per un’altra figata a forma di specchio per le allodole: Agrivanda, un progetto che riguarda la produzione di piante officinali, attività laboratoriali e didattiche e bio-monitoraggio tramite apicoltura.
La val d’Agri si spopola – tutta la Basilicata si spopola -, i dati socio-economici e demografici sono drammatici grazie all’inganno del petrolio e all’incapacità della politica di innescare processi di sviluppo veri. E lui, l’ambasciatore che non porta pena dell’Eni, Walter Rizzi, rilancia: “vogliamo che la val d’Agri diventi attrattiva”. E qui – considerato che in 20 anni le condizioni di quel territorio sono peggiorate – la domanda è d’obbligo: attrattiva per chi? E i nostri rappresentanti politici esultano e si vendono la partita per qualche spicciolo di consenso. I media imparziali e oggettivi danno la notizia così com’è. E com’è? Uguale a come l’ha raccontata l’ambasciatore Walter Rizzi.