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La poesia malinconica di Carmine Donnola

14 ottobre 2019 | 17:33
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La poesia malinconica di Carmine Donnola

Le parole camminano sul foglio muovendo tra i tratturi e le mulattiere della terra che conducono alla “solitudine del paese”. Le parole inciampano nel cammino, tra buche e pietre arrangiate sul selciato dei versi

Una vaga tristezza la noti già sul suo volto, tra le rughe scorrono sentimenti di inquietudine e vedi nei suoi occhi la delusione per il mondo e la gioia per se stesso, per la sua liberazione dalle tentazioni del male. Quello sguardo indulgente e a tratti severo ti porta per mano in questa terra lucana di storie inquiete. È Carmine Donnola, il poeta “artigiano” che scrive, arrotola e regala i suoi versi agli amici.

Ma non è questo che incanta chi lo incontra. Incantano il volto e il tono della voce, lo sguardo e le parole che sono un tutt’uno, in una complessità emotiva dalla semplicità disarmante. Carmine è la poesia che scrive, e quella poesia è Carmine. E pare che la simbiosi tra il poeta e la sua poesia faccia da sfondo narrativo alle bellezze e alle disgrazie della Lucania.  Non c’è nulla di più autentico nella sua poesia che egli stesso.

Carmine le parole le scava nella sua vita passata, presente e futura. Prima guarda il mondo e lo riflette in se stesso, poi scava alla ricerca di sorgenti di senso e infine scrive specchiandosi nel foglio bianco. Di Carmine Donnola non puoi farne un personaggio, impossibile. E della sua poesia non puoi farne cimeli e statue. Lui è persona che nulla impersona se non la sua autenticità. La poesia è piedistallo di Carmine, delle sue emozioni, della sua inquietudine, delle sue delusioni. La poesia è piedistallo del Poeta, dell’uomo nudo che prova a svelare la nudità della sua terra e dei paesaggi intimi della ruralità e dei suoi abitanti.

Tuttavia, il Poeta su quel piedistallo alza verso il cielo, rivolto al mondo intero, la poesia. Non cercate nel poeta stile, metrica e melodia. Cercate i percorsi assolati e tortuosi delle montagne, delle colline e delle distese di grano della Lucania. Le parole camminano sul foglio muovendo tra i tratturi e le mulattiere della terra che conducono alla “solitudine del paese”. Le parole inciampano nel cammino, tra buche e pietre arrangiate sul selciato dei versi. Non cercate stile sterile, metrica scontata e melodia orecchiabile. Cercate suoni, pastrani, rumori e fiori, sparsi ovunque crediate ci sia il deserto. Cercate il silenzio delle cicale intorno alle mani sporche di terra dura. Cercate la musica dell’erba pizzicata dal vento, del pietrisco rimosso dal passo dei muli, delle voci stonate nelle cantine e nei vicoli. Cercate il rumore violento delle armi da guerra, la malinconia della rassegnazione e paesaggi di speranza. Troverete tutto questo nel Poeta e nella sua poesia. E scusate se è poco. Carmine ha un’anima frugale che educa i cuori alla generosità e all’inevitabilità dell’amore. Per questo è un Poeta.

La foto è di Giuseppe Soldo