Basilicata &Total. L’accordo tutto cifre e niente arrosto

3 dicembre 2019 | 16:43
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Basilicata &Total. L’accordo tutto cifre e niente arrosto

Ormai hanno deciso, dobbiamo tenerci i petrolieri in casa per circa 30 anni ancora. E allora proviamo a evitare ulteriori danni

Ormai hanno deciso, dobbiamo tenerci i petrolieri in casa per circa 30 anni ancora.

E allora proviamo ad evitare che questa gente, girando per stanze e corridoi, distrugga definitivamente l’immobile e i suoi residenti.

L’anno scorso il Mise ha sospeso tutte le attività di prove d’esercizio funzionale degli impianti di Tempa Rossa e la Regione il giorno prima diffidò Total dalla esecuzione delle prove. Ma le criticità per le quali erano scattate la diffida e la sospensione, sono state rimosse? Tutte rimosse?  Questa domanda la rivolgiamo all’assessore Gianni Rosa il quale un mese fa ci ha rassicurati: “non sono ancora autorizzati”. Bene. Chiuso l’accordo si sentono rumori di riavvio degli impianti ma sul superamento di quelle criticità nessuno ha informato i cittadini. Avrebbe dovuto farlo Vito Bardi quando, nei giorni scorsi, ha diffuso le cifre dell’accordo.

Oltre il vile danaro vorremmo sapere se in quell’accordo c’è scritto che la Regione debba verificare e controllare le quantità di petrolio estratto, in modo da garantire la coerenza tra i livelli di produzione dichiarati e quelli effettivi.

Vorremmo sapere se c’è l’obbligo di un deposito cauzionale per la rimozione degli impianti alla fine della loro vita tecnica e per la bonifica delle aree interessate alle estrazioni. Vorremmo sapere se è prevista la costituzione di entità legali in loco per la gestione delle estrazioni non solo sotto il profilo tecnico ma sotto il profilo amministrativo con un sistema certificato di transfer price verso i gruppi di appartenenza.

Vorremmo sapere se è previsto il finanziamento di studi di impatto sanitario, con monitoraggi costanti, realizzati da enti indipendenti.  Vorremmo sapere se è stato previsto l’accesso agli impianti a una Commissione tecnica mista di verifica composta da esperti nominati dalla Regione e dalle Associazioni ambientaliste, con visite a corto preavviso. Se è stato previsto un sistema di controllo, oltre il rispetto delle norme sugli affidamenti e sulla regolarità contrattuale, sulle imprese dell’indotto finalizzato a evitare infiltrazioni criminali nei subappalti e nell’assunzione di manodopera.