Matera senza collegamenti veloci, Vaccaro (Uil): “Le doglianze del premier non bastano”

16 settembre 2019 | 13:21
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Matera senza collegamenti veloci, Vaccaro (Uil): “Le doglianze del premier non bastano”

“Il superamento del gap infrastrutturale Nord Sud è un banco di prova”

Sentirsi ripetere di tanto in tanto, come ha fatto il premier Conte in occasione dell’inaugurazione della Fiera del Levante, che “è intollerabile che per raggiungere Matera, capitale europea della cultura, non ci siano collegamenti diretti e veloci”, purtroppo non sposta di una virgola la soluzione dello storico problema, semplicemente acuito e balzato all’attenzione politica di governo con la nomina di Matera 2019”.

A sostenerlo è il segretario regionale della Uil di Basilicata Carmine Vaccaro per il quale “se si vogliono fare realmente passi in avanti bisogna passare dalla “doglianza” all’azione. Cgil, Cisl, Uil di Basilicata hanno indicato già al tempo del primo Governo Conte le soluzioni. All’attuale quadro dell’offerta di collegamenti ferroviari e su gomma vanno rapportati i nuovi bisogni di mobilità espressi dal territorio regionale che sono sostanzialmente connessi ai fenomeni migratori e demografici che hanno interessato, ed interessano tutt’ora la popolazione lucana. Dunque non solo il progetto della linea ferroviaria Matera-Ferrandina che procede con la stessa lentezza dei vecchi locomotori delle Ferrovie Calabro Lucane e l’ammodernamento strutturale e tecnologico delle linee ferroviarie Metaponto-Potenza-Salerno e Potenza-Foggia.

In particolare, sono da concentrare gli sforzi per il raddoppio della SS658 Potenza-Melfi per raggiungere lo stabilimento Fca e l’area industriale di Melfi e per costruire la trasversale nazionale per far uscire dall’isolamento la regione; sull’adeguamento e messa in sicurezza della SS407 Basentana. Il nostro interesse è legato anche alle migliaia di posti di lavoro che si possono realizzare nei cantieri di queste e altre opere pubbliche, tra cui il completamento dello schema idrico Basento-Bradano per assicurare l’approvvigionamento irriguo. Nei prossimi 10-20 anni l’indotto del barile petrolifero genererà 10-12 miliardi di euro, comprensivi dell’introito dell’Ires ottenuto con la negoziazione sullo Sblocca Italia, che possono a loro volta alimentare un grande piano infrastrutturale in grado di cacciare dall’isolamento la Basilicata. Sempre da Bari Conte conferma che sta lavorando “affinché lo sviluppo del Mezzogiorno sia tra i temi al centro dell’agenda europea”.

Il superamento del gap infrastrutturale Nord-Sud – dice ancora il segretario della Uil – è sicuramente il banco di prova. Più complessivamente, per noi sindacati il rilancio del Mezzogiorno richiede con urgenza, una politica economica non più soltanto orientata al superamento della crisi, ma espansiva e capace di far ripartire la produzione ed i servizi nonché di generare quel processo di redistribuzione della ricchezza che è mancato in questi anni. Cgil, Cisl e Uil ribadiscono che il rilancio del Mezzogiorno non deve essere demandato solo ai fondi comunitari e al fondo sviluppo e coesione, risorse tra l’altro quasi integralmente già assegnate e programmate. Cgil, Cisl e Uil chiedono il rispetto della clausola per la ripartizione territoriale dell’80% del fondo sviluppo e coesione al Mezzogiorno e la possibilità di far assumere, anticipatamente, impegni di spesa giuridicamente vincolanti alle Amministrazioni Pubbliche”.