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Basilicata
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Assolto dall’assurda accusa, dopo nove anni ancora in punizione

10 settembre 2019 | 14:36
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Assolto dall’assurda accusa, dopo nove anni ancora in punizione

Duro j’accuse del tenente Giuseppe Di Bello che denunciò l’inquinamento delle acque di alcuni invasi lucani

Giuseppe di Bello, tenente di Poliza provinciale, affida ad una lunga lettera aperta lo sfogo per il suo demansionamento a segiuto di una denuncia per rivelazione di segreto d’ufficio.

La vicenda per cui Di Bello è stato prima condannato a due mesi e poi assolto con annullamento della condanna per ben due volte in Cassazione riguarda le acque ad uso umano di alcuni invasi lucani, tra cui la diga del Pertusillo. Il tenente, che aveva fatto analizzare quelle acque, riferì l’esito delle analisi, (che evidenziarono una contaminazione da bario e da altre sostanze chimiche, oltre batteri coliformi), ad un giornalista pubblicista che a sua volta diffuse la notizia.

E’ un duro j’accuse quello del tenente che, come conseguenza di non essersi tenuto chiusi in un cassetto quei dati, è stato processato e demansionato. A distanza di nove anni Giuseppe Di Bello resta a fare la guardia in un museo e attende il reintegro nel ruolo e nelle funzioni che esercitava prima di essere demansionato.

Di seguito il testo della lettera aperta. 

“Ad oggi 3395 giorni che separano quel 25 maggio 2010 data nella quale attraverso un complotto ben congegnato venivo sospeso dal servizio come tenente della Polizia Provinciale colpevole di aver trasmesso ad un publicista i dati relativi all’inquinamento delle acque ad uso umano e potabile per il Sud Italia.

Nel rincorrere sempre la notizia fresca di giornata a volte però si commette l’imprudenza di lasciare socchiusa quella porta dalla quale può continuare a passare ogni genere di ingiustizia sotto gli occhi di tutti perché un sistema vuole che ciò accada.

Il caso del tenente Giuseppe Di Bello non è il caso di una persona, non è solo il mio caso. Se lo si riduce a questo non si comprende fino in fondo il motivo per il quale dirigenti sotto processo per reati di grave allarme sociale contro la pubblica amministrazione vengono tenuti al loro posto e semmai premiati economicamente e con scatti di carriera. Che abbiano un processo in corso per disastro ambientale, concorso esterno in associazione mafiosa, peculato, abuso d’ufficio o omicidio colposo poco importa alla pubblica amministrazione se quel dirigente o quel funzionario è stato funzionale al sistema. Importa, chissà perché, che un tenente della Polizia provinciale abbia denunciato un caso di inquinamento delle acque che bevono milioni di persone.

Dal quel 2010 di acqua sotto i ponti ne è passata: conferme su quanto da me denunciato, arresti, sequestri, inchieste per disasrto ambientale, interrogazioni alla Camera dei Deputati, al Senato della Repubblica, al Parlamento Europeo, al Consiglio Regionale di Basilicata, al Consiglio Provinciale. Fiumi di articoli sui giornale. Ho ottenuto per due volte l’annullamento della condanna in Cassazione e persino la chiusura totale in Corte d’Appello di Napoli. Per la legge non sono colpevole di nulla.

Tuttavia nulla ha scalfito la volontà ferrea ed in totale abuso d’ufficio di una minoranza non eletta da nessun cittadino di continuare a tenere in uno stato di totale demansionamento un lavoratore che sin dal suo primo giorno di lavoro non ha mai ricevuto neppure un richiamo verbale.

In questi anni non ho mai ricevuto dalla politica un reale sostegno per una battaglia legittima che mi ha visto coinvolto in un processo Kafkiano per rivelazione di segreti d’ufficio sulla qualità delle acque ad uso umano e potabile per milioni di cittadini.

Anche i 5 stelle che dicono di non essere né di destra né di sinistra ma per le cose giuste da farsi si sono girati dall’altra parte: o fai parte della squadra m5s o le cose che tu denunci non ci riguardano.

Oggi si è insediato il nuovo Governo definito “giallo rosso”, ha già incassato la fiducia alla Camera dei Deputati ed attende di superare lo scoglio al Senato. Questa maggioranza che ha rimarcato in Aula, attraverso le parole del presidente Conte, la propria volontà di dire stop a nuove estrazioni deve sapere che anche per colpe di uno dei partner di Governo- il Pd lucano- (da sempre amico dei petrolieri, in terra di Basilicata) oggi facciamo i conti con l’aumento della mortalità messa nero su bianco nello studio Vis (valutazione di impatto sanitario), e abbiamo processi in corso per disastro ambientale.

Ritengo che la granitica maggioranza per un quarto di secolo con logo Pd in Basilicata sia responsabile del mio caso. A partire dalla denuncia nei miei confronti dell’allora Assessore all’Ambiente, Vincenzo Santochirico, vice presidente della Giunta Regionale a guida Vito De Filippo.

Arriveremo di nuovo in Tribunale, questa volta dinanzi ad un Giudice del Lavoro, probabilmente tra qualche anno riceverò giustizia di tutto quanto patito, resta però l’amaro in bocca per una politica accattona e senza dignità che ha smarrito totalmente quel desiderio di migliorarsi e di migliorare la società e preferisce continuare a fare semplicemente fiction.

Anche le dichiarazioni ultime dell’Europarlamentare Piernicola Pedicini “non riconosco più il M5S” ci raccontano una triste ed amara verità ad opera della persona voluta al mio posto da Grillo (Pedicini) su suggerimento del senatore Vito Petrocelli. Nel 2013 cancellarono l’esito democratico delle consultazioni degli iscritti e certificati al M5S in modo strumentale e fuori tempo massimo perché,  secondo le dichiarazioni apparse sui quotidiani del Senatore Petrocelli “per la Basilicata occorre un candidato moderato”.

Oggi quel candidato moderato ha rinnovato il suo concetto di democrazia che non prevede il rispetto per l’esito delle consultazioni degli iscritti attraverso la rete, nel 2013 aveva l’alibi del non statuto e di 2 mesi di condanna, oggi la scusa è il Pd e forse l’attrazione verso altri gruppi politici per poter continuare oltre i due mandati e quindi il non statuto vale solo per gli altri non per se stessi. Ora come allora uno vale uno solo ed esclusivamente in certi casi ma non in tutti.

E che dire della parlamentare Mirella Liuzzi che dopo essersi espressa pubblicamente nelle piazze contro il Pd, a favore del Ten Giuseppe Di Bello “vero caposaldo della Basilicata non Rocco Papaleo che ha preso gli sponsor dall’Eni…” una volta eletta non ha fatto una sola cosa che confermasse quanto da lei pubblicamente dichiarato nelle piazze lucane.

Io sono ancora ad attendere vera giustizia, il reintegro nei ruoli compiti e funzioni, la restituzione dei danni subiti economici e morali… il tutto in un contesto paradossale nel quale la maggioranza in Regione, con a capo il Governatore Bardi e come presidente del Consiglio Cicala fratello del sindaco di Viggiano, non hanno mai fatto mistero del loro essere a favore delle estrazioni di petrolio e gas, e con la particolarità di non aver fatto nessuna dichiarazione pubblica sul disastro ambientale in corso a Viggiano e Grumento e sulle acque della Val d’Agri. Certo all’opposizione in Regione abbiamo il M5S ed il Pd. Ma quale Pd? Quello di Pittella e dei suoi seguaci…?

Leggendo anche le dichiarazioni di Marsiglia, Presidente di Federpetroli, il quale tranquillizza i propri associati rispetto alle dichiarazioni del Presidente Conte sullo stop a nuove concessioni petrolifere viene spontaneo chiedersi quale sia il futuro della Basilicata terra in cui la cosa pubblica viene gestita da dirigenti corrotti, collusi e sotto processo saldamente al loro posto mentre chi denuncia e svolge il proprio dovere merita di essere fatto a pezzi.

Giuseppe Di Bello