Sanità al buio. Il direttore generale dell’ospedale San Carlo ha paura della trasparenza. Che c’è da nascondere?
Vietato l’accesso ai documenti del data base del protocollo informatico
Massimo Barresi, direttore generale dell’Aor San Carlo di Potenza, per coprire le proprie carenze, dopo la nostra pubblicazione della nota della Regione Basilicata, con la quale gli si contestavano le sue inadeguatezze sui tempi di pagamento delle fatture, corre ai ripari. In che modo? Nel modo più maldestro possibile: oscurare le informazioni. Come farebbe una qualsiasi dittatura in Africa o in Asia. Fa emettere dalla sua direttrice amministrativa, anch’ella nominata in odore di illegittimità, un provvedimento che vieta l’accesso al protocollo informatico da parte di tutto il personale dell’Azienda San Carlo, in barba non solo alle più elementari regole di trasparenza, ma in aperta contrapposizione all’ormai sancito obbligo della Pubblica Amministrazione di consentire l’accesso civico generalizzato a tutti i propri atti, a tutti i cittadini, non solo agli interessati e, a maggior ragione ai dipendenti della stessa azienda. È ormai chiaro che il San Carlo è in mano a un vero e proprio “despota”, che pensa di gestire la più grande azienda sanitaria lucana con metodi discutibili. Che la politica intervenga, prima che sia troppo tardi. Qui la Nota di divieto di accesso al protocolloe quila nota della Regione pubblicata dal nostro giornale
Nella nota si parla di segretezza della corrispondenza, e non è uno scherzo. Roba da far rizzare i capelli. Quella nota del direttore amministrativo sembra rievocare un clima di caccia alle streghe, di persecuzione dei “traditori” interni, di sfiducia nei confronti dei dirigenti e dipendenti dell’intera Azienda. Insomma, nel frattempo che i tanti medici, paramedici, dipendenti tecnici e amministrativi lavorano ogni giorno per mantenere alta l’immagine dell’Aor San Carlo, Massimo Barresi fa di tutto per rovinarla, magari senza volerlo, perché a questo punto abbiamo dubbi che egli abbia la piena consapevolezza del ruolo che svolge.
Vogliamo ricordare al mega direttore generale Massimo Barresi che siamo in un regime normativo di accesso civico generalizzato agli atti della Pubblica Amministrazione, tutti gli atti, compresa la corrispondenza. Il decreto legislativo n. 33/2013 ha introdotto in Italia l’accesso civico di portata generale che stabilisce la trasparenza in funzione di una accessibilità totale alle informazioni.
Nel 2016 c’è stata un’innovazione ancora più radicale che ha riguardato l’introduzione nel nostro ordinamento dell’accesso civico generalizzato, disciplinato dal d. lgs. n. 97/2016, che modifica il decreto trasparenza, equivalente al FOIA, Freedom of Information Act, di origine statunitense. Tale tipo di accesso consente a chiunque di accedere a tutti i dati e ai documenti detenuti dalle amministrazioni con i soli, ovvi, limiti legali.
I limiti di accessibilità possono essere stabiliti soltanto con una legge dello Stato e non certo con una lettera di un direttore amministrativo che, addirittura, impone un divieto gli stessi dipendenti dell’Azienda.
Che cosa ha da nascondere Massimo Barresi? Si rassegni, la legge va nella direzione opposta: la Pubblica amministrazione deve essere una “casa di vetro”. Ma il nostro direttore generale la sogna come una camera oscura. Ci aspettiamo che gli organismi di controllo e gli stessi sindacati reagiscano a questi comportamenti da dittatorello del feudo ospedaliero.