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Dimesso dall’ospedale, muore subito dopo ma risulta ancora ricoverato

26 novembre 2019 | 19:00
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Dimesso dall’ospedale, muore subito dopo ma risulta ancora ricoverato

La tragica fine del 67enne di Rionero, Angelo Vaccaro

È stata fissata per il giorno 11 dicembre prossimo l’udienza preliminare dinanzi al giudice Ida Iura, per la morte di Angelo Vaccaro, avvenuta a Rionero a poche ore dall’uscita dall’ospedale di Potenza dove era stato ricoverato per un infarto. Imputato, un medico dell’Unità di Terapia intensiva Cardiologica (Utic) dell’ospedale San Carlo, accusato di omicidio colposo.

Lo dimettono senza effettuare alcun controllo

Vaccaro, 67 anni, viene ricoverato la mattina del 10 febbraio 2017 per un infarto del miocardio acuto. Nel pomeriggio del 16 febbraio il medico di turno responsabile -si legge nella richiesta di rinvio a giudizio del pm Ersilio Capone- avrebbe dimesso il paziente senza effettuare alcun controllo del valore della troponina, valore che può predire un infarto. E considerato che il giorno prima quel valore risultasse ancora molto elevato (14,09ng/ml), dopo l’angioplastica coronarica complessa a cui era stato sottoposto il 67enne, sarebbe stato necessario effettuare un altro esame prima delle dimissioni.

Mandato a casa senza posologia dei farmaci

L’insufficienza mitralica severa ed una ipertensione polmonare severa con riscontrate nel paziente già il 13 febbraio – secondo il magistrato- avrebbero reso necessario, in base alla migliore scienza ed esperienza medica, un ulteriore periodo di monitoraggio. “Invece – scrive ancora il pm- il medico aveva disposto la dimissione del paziente in modo a tal punto frettoloso da omettere persino la consegna al Vaccaro e ai suoi familiari della scheda di dimissione, contenente le prescrizioni specifiche dei farmaci da assumere a casa, con le rispettive posologie”.

Sarebbero state queste “condotte omissive” e commissive del medico- secondo il pm Capone- ad impedire la necessaria e costante osservazione dell’evoluzione del quadro clinico del paziente.  Inoltre – sempre secondo il pm- sono mancati la tempestiva diagnosi e gli adeguati interventi terapeutici in caso di aggravamento delle patologie cardiache diminuendo notevolmente la possibilità di guarigione completa. Angelo Vaccaro è deceduto all’interno della propria abitazione poche ore dopo le dimissioni dall’Utic con la diagnosi redatta dallo stesso medico (imputato) di infarto del miocardio acuto della parete infero posteriore in soggetto con coronopatia bivasale ed insufficienza mitralica severa.

I familiari, la figlia Rossella e il genero Fausto Blasi, raccontano che quel 16 febbraio l’uomo dopo aver trascorso diverse ore su una sedia, avendo dovuto cedere il posto letto a un altro paziente, viene dimesso. Lo riportano a casa dopo aver ritirato i farmaci prescritti in reparto, nella farmacia dell’ospedale. Solo una volta giunti a Rionero si accorgono che nella busta contenente la documentazione sanitaria, consegnata loro dal medico di turno, mancano il foglio di dimissione e le indicazioni di posologia per l’assunzione degli stessi farmaci. Dopo essersi rivolti al loro medico curante e dopo aver quest’ultimo contattato il collega dell’Utic si accordano per recarsi il giorno seguente, in ospedale a Potenza, a ritirare il resto delle carte.

L’uomo è già morto a casa ma risulta ancora ricoverato

Intanto alle 21 circa di quello stesso giorno, Angelo Vaccaro dopo essersi steso sul letto per riposare muore per arresto cardiocircolatorio, come accertato dal personale del 118 intervenuto per soccorrere l’uomo.

Il giorno dopo, il genero di Angelo, Fausto Blasi, recatosi in ospedale per ritirare la documentazione mancante con grande sorpresa si accorge tra le altre cose, che l’ormai defunto suocero, risulta dimesso quel giorno stesso e non il giorno prima come effettivamente accaduto.

Da allora sono trascorsi quasi tre anni. I familiari di Angelo Vaccaro, superata la fase più intensa di dolore, non si sono arresi e anche grazie all’assistenza legale dell’avvocato Francesco Lauri, del foro di Roma, sono riusciti ad ottenere l’apertura di un’indagine dalla Procura di Potenza culminata, ad oggi, nella richiesta di rinvio a giudizio per il medico. Richiesta su cui è adesso chiamato a decidere il Giudice dell’Udienza preliminare del Tribunale potentino.