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L’ignoranza e l’odio sono fenomeni sociali che chiamano in causa una rivoluzione politica e culturale

2 novembre 2019 | 13:32
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L’ignoranza e l’odio sono fenomeni sociali che chiamano in causa una rivoluzione politica e culturale

Viviamo in una società “socchiusa”. Chiusa in un recinto invisibile, per consentirne il controllo. Aperta in uno spazio visibile, affinché gli individui si sentano liberi di agire e capaci di autodeterminarsi. È questo l’inganno

L’ignoranza è una malattia spesso accompagnata da un’altra patologia: l’odio. Due mali che insieme costituiscono un detonatore sociale molto pericoloso. Sono come degli “spiriti animali” che turbano e violentano la ragionevolezza delle persone. I loro batteri attaccano le basi della razionalità, dell’empatia e della consapevolezza. A lungo andare minano le strutture della convivenza civile e quel che rimane della democrazia. I sentimenti e le pratiche di libertà rischiano il soffocamento e anche le istanze di giustizia sociale subiscono un rovesciamento di logica. Il sentimento si frantuma in impulsi, la ragione si scioglie negli istinti e la conoscenza si annulla nelle credenze.

Bisogna dunque immaginare antidoti che curino la malattia oltre che il malato. Se la malattia dilaga e nessuno si preoccupa di contrastarla ed eliminarla, nonostante si curi il malato, altri si ammaleranno. Dunque, sarebbe necessario contrastare l’ignoranza e l’odio, in quanto fenomeni sociali dilaganti. E mentre osservo il conflitto costante, a colpi di post sui social, di riflessioni sui giornali, corpo a corpo tra i presunti sani o immuni e i presunti malati, osservo anche che nessuno si sta preoccupando della malattia.

E un motivo ci sarebbe, non l’unico, ma a mio avviso il più importante. I lati oscuri, della conoscenza e della consapevolezza, i vuoti cognitivi, che caratterizzano la società contemporanea, sono necessari all’espandersi del potere neo capitalistico e all’ideologia neo liberista. L’ignoranza esiste perché le persone non devono sapere chi e come manovra la sorveglianza nel panottico digitale e consumistico in cui tutti siamo detenuti. L’odio serve a mantenere il rozzo conflitto nel quadro delle relazioni tra individui, gruppi, nazioni. Ignoranza e odio sono il mangime che i carcerieri del mondo spargono nel cortile della società. E noi tutti, come polli affamati, ci affondiamo il becco.

I rigurgiti razzisti e totalitaristici, i nazionalismi identitari, il consumismo irrazionale, l’ansia sociale e la banalizzazione dei valori, sono fenomeni che crescono non per caso. Sono disvalori e comportamenti imposti, che devono sedimentarsi nelle menti per trasformare la struttura psichica degli individui e modificarne le coscienze. In tal modo la società diventa sorvegliabile nella sua detenzione nel panottico del potere economico, digitale, finanziario, culturale dei proprietari dei mezzi di produzione degli algoritmi e dei mezzi di produzione della ricchezza. E notate, anche la redistribuzione della ricchezza prodotta avviene nella forma del mangime dosato per gli animali. Ma questa è un’altra storia.

Dunque, bisogna curare la malattia odio-ignoranza per evitarne l’espansione attraverso il contagio diretto e indiretto. Il più subdolo, quello utilizzato dal Potere, è il contagio indiretto mediato da vettori animati quali i movimenti politici, le televisioni, i giornali, i social media, il web in generale. Tutti vettori che moltiplicano nell’organismo sociale gli agenti patogeni della malattia, attraverso la diffusione dei saperi e delle pratiche funzionali al sistema “carcerario” e all’invisibilità del controllo. Perché il Potere non ci controlla più dall’alto, ma da dentro. E le società diventano sempre più “socchiuse”. Chiuse in un recinto invisibile, per consentirne il controllo. Aperte in uno spazio visibile, affinché gli individui si sentano liberi di agire e capaci di autodeterminarsi. È questo l’inganno. I sorveglianti, i potenti, seducono le masse, non impongono regole e comportamenti, lasciano che sia tu ad accoglierli nel campo delle facoltà della tua coscienza.

Fatto sta che al momento, non esistono forme significative di ribellione o rivoluzione delle coscienze, tipiche delle società aperte. Non esiste un movimento sociale, culturale o anche politico che faccia della produzione e del consumo della conoscenza un cavallo di battaglia per le libertà e la democrazia. Le istanze di giustizia sociale sono limitate a prosaiche “pretese” materiali nel quadro di un riformismo debole. Gli orizzonti della politica sono rinchiusi nel recinto delle richieste e dei reclami dell’elettorato.

Curare le malattie odio e ignoranza servirebbe a rendere più libere e giuste le società. Per farlo è necessario un vasto movimento sociale e politico che metta al centro delle finalità il tema della produzione e del consumo delle conoscenze e della proprietà dei mezzi di produzione della conoscenza. Ne colga gli aspetti critici e strategici e sia in grado di proporre un programma di superamento – debellare la malattia – dei fattori che alla radice sprigionano il male. Una vera rivoluzione nel sistema scolastico e dell’istruzione, in cui la capacità critica, l’empatia, la cultura siano considerati fattori fondamentali. Per esempio, la filosofia, la sociologia, la psicologia e tutte le arti, dovrebbero essere discipline obbligatorie, insieme alla formazione matematica e informatica. Sapere come funziona e come si crea un algoritmo, con tutti i risvolti commerciali e culturali conseguenti, aiuta a non essere consumatori passivi di conoscenza. Conoscere i filosofi, i sociologi e il loro pensiero aiuta a mantenere un atteggiamento critico nei confronti dei fatti e dei fenomeni che ci circondano.  Occorre una rivoluzione nell’approccio al tema delle disuguaglianze che rovesci la logica degli interventi da ex post a ex ante e investa risorse nell’itinere. Rendere producibile e riproducibile la conoscenza nel quadro di un’accessibilità diffusa, direi di massa, capirne i “funzionamenti” e trarne la necessaria consapevolezza per orientarsi nei comportamenti e nelle relazioni, oggi è fondamentale. Sapersi confrontare con la complessità è vitale.

In sintesi, occorre un movimento sociale e politico che abbia all’orizzonte la costruzione di una società della cultura, in cui agiscano individui colti – che non vuol dire istruiti e addestrati – e capaci di costruire relazioni e condizioni degne di una vita per cui vale la pena vivere. Il resto, in una società così sviluppata, si aggiusterebbe per naturale consecutio.

Ma ciò non è possibile in mancanza di un conflitto con le strutture cognitive e ideologiche del neo liberismo e del neo capitalismo. A nulla servono i riformismi di destra e di sinistra se limitati nel recinto delle logiche “religiose” del determinismo capitalistico per cui altre forme di società e di economia non sarebbero praticabili.

L’alternativa esiste e può diventare l’orizzonte di movimenti sociali e politici che, ispirandosi ai valori più autentici di libertà, democrazia, partecipazione e giustizia sociale, abbiano come obiettivo una società della cultura e della conoscenza. Perché oggi, a differenza di quanto si creda, non viviamo nella società della conoscenza, ma siamo fermi alla società dell’informazione in cui la qualità del prodotto imposto ai consumatori è causa delle malattie dell’ignoranza e dell’odio su cui si basa la salute dei padroni del panottico.