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Sanità lucana: “Gesù, Giuseppe e Maria!”

27 settembre 2019 | 15:13
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Sanità lucana: “Gesù, Giuseppe e Maria!”

“Non cambia mai nulla perché il sistema è comodo per i protagonisti attivi. Quelli passivi tenuti all’oscuro delle manovre del sistema”

Caro direttore, nella Sanità lucana, non cambia mai nulla perché il sistema è comodo per i protagonisti attivi. Quelli passivi, la cosiddetta utenza, vengono sempre tenuti all’oscuro delle manovre del sistema. E i politici che vanno lì per rappresentare le esigenze dell’utenza alla fine tutelano i protagonisti attivi e speculano sulle paure della gente e sulla necessità di sedare la paura di morire con l’idea che la vita e il diritto alla salute vengano garantiti dall’ospedale sotto casa.

E qui mi riferisco al proclama di Gianuario Aliandro ora consigliere regionale e fino a ieri distributore di mozzarelle. Inaccettabile dichiarazione dell’Aiaroi-Emac, titola il suo intervento: “Ho letto le dichiarazioni polemiche dell’Associazione anestesisti rianimatori della sezione della Basilicata che ritengo essere fedeli alla realtà e che, quindi, richiedono una risposta immediata e chiara”. (Che vuol dire una frase del genere?) Il consigliere regionale della Lega, Aliandro parla di “una levata di scudi che arriva a seguito della scelta della Direzione generale dell’ospedale San Carlo di Potenza di destinare sette dei nove vincitori del concorso per anestesisti, in data 24 settembre, ad altri presidi ospedalieri sul territorio lucano, tradendo le aspettative dei giovani professionisti in attesa di entrare nel nosocomio cittadino”.“Non si può tollerare ancora – sottolinea Aliandro – che si ritenga ‘mortificante’ per le giovani professionalità assunte con concorso, lavorare presso ospedali periferici con poche attività chirurgiche.” Non capisce questo signore che le attività chirurgiche è meglio farle in centri grandi, attrezzati e con professionalità collaudate.

Dichiarazioni queste molto offensive e spie di una mentalità intollerabile per chi lavora nella sanità, per chi si mette al servizio della popolazione, a cui voglio ricordare che non ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, e tutti i presidi medici hanno pari dignità. Nessuno intende sminuire – rimarca Aliandro – l’importanza e la centralità dell’ospedale della città capoluogo, ma i medici dovrebbero comprendere che lavorare nel pubblico significa prestare servizio a tutti i cittadini lucani, insegnamento questo che non è mio compito dare, ma senza retorica dovrebbe essere linea ispiratrice di chi ambisce a fare questo lavoro”. Non capisce, il consigliere regionale, che l’ospedaletto sotto casa non garantisce proprio i cittadini di serie B, quelli di serie A si fanno operare fuori regione. Un ospedale non è come il droghiere sotto casa dove correre a fare un panino se non hai voglia di cucinare.

Al consigliere regionale Mario Polese, invece bisogna dire che il suo partito deve avere il coraggio di battersi per potenziare il San Carlo ed eliminare tutte le rendite di posizione che già il centro sinistra ha creato distribuendo primariati negli ospedali periferici del cactus.

Quasi tutti i medici della pediatria del San Carlo, ma anche neonatologi, (caro direttore, potreste fare un accesso civico generalizzato come giornalisti e chiedere chi, come e quando va a lavorare a Melfi, come funziona e chi lavora nel punto nascita di Melfi) vanno ad arrotondare a Melfi contro tutte le normative europee e ora chiedono anche coperture assicurative per i turni aggiuntivi. So che in questi giorni hanno avanzato proteste anche perché stentano a pagare.

Gli ospedali periferici vanno chiusi e riconvertiti. Questa è l’unica proposta e chi la farà sua sarà un politico coraggioso.

E invece mandano gli anestesisti in giro, tra l’altro giovani e senza esperienza. Gesù, Giuseppe e Maria! avrebbe detto mia madre.

Lettera firmata da “un addetto ai lavori”