Cinque punti di attenzione al governo Conte due
La nomina di Speranza mi offende. Avrei preferito Mariana Mazzuccato all’economia. Bene Provenzano. Con i suoi nove ministri in ruoli chiave è come se il PD avesse detto al M5S “descansate nino, che continuo io”. Detto questo c’è solo da sperare che questo governo faccia bene, anzi benissimo
Nel 2009 fondai l’associazione Pinguini Lucani. Compito dell’associazione era quello di evidenziare alla politica lucana e nazionale il rischio dell’estinzione dei lucani e dei meridionali, come la colonia dei pinguini della favola di Kotter, e di indicare la via per il rilancio economico del Sud.
Quasi un anno fa fui contattato dal M5S e invitato a mettere a frutto le mie idee di sviluppo per un progetto comune di visione nel programma del Movimento alle regionali. Fui anche indicato come assessore allo sviluppo in caso di vittoria. Di questo continuo ad essere orgoglioso e grato al M5S per l’opportunità.
Forse anche a causa delle mie idee sulla gestione del petrolio in Basilicata fui subito vissuto come un nemico pubblico da parte del PD di Bubbico, De Filippo, Pittella che in Roberto Speranza avevano trovato invece il loro garante nominandolo alla segreteria regionale del PD.
Ora la nomina di quello che considero il massimo esponente dell’opportunismo in politica a ministro alla Sanità mi offende, come credo offenda tutti i lucani per bene che si sono battuti contro ogni interesse personale contro la visione che Speranza e i suoi simili hanno dell’impegno in politica.
Si tratta della stessa opportunistica genia di chi ha abbandonato il PD per gettarsi nelle braccia di Salvini e che probabilmente ora si mangia gli zibidei.
Detto questo c’è solo da sperare che questo governo faccia bene, anzi benissimo, poiché la sua nascita rischia di rappresentare la vittoria di Pirro su Salvini e la Lega, se non di essere l’antefatto di qualcosa di ancora peggio di quello che è Salvini-Zaia-Fontana.
Francamente avevo sperato che almeno nella composizione della squadra di governo si desse un forte segnale di rottura con una storia ventennale di disastri affidando i ministeri chiave, ora tutti del PD, a personalità capaci di esprimere pensiero autonomo sulle gravi sfide che abbiamo davanti. Per esempio avrei visto bene Mariana Mazzuccato all’economia. Ha una visione più in linea con i premi Nobel che con le burocrazie europee. Invece con i suoi nove ministri in ruoli chiave è come se il PD avesse detto al M5S “descansate nino, che continuo io”.
Di fatto la normalizzazione del M5S lascia la contestazione al sistema solo alla becera destra salviniana e, ripeto sperando di sbagliare, e a qualcosa di ancora peggio.
Per onestà intellettuale devo dire che c’è anche qualcosa che mi piace in queste nomine. Oltre al primo ministro Conte, la conferma di Costa all’Ambiente e soprattutto la nomina di Giuseppe Provenzano a ministro del Sud. Quest’ultimo, per motivi che vedremo dopo, ricopre un ruolo strategico nel nuovo governo. Speriamo che combatta per quello che ha sempre sostenuto.
Pur condividendo tutte le perplessità di Cacciari oltre alle critiche, come mio solito, non posso esimermi dal fornire alcuni sommessi spunti propositivi e punti di attenzione a questa compagine che, mai come oggi, può costituire in meglio o in peggio la svolta del Paese. È nell’interesse del Paese che questo governo faccia bene.
Primo, l’immigrazione. È indispensabile non sbagliare su questo punto. Ci sono solo due cose da fare. La prima far digerire alle cancellerie europee la proposta che fece Conte, all’inizio del suo mandato, di ricollocazione obbligatoria con il sistema delle quote all’interno della Comunità Europea dei migranti. Se fosse stata accolta a suo tempo tutta questa tarantella di ONG tedesche che di giorno portano in Italia gli stessi migranti che di notte la Germania ci restituisce sedati per via aerea non ci sarebbe stata e i consensi a Salvini non sarebbero lievitati a dismisura. La seconda cosa da fare è di finirla con l’aggettivo “emergenza” applicato all’emigrazione. Si tratta di un problema strutturale che va affrontato ristabilendo un minimo di centralità del Mediterraneo nelle politiche economiche di sviluppo e aprendo canali regolari di immigrazione. Per ragioni che ora sono troppo lunghe da spiegare questo porterebbe anche un grande beneficio allo sviluppo del PIL italiano. Tutto il resto è “buonistica fuffa” che porta solo acqua al mulino salviniano.
Secondo, l’autonomia differenziata. Grazie ai conti pubblici territoriali tutta la retorica del Sud assistito è da riscrivere. Ho già spiegato numerose volte che l’autonomia differenziata voluta da farabutti, politicamente parlando, del calibro di Zaia – Fontana – Bonaccini è una truffa ai danni del Sud oltre ad essere una forma di secessione mascherata e una violazione dei principi costituzionali. Su questo sia il PD sia il M5S hanno la coscienza sporca, sporchissima. Se non la piantano di blandire il trio di cui sopra sul tema sperando di acquistare consensi al Nord avranno solo tre effetti. Uno, far nascere un forte partito del Sud poiché non è ammesso in politica che gli interessi di un’area del Paese non siano rappresentati. Due, daranno credito agli occhi degli elettori della Lega Nord alle inconsistenti pretese del trio di cui sopra. Tre, non guadagneranno voti al Nord ma in compenso li perderanno al Sud. Ovviamente occorre predisporre un serio piano di sviluppo. Quello predisposto a suo tempo per le elezioni regionale in Lucania può costituire un utile punto di partenza.
Terzo, licenziare Cottarelli, Alesina, Giavazzi e Monti e tutti i suggeritori di area liberista e liberale che hanno sempre bazzicato nelle stanze governative. Hanno rovinato il Paese e stanno facendo in modo di far naufragare l’intera Europa. Tutti questi, insieme ai loro sodali Europei, dovrebbero chiedere scusa alla Grecia e essere processati per crimini contro l’umanità. Occorre che, come hanno già detto sette premi Nobel e non io e non oggi, si abbandoni il fiscal compact, si prenda atto che dopo 10 anni di crisi e di gestione della crisi fatta dalla Germania l’intero continente, con l’eccezione di Germania Olanda e Lussemburgo, è più fragile e oggi affronterebbe con maggiori difficoltà una nuova crisi economica mondiale. La Spagna ha peggiorato il rapporto debito PIL di 60 punti, la Francia e l’Italia di 30 e la Grecia di 70. Ai ritmi attuali degli avanzi deficit / PIL per tornare alle condizioni pre – crisi la Spagna ci metterebbe venti anni, la Grecia 700 mentre Italia e Francia sono ancora in peggioramento. Nel frattempo le povertà sono cresciute a dismisura. Occorre che la BCE assuma la piena titolarità del debito eliminando uno dei fattori di divergenza tra economie come lo Spread. Ripensare tutta l’architettura di convergenza delle economie visto che quella punitiva voluta dai tedeschi non funziona e non potrà mai funzionare. Un esempio? La clausola dell’aumento dell’IVA. Non solo non risolve lo sforamento ma lo peggiora. Ha senso come clausola di salvaguardia?
Quarto, attenzione alla coerenza. Non si possono definire sovranisti alcuni partiti e movimenti e affidare le sorti dell’Europa ad una Nazione che come incipit del proprio inno ha “Germania, Germania, al di sopra di tutto nel mondo”. Certo all’incolto ceto dirigente attuale, non solo politico, può sfuggire il senso della discussione che ci fu alla caduta del muro di Berlino sulla attualità del mito della Nazione Germanica. Questo mito, al contrario delle rassicurazioni di Kohl ultimo vero statista europeo, è ancora attuale e i tedeschi hanno utilizzato l’economia come le panzer division. Il presidente tedesco dovrebbe chiedere scusa non solo per i crimini nazisti ma anche per come è stata trattata la Grecia dall’Europa su input tedesco. D’altro canto finché esisteranno i confini nazionali l’Europa non sarà altro che la ricerca di un continuo equilibrio tra le difese dei singoli interessi nazionali, difesa che ha sempre visto l’Italia mal rappresentata e non tranquillizza la nomina a commissario dell’accomodante Gentiloni. La posta ora è la sopravvivenza dell’Italia in Europa e della stessa Europa. I leader europei imprimeranno una svolta? “Io speriamo che me la cavo”.
Quinto e ultimo punto: lo sviluppo, di cui ha tanto bisogno il Paese, non si fa per decreto legge. Ancora una volta a causa dei liberisti / liberali è maturata la convinzione che con decreti tipo il job act o la flat tax o tutte le misure che riguardano la redistribuzione del reddito servano a rilanciare l’economia. Secondo questi concentrando la ricchezza nelle mani di pochi e riducendo lo Stato e il welfare al minimo sindacale la ricchezza percola in tutti gli strati della società. Questa è una palese stronzata poiché non percola mai nulla se non povertà, ma su questa stronzata sono maturate le disastrose visioni liberali e liberiste che stanno portando l’intero continente al declino. Occorre recuperare il senso dello Stato come motore di sviluppo, immaginare che la ricchezza prima di distribuirla vada creata e che per farlo occorra trovare uno spazio nell’economia mondiale. Bisogna maturare una visione di sviluppo, spiegarla e spiegare anche che è inutile, anzi dannoso, guardare ogni giorno la borsa o lo spread. Occorre produrre e realizzare un piano di adeguamento infrastrutturale per il Paese e una politica estera che rimetta al centro il Mediterraneo e spiegare che ci vorranno anni per venirne fuori. Per farlo servono visioni coerenti e credibili e leader altrettanto credibili.