Gomorra lucana. Decapitato clan che aveva messo a ferro e fuoco il Metapontino. Ecco i nomi
Nove arresti e un divieto di dimora disposti dal gip nell’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Potenza
Rituali di affiliazione tipici della camorra. Proselitismo sul web attraverso un uso sapiente dei social network, rapine a mano armata, intimidazioni, minacce a un giornalista e un tentato omicidio: così il clan Schettino aveva affermato la sua egemonia sul territorio jonico lucano.
Sono dieci in totale le persone indagate nell’ambito di un’inchiesta antimafia coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Policoro e del Ros. Nove sono arrestate all’alba di oggi, dai Carabinieri, su disposizione del gip della Procura distrettuale di Potenza. Per un’altra è stato disposto il divieto di dimora.
Gli arrestati sono gravemente indiziati di aver partecipato all’associazione mafiosa, con base a Scanzano Jonico, denominata clan Schettino. Il gruppo criminale, secondo quanto emerso dalle investigazioni, era dedito alle estorsioni aggravatein danno di imprenditori edili e agricoli del Metpontino, al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti e illegale detenzione di armi.
Nei confronti dello stesso clan, il 4 febbraio 2019, nell’ambito dell’operazione “Centouno”, erano già state adottate, dal gip di Potenza, misure cautelari restittive che avevano coinvolto 46 persone. Una parte degli indagati era poi stata scarcerata su disposizione del Tribunale del Riesame.
Il provvedimento restrittivo odierno– ha spiegato il procuratore capo Francesco Curcio-che segue una attività integrativa delle indagini e delle contestazioni svolta a seguito di alcune (parziali) scarcerazioni, conferma la mafiosità del clan Schettino, la sua capacità di controllo egemonico del territorio ottenuto attraverso l’uso della forza d’intimidazione e la violenza. Non a caso veniva anche a documentata, dopo la scarcerazione di una parte degli indagati, la rinnovata volontà del sodalizio di riaffermare la loro presenza sul territorio.
L’organizzazione mafiosa-spiegano ancora gli inquirenti- risultava coinvolta in numerosi episodi di intimidazioni e violenze, anche nei confronti di giornalisti, ed operava sul territorio della costa jonica lucana. Le indagini hanno riguardato il periodo che va dalla fine del 2016 all’inizio del 2019.
I rituali tipici della camorra e il proselitismo sul web. Il sodalizio che aveva mutuato rituali di affiliazione tipici della camorra svolgeva la sua attitvità di proselitismo non solo sul territorio dove imponeva le proprie attività criminali (e anche ricreative organizzando eventi e concerti), ma anche sul web attraverso un sapiete uso dei social network.
I principali reati contestati. Associazione per delinquere di stampo mafioso; spaccio di sostanze stupefacenti; incendio e dannegiamento a seguito di incendio; minaccia aggravata dal metodo mafioso; estorsione aggravata dal metodo mafioso; detenzione e porto illegale di armi; tentato omicidio aggravato e lesioni personali .
Rapine a mano armata, minacce di morte a giornalista e tentato omicidio. Oltre al reato di associazione mafiosa sono stati contestati agli indagati i seguenti fatti criminosi: rapina a mano armata al supermercato “Qui’ Discount” di Policoro, avvenuta il 2 gennaio 2019; minaccia aggravata nei confronti del giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, Filippo Mele a cui fu recapitata una busta contenete una lettera minatoria e un proiettile; rapina a mano armata al supermercato “Spesì” di Policoro, l’8 settembre 2018; incendio in azienda Apofruit di Scanzano il 9 aprile 2018; tentata estorsione, il 19 febbraio 2018 in danno dell’impresa edile Sinnica Service Srl., mediante apposizione di fiori, lumini votivi e un candelotto contenente esplosivo posto davanti al cancello del cantiere, a Montalbano Jonico; tentato omicidio, mediante esplosione di colpi di arma da fuoco, nei confronti di Bashiru Abdul Mumin, cittadino ghanese, il 22 settembre 2017 a Policoro;
tentata estorsione in danno dell’impresa edile Donadio Giorgio Srl., il 20 maggio 2017, mediante apposizione di fiori e lumini votivi posti davanti la porta di ingresso dell’ufficio, a Scanzano Jonico.
Le indagini, sono tuttora in corso e suscettibili di ulteriori sviluppi.
I destinatari dei provvedimenti di custodia cautelare
SCHETTINO Giuseppe, nato a il 28.02.1988, figlio di SCHETTINO Gerardo, attualmente agli arresti domiciliari a Scanzano Jonico (MT) (partecipe al sodalizio);
CATALANO Alessandro, nato a Bati il 16.09.1991, genero di SCHETTINO Gerardo, residente a Scanzano Jonico (MT) (partecipe al sodalizio);
CIRELLI Giuseppe, nato a Policoro (MT) il 05.02.1990 e residente a Scanzano Jonico (MT) (partecipe al sodalizio);
CORRADO Vittorio, nato a Stigliano (MT) il 25.07.1986 e residente a Scanzano Jonico (MT), attualmente ristretto presso la casa circondariale di Matera per altra causa (partecipe al sodalizio);
IANNUZZIELLO Leonardo Rocco, nato a Policoro (MT) il 27.09.1997, attualmente agli arresti domiciliari a Scanzano Jonico (MT) (partecipe al sodalizio);
VENTIMIGLIA Nicola, nato a Chiaromonte (PZ) il 04.12.1990 e residente a Scanzano Jonico (MT) (partecipe al sodalizio);
WILK Lukasz Marcin, detto “Luca”, nato a Chrzanow (Polonia) il 10.09.1996, attualmente agli arresti domiciliari a Policoro (MT) (partecipe al sodalizio);
WILK Mateusz Jakub, detto “Matteo”, nato a Chrzanow (Polonia) il 23.09.1997 e residente a Policoro (MT) (partecipe al sodalizio);
DE PAOLA Salvatore, nato a Policoro (MT) il 25.10.1992 e residente a Montalbano Jonico (MT), sottoposto all’obbligo di dimora.
Per un’altra persona sono ancora in corso le ricerche.