Basilicata povera. Le scorie sociali smaltite nei cassonetti della coscienza

19 novembre 2019 | 13:01
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Basilicata povera. Le scorie sociali smaltite nei cassonetti della coscienza

Qualcuno svegli Vito Bardi sulle questioni vere, che a portare il cibo e i vestiti ai poveri ci pensano i volontari delle associazioni

Carlo Trerotola consigliere regionale dell’opposizione di centro sinistra, in una nota stampa diffusa ieri, chiede che la Regione Basilicata “destini più risorse ai poveri.” E affronta la questione sul piano economico pur rilevando le ripercussioni sulla salute di questi “poveri sfortunati”.

Capiamo la motivazione autentica che ha spinto il consigliere a lanciare l’appello. Siamo certi della sua sincerità. Tuttavia, non possiamo condividere il suo approccio che, purtroppo, appartiene a tutta la politica lucana.

Non esiste un’emergenza povertà, perché un’emergenza per sua natura dovrebbe avere una risposta imminente e persistere in tempi brevi. La povertà, esiste da sempre, con variabili diverse nel tempo e con fattori scatenanti che mutano in ragione dei mutamenti sociali e delle condizioni generali della popolazione. Si tratta quindi di un fenomeno strutturale che non si risolve destinando più risorse ai poveri, ma mettendo in campo politiche di superamento delle condizioni che creano povertà.

E se i poveri non sono un nemico della società, la povertà sì, lo è. Ed è quindi la povertà che bisogna combattere. Le associazioni di volontariato, laiche e religiose, che tamponano ogni giorno situazioni di emergenza (alimenti, vestiario, aiuti di ogni genere alle persone e alle famiglie indigenti o disagiate), meritano rispetto e gratitudine da parte di tutti. La politica però non può comportarsi allo stesso modo, non può agire con una spinta compassionevole o caritatevole.

La politica ha il dovere di dare risposte alle condizioni di povertà e agire per prevenirle nel tempo. La povertà è conseguenza di variabili diverse e complesse che non riguardano solo il reddito, gli alimenti, il minimo vitale. Esistono fattori culturali, relazionali, di esclusione e di marginalità che riguardano la dignità, la responsabilità e la partecipazione delle persone alla vita pubblica. Povero è anche chi non ha gli strumenti per interpretare il mondo, per partecipare, per esserci, per essere parte di relazioni sociali positive. La povertà è anche causa, causa dei problemi di salute, causa di trappole cognitive, causa dell’impoverimento valoriale del tessuto sociale. Causa dei ritardi nel progresso economico e culturale di un territorio.

E quello che manca è una politica per l’emancipazione, per la liberazione delle persone dalle condizioni di vita indesiderate e indesiderabili. Politica che chiama in causa le misure per il lavoro, per la scuola, per la cultura, per la sanità, per i trasporti, per l’urbanistica e l’ambiente, tanto per citarne alcune. Occorrono – ripetiamo – politiche complessive, integrate, armonizzate nel quadro degli obiettivi di superamento delle condizioni che creano povertà. I poveri non sono “sfortunati”, sono vittime, scorie sociali prodotte dai meccanismi della società di mercato che genera disuguaglianze e scarsità in abbondanza. Scorie che la politica non può smaltire nei cassonetti della propria coscienza.

Il 20 novembre è l’anniversario della convenzione Onu sui diritti dell’infanzia (30 anni). Vogliamo dare un’occhiata alle condizioni delle bambine e dei bambini in questa regione? Vogliamo domandarci se, per esempio, sono state immaginate politiche serie di contrasto alla povertà educativa? Ecco, qualcuno svegli Vito Bardi sulle questioni vere, che a portare il cibo e i vestiti ai poveri ci pensano i volontari delle associazioni. Esiste un piano regionale di contrasto alla povertà educativa? Esiste una programmazione regionale del welfare sociale degna di questo nome? In breve, esistono politiche intenzionalmente finalizzate a superare – e a prevenire – le condizioni di povertà?

Ecco, bene ha fatto Trerotola a sollevare la questione, seppure da un punto di vista “debole”. Ma adesso si vada fino in fondo, il Consiglio regionale spinga la Giunta a fare chiarezza programmatica su questo versante e faccia proposte politiche serie.