Mazzette e appalti in Basilicata. Collusioni tra politica, imprese e un sottufficiale della Finanza

17 ottobre 2019 | 13:55
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Mazzette e appalti in Basilicata. Collusioni tra politica, imprese e un sottufficiale della Finanza

Tre arresti. Presunto utilizzo di una tangente per la campagna elettorale di Marcello Pittella. Indagini ancora in pieno svolgimento

Sono tre le persone arrestate nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura di Potenza, e condotta dalla Squadra Mobile, su estese, reiterate ed illecite collusioni tra Pubbliche amministrazioni, professionisti e imprenditori in Basilicata.

Le indagini, ancora in corso di svolgimento, hanno portato all’emisssione di tre misure cautelari a carico dell’avvocato Raffaele De Bonis, del foro di Potenza, del luogotenente della Guardia di Finanza Paolo D’Apolito e del segretario dell’ex governatore lucano, Marcello Pittella, Biagio di Lascio. Per tutti e tre gli indagati, il gip di Potenza ha disposto gli arresti domiciliari. Nei confronti di altri indagati sono stati disposti decreti di perquisizione.

Questo primo ed iniziale filone d’indagine ha consentito di delineare un quadro indiziario di indubbia gravità a carico degli indagati, in relazione a condotte di corruzione, corruzione in atti giudiziari, traffico illecito di influenze, reati commessi in un più ampio contesto di collusioni con Pubblici Ufficiali, capace di condizionare l’attività amministrativa della Regione Basilicata e di altre Pubbliche Amministrazioni.

In particolare sono emerse dazioni di denaro dell’avvocato De Bonis, in favore degli altri due indagati vuoi per ottenere, da D’Apolito, informazioni riservate, da utilizzare per scopi privatistici, vuoi per ottenere, da Di Lascio, le necessarie garanzie per condizionare lo sviluppo di procedimenti amministrativi riguardanti, una società facente capo all’imprenditore pugliese Vito Barozzi.

Durante l’attività d’indagine- che ha svelato un sistema di comunicazione fra gli indagati attraverso canali riservati – hanno assunto rilevanza investigativa i continui contatti telefonici ed i successivi incontri, tutti di persona, tra Di Lascio e De Bonis e fra quest’ultimo e D’Apolito durante i quali sono state versate, dal legale, somme di denaro contante destinate a remunerare i due.

In sostanza -spiega la Procura- De Bonis, oltre alla normale attività di assistenza legale, era divenuto il referente ed il tramite con le Pubbliche amministrazioni di una vasta cordata di imprenditori, fra i quali Barozzi Vito Matteo, amministratore della società Cobar.p.a., già beneficiaria di un appalto di circa 100 milioni di euro in Basilicata, che si sarebbe rivolto, in più occasioni, proprio all’avvocato potentino per i diversi “affari” da portare a termine in Basilicata e non solo.

Tra gli affari della Cobar, ha assunto rilievo nelle indagini, l’opera c.d. “Schema idrico Basento Tronco di Acerenza” e, soprattutto, il pagamento dei lavori realizzati — con successive varianti – dalla impresa pugliese.

In particolare l’iter amministrativo relativo a tale pagamento risultava bloccato negli uffici della Regione Basilicata, motivo per il quale De Bonis avrebbe richiesto a Di Lascio — individuato in virtù del suo rapporto molto stretto con l’allora governatore Marcello Pittella- di intervenire personalmente – e per il tramite dello stesso presidente della Regione Basilicata – in modo da intercedere e caldeggiare lo sblocco della pratica riguardante il pagamento dei lavori in variante eseguiti dalla Cobar Spa. Sblocco che effettivamente si realizzava proprio in seguito dell’intervento di Di Lascio, Di Pittella e di altri soggetti.

In tale contesto e proprio in occasione dei contatti finalizzati a sbloccare la pratica della Cobar, è stata documentata, anche visivamente, la consegna di 25 mila euro in contanti da parte dell’avvocato De Bonis a Di Lascio (asseritamente per sostenere la campagna elettorale di Pittella).

Lo svolgimento dell’attività investigativa a cui ha collaborato anche il Nucleo di Polizia economico-finanziatia della G.d.F. di Potenza – ha fatto emergere anche la condotta delittuosa posta in essere dal luogotenente della  Paolo D’Apolito .

In particolare, il finanziere, che era responsabile del delicatissimo ufficio informazioni della G.d.F in Basilicata, avrebbe venduto stabilmente al coindagato De Bonis la sua funzione pubblica e in particolare atti e informazioni riservate relative sia all’attività d’intelligence svolta dal suo Ufficio, sia ad indagini giudiziarie in corso, sia tratte dalla Banche dati in uso al Corpo.

In particolare, nel corso delle indagini, sono state documentate, anche visivamente, più dazioni di denaro contante di De Bonis a D’Apolito per un ammontare complessivo di circa 10mila euro.

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