Petrolio. Basilicata alla mercé delle chiacchiere. Il Consiglio regionale discute e nulla decide
La seduta assembleare di ieri è finita a tarallucci scaduti e vino andato a male
Tutto parte dalla relazione di Vito Bardi. Il presidente, dopo aver illustrato a grandi linee gli esiti delle trattative con Total, e chiarito che la delega al petrolio è in capo a sé, fa un’apertura importante alla minoranza. Non prima di aver “tirato le orecchie” a Gianni Rosa. Il presidente, infatti, in un passaggio del suo intervento scrive testualmente: Credo comunque necessario affermare in modo netto che non è possibile in nessun caso sedere a un tavolo di negoziati apponendo pregiudiziali discutibili. È la stessa critica mossa dal commissario leghista Marzio Liuni a Gianni Rosa, in un’intervista pubblicata ieri dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Immediatamente dopo la precisazione di Bardi, Mario Polese ex Pd, ora Italia Viva, gioisce per “l’estromissione di Rosa e della Lega dall’affaire petrolio”.
Dovrà ricredersi a fine Consiglio quando la risoluzione presentata dalla minoranza di centro sinistra per bocca di Roberto Cifarelli che, tra l’altro, ribadiva con più chiarezza il ruolo esclusivo di Vito Bardi nella partita, sarà bocciata. La risoluzione precisava senza equivoci, in linguaggio politico, che Gianni Rosa e la Lega fossero fuori gioco e che il governatore si impegnasse a discutere in Consiglio regionale le conclusioni delle trattative con i petrolieri per essere autorizzato alla firma. La maggioranza presenta una contro risoluzione, che stralcia le precisazioni sull’esclusiva di Bardi e elemina il tema dell’autorizzazione alla firma. La risoluzione della maggioranza – di chiara impronta leghista – non sarà votata per mancanza del numero legale. E veniamo all’apertura di Bardi che, in qualche modo, ha rinforzato l’idea nella minoranza di centro sinistra che si potesse tentare il colpo della risoluzione.
Bardi richiama l’intero Consiglio regionale alla coesione e alla collaborazione sulle questioni petrolifere e lascia intendere che tutti, maggioranza e minoranza, possano e debbano impegnarsi insieme per l’obiettivo comune della tutela degli interessi della Basilicata. Aggiunge che la comunità lucana sarà informata su ogni passaggio delle trattative. Questa apertura, accanto alla tirata di orecchie a Rosa e insieme alla precisazione della delega sul petrolio trattenuta in capo alla presidenza, ha suscitato nella minoranza l’idea per cui fosse possibile l’apertura di una nuova stagione di collaborazione. Tant’è che Marcello Pittella azzarda un ragionamento che propone un metodo collaborativo non solo sulle questioni petrolifere, ma su tutti i grandi temi che riguardano la Basilicata.
Il dibattito consigliare, che alla vigilia sembrava dovesse essere infuocato, in realtà è sembrato a tratti una specie di “vogliamoci bene” tra maggioranza e minoranza di sinistra, a parte le solite incursioni polemiche dell’assessore Francesco Cupparo.
Con un finale però che lascia molti dubbi sul tappeto. Il continuo tentativo di Marcello Pittella – ormai da tempo – di portare Vito Bardi sulle posizioni della minoranza anche questa volta non sembra abbia avuto successo. I leghisti devono aver annusato qualcosa nell’aria che non li convince. Con la loro contro risoluzione hanno lanciato un chiaro segnale a Pittella e ai suoi: “qui nessuno è fesso”. E l’aver fatto mancare il numero legale al momento della votazione sulla loro risoluzione, dopo aver bocciato quella della minoranza, segnala fibrillazioni serie nella maggioranza.
Nelle prossime settimane, magari qualche mese, accadrà qualcosa che oggi non è chiaramente decifrabile. Probabilmente assisteremo a un rimpasto nella Giunta o addirittura a capovolgimenti più profondi.
Intanto, al momento Gianni Rosa è ancora al suo posto, la Lega non è fuori dalle trattative, come chiesto – ingenuamente o strumentalmente – da Mario Polese, mentre il presidente Bardi ha soltanto messo una pezza sulle polemiche recitando il ruolo del presidente di tutti.
Dunque, che cosa hanno deciso? Nulla. Un Consiglio regionale che, dopo un lungo dibattito sulla vicenda petrolifera, non riesce nemmeno ad approvare un documento che dia conto delle conclusioni, deve preoccupare.