Il sottosegretario del M5S, la masseria e l’affare senza scrupoli

11 novembre 2019 | 17:55
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Il sottosegretario del M5S, la masseria e l’affare senza scrupoli
Il sottosegretario del M5S, la masseria e l’affare senza scrupoli
Il sottosegretario del M5S, la masseria e l’affare senza scrupoli
Il sottosegretario del M5S, la masseria e l’affare senza scrupoli

Il senatore Arnaldo Lomuti e i suoi colleghi siano politicamente più trasparenti e coraggiosi sulla vicenda della masseria Galeota acquistata all’asta dall’esponente di governo

E’ il 7 novembre 2018, il senatore Arnaldo Lomuti, insieme ad altri quattro suoi colleghi, – tutti del M5S – presenta un’interrogazione al ministro della Giustizia: …si chiede di sapere se ricorrano i motivi per intraprendere le opportune iniziative ispettive previste dall’ordinamento presso gli organi deputati all’applicazione del diritto e al funzionamento della giustizia nel tarantino e nel potentino, con particolare riferimento al Tribunale di Taranto, alla Procura di Taranto, alla sezione distaccata di Taranto della Corte di appello, al Tribunale di Potenza e alla Procura di Potenza…

Si tratta della questione aste giudiziarie nel Tarantino e delle anomalie segnalate da decine di cittadini che accusano i giudici tarantini e potentini di malfunzionamento della giustizia nel quadro delle esecuzioni immobiliari. I senatori interroganti segnalano casi emblematici di cittadini che lamentano procedure anomale, se non illegittime, da parte degli organi decidenti e di loro ausiliari, appartenenti al Tribunale di Taranto. Le doglianze – scrivono gli interroganti – riguardano vendite a prezzo vile, mancato rispetto delle procedure, rigetto di ricorsi giuridicamente immotivati o con anomala repentinità, quasi inesistenza di turnazione dei magistrati che si occupano di aste, denunce (anche penali) inerenti a un vero e proprio “sistema” aste nel Tribunale tarantino, condotte discutibili o inclini a favorire le banche.

Casi dei quali Basilicata24 si è occupato con dovizia di particolari. Scrivono infatti i senatori del M5S: la gravità dei fatti è stata evidenziata anche dalla testata on line “Basilicata24” attraverso un articolo del 4 novembre 2016, che, descrivendo il sistema illegale di gestione delle procedure delle aste fallimentari, ha finanche prodotto un video di conversazione avvenuta presuntivamente nello studio di un curatore fallimentare, da cui si ricaverebbe che un ausiliario di un magistrato avrebbe richiesto all’imprenditore, per conto del magistrato, una somma di denaro di circa 20.000 euro per chiudere ogni questione, con tanto di fissazione di incontro successivo con il magistrato stesso presso il quarto piano del Tribunale di Taranto; sempre la testata on line lucana, nelle date del 18 marzo 2017 e 20 marzo 2018, ha pubblicato due interviste all’avvocato Anna Maria Caramia, del foro di Taranto, simbolo delle denunce riportate nel presente atto di sindacato ispettivo riguardanti i tribunali di Taranto e Potenza, nelle quali, oltre a riportare alcuni dei casi già descritti, si evidenzia un’evoluzione in peius della situazione. Il ministero non avrebbe ancora risposto. Qui l’interrogazione

Ancor prima di Arnaldo Lomuti, nel 2016, quindici senatori del M5S avevano messo in evidenza, in due interrogazioni, quelle che erano le criticità da accertare relativamente alle aste immobiliari al tribunale di Taranto. Ma tutte queste interrogazioni a che cosa sono servite?

Il senatore sottosegretario del M5S e le orecchie da mercante

Tanta sensibilità politica alle vicende oscure delle aste giudiziarie non sembra aver commosso il collega dei senatori interroganti. Si tratta di Mario Turco, eletto il 4 marzo 2018 al senato nelle liste del M5S e attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla Programmazione economica e investimenti. È lui il protagonista di un’opaca vicenda legata alla vendita all’asta della Masseria Galeota, sulla litoranea jonico-salentina, a Leporano, ad appena 8 chilometri da Taranto, ubicata ai piedi del Parco archeologico di Saturo. Un bel posto anche se sull’ sfondo, guardando verso Taranto, emerge quel mostro dell’impianto siderurgico ex Ilva.

I fatti

Non ho più niente, mi hanno portato via la mia masseria, la mia vita. Mi incatenerò davanti al ministero della Giustizia, non ho più nulla da perdere”. Lo racconta con le lacrime agli occhi Enzo Papa, 52 anni, nel vedere i sigilli giudiziari apposti al suo sogno e alla sua casa.

Enzo Papa – scrive il Fatto Quotidiano del 4 maggio 2019 – ha acquistato nel 2002, quello che era un rudere, la Masseria Galeota, per 300 mila euro, contando anche sulla buonuscita del padre.

Papa si rivolge ad una banca accendendo un mutuo di 200 mila euro per trasformare il rudere in una masseria con bed & breakfast, un oleificio, e un ristorante, con 850 mila euro di costo finale della ristrutturazione.

L’attività va molto bene, fino all’arrivo della crisi economica. A causa delle foto, dei camini dell’Ilva che inquinavano, e che hanno fatto il giro del mondo, i turisti iniziano a diminuire ed Enzo Papa non ce la fa più a pagare le rate del mutuo. La banca pignora la masseria nel 2012 che viene messa all’asta.

Le prime aste del tribunale fallimentare vanno deserte e quindi il prezzo scende fino a 375mila euro. Nel frattempo, la società Kanapa S.r.l., nell’orbita dei vecchi proprietari, dà mandato ad un avvocato per riacquistare la masseria e versa 75mila euro (pari al 20% del prezzo minimo di acquisto). Ma quando l’Avv. Macripò, delegato del Giudice di Taranto Andrea Paiano, apre l’asta, sul portale è presente una sola offerta: quella del senatore penta stellato Mario Turco. Eppure i bonifici sono due: uno di Turco e uno di Kanapa S.r.l. Ma dell’offerta di Kanapa non si vede traccia. Perché? L’offerta di Kanapa S.r.l. non era stata inviata dal Ministero di Giustizia al portale delle aste poiché il file generato all’atto della registrazione era stato rinominato. E l’assurdo è che dal Ministero era arrivata via Pec la ricevuta dell’avvenuta ricezione e registrazione dell’offerta.

La dottoressa Tonia Macripò delegata alla vendita dal giudice delle esecuzioni Paiano, non indica nel verbale di aggiudicazione l’esistenza di un secondo bonifico, cioè quello di Kanapa S.r.l. Viene perciò immediatamente presentata un’istanza di revoca dell’aggiudicazione, alla quale il senatore Turco si oppone, e il giudice incredibilmente la respinge, sostenendo che il bene non è detto che sarebbe stato aggiudicato ad un prezzo più alto in caso di nuova asta. Una strana teoria quella del giudice Paiano. Si saprà poi che la Kanapa S.r.l. aveva dato mandato all’avvocato di rilanciare sino a 800 mila euro. Mandato che è gli atti dell’informativa della Guardia di Finanza.

Fatto sta che la Masseria è aggiudicata al prezzo viledi 375mila euro al senatore e sottosegretario Mario Turco.

Dopo l’aggiudicazione fioccano le opposizioni della debitrice e della società Kanapa, ma nessun effetto sortiscono al tribunale di Taranto. Di lì a poco, senza che il provvedimento di liberazione dell’immobile fosse notificato alla società occupante, il 29 aprile 2019, si presentano alla Masseria Galeota il funzionario (senza delega e forse senza il potere di farlo) dell’Istituto Vendite Giudiziarie Paolo Annunziato, accompagnato da due Carabinieri, e la signora Grazia Peluso, madre del senatore Turco, accompagnata dal legale di suo figlio. L’inventario dei beni esistenti dura otto ore, con tanto di paste e cappuccino bene auguranti offerti dalla mamma del senatore; si provvede a cambiare le serrature consegnando le chiavi ad un incaricato di Turco.

Il reclamo presentato dalla Kanapa S.r.l. che chiedeva di rifare l’asta è stato dunque rigettato. E le denunce contro il giudice Paiano e i suoi ausiliari pendono ancora presso il tribunale di Potenza e di Taranto.

Sembra che, al momento, il sottosegretario l’abbia avuta vinta

In una telefonata con la collega Sandra Amurri del Fatto Quotidiano, Mario Turco nega di conoscere la famiglia Papa, seppure vicini di casa. E certamente negherà anche le voci che parlano di una certa amicizia tra lui e il giudice dell’esecuzione Andrea Paiano. Sussurri di paese raccontano di partite a tennis tra i due.

Quella masseria ha un valore enorme, in quanto collocata in un’importante area archeologica sulla quale il ministero dei Beni Culturali avrebbe investito 5 milioni di euro per lavori di restauro e valorizzazione riguardo al Parco archeologico di Saturo. Bando poi annullato in autotutela per imprecisioni nel capitolato d’appalto.

Insomma, un senatore e sottosegretario partecipa a un’asta fallimentare, non vede le anomalie procedurali né si preoccupa dell’opportunità politica di evitare situazioni così imbarazzanti. Soprattutto dopo che i suoi colleghi hanno segnalato in parlamento situazioni anomale simili a quelle che lo vedono protagonista.

Abbiamo contattato il senatore Lomuti, attuale vice presidente del gruppo M5S al senato, il quale ci ha confermato che il ministero non ha ancora risposto alla sua interrogazione. In relazione alla vicenda di Mario Turco ha testualmente detto: “non ricordo bene il caso ma ricordo che il collega Turco ha chiarito la sua posizione, comunque mi informerò”.

Questa vicenda sembra sancire oltre l’incoerenza politica di taluni esponenti penta stellati, l’impossibilità di rimuovere ingiustizie e prepotenze in certi ambienti giudiziari. Il senatore Lomuti, e gli altri interroganti Grillini, assumano una posizione più limpida sulla vicenda ormai molto chiara almeno sotto il profilo dell’opportunità politica e della coerenza morale del senatore Mario Turco il quale ad oggi non avrebbe fatto altro che arrampicarsi sugli specchi, minacciando querele a destra e a manca. Aspettiamo dal senatore Lomuti chiarimenti più approfonditi che saremo lieti di ospitare sul nostro giornale.

Abbiamo chiesto all’avvocato Anna Maria Caramia del foro di Taranto, simbolo delle denunce contro il sistema delle aste giudiziarie, un commento. Avvocato, che idea si è fatta di questa vicenda?

Ho inizialmente conosciuto la questione della masseria Galeota dalla stampa e non nascondo che ho provato disappunto nel leggere che il senatore Turco affermava di aver acquistato da privato cittadino e non già in qualità di senatore. Non si capisce che cosa voglia dire.

Pochi giorni fa, poi, dalla società debitrice mi è stato conferito mandato per cui ho iniziato ad approfondire anche dal punto di vista tecnico-giuridico la questione di questa bellissima masseria. Limitando il mio commento in questa sede a-tecnica, voglio dire che ho trovato inopportuno che il giudice Paiano non abbia annullato l’aggiudicazione del 17 gennaio 2019 che è avvenuta a prezzo vile; di certo si sarebbe venduta la masseria a prezzo di gran lunga più alto e questo sarebbe stato un chiaro interesse della procedura che egli ha diretto. La possibilità di un’aggiudicazione a prezzo maggiore era indubitabile, tanto più che – come avete scritto –  la Kanapa aveva conferito mandato per rilanciare sino ad 800 mila euro.

Mi sarei aspettata, da cittadina, che il senatore Turco, a fronte del reclamo della società esclusa dalla gara, avesse egli stesso rinunciato a quell’aggiudicazione, per poi partecipare alla nuova competizione. Sarebbe stato più elegante e rispettoso delle procedure da parte di un esponente del Governo eletto in quel territorio.

E poi non credete sia incoerente il fatto che l’attuale sottosegretario abbia acquistato all’asta presso il tribunale di Taranto? Tribunale finito nelle interrogazioni dei suoi colleghi parlamentari per presunte irregolarità? Ricordo i titoloni dei giornali in occasione delle interrogazioni del 2016 “abusi in tribunale, dodici senatori accusano i giudici” oppure “aste giudiziarie, i Grillini puntano palazzo di giustizia”.  Addirittura – come avete scritto – c’è stata un’altra interrogazione sempre del M5S nel 2018. Mi fermo qui.