Sindacati |
Cronaca
/

Tragedia Felandina, Uil e Uila: “L’epoca in cui si muore per lavorare nei campi deve finire”

7 agosto 2019 | 15:33
Share0
Tragedia Felandina, Uil e Uila: “L’epoca in cui si muore per lavorare nei campi deve finire”

Si abbia il coraggio di dichiarare la Basilicata “terra inospitale” e come tale non in grado di accogliere lavoratori extracomunitari

La morte della giovane nigeriana nel “ghetto La Felandina”, è l’ennesima testimonianza che il lavoro agricolo continua a non rappresentare un settore vitale per l’importanza che ha, ma un mero illecito business con l’aggravante dello sfruttamento e riduzione in schiavitù dell’essere umano sino alle condizioni estreme dei circa 500 migranti nel cosiddetto campo di Metaponto”. A sostenerlo in una nota congiunta i segretari generali regionali della Uil Carmine Vaccaro e della Uila Gerardo Nardiello.

Troppo facile – aggiungono i dirigenti della Uil – parlare di tragedia che si poteva e doveva evitare. E’ necessario invece fare il punto dei progetti finanziati per l’accoglienza dei lavoratori extracomunitari che riguardano in particolare il Metapontino e l’Alto Bradano, sino a 3,2 milioni euro, per capire quali ostacoli hanno trovato e chi non li ha mandati avanti. Noi ci siamo e la nostra parte la continuiamo a fare accanto ai lavoratori italiani ed extracomunitari, non soltanto facendo emergere situazioni di illegalità ma promuovendo azioni congiunte con chi è dalla nostra parte, chi non lo è resta complice. Ai tavoli dei Ministeri interessati e delle Prefetture di Potenza e di Matera in più occasioni siamo stati chiamati a discutere di progetti e programmi da attuare in vista delle grandi campagne di raccolta dei prodotti ortofrutticoli con verbali approvati all’unanimità in conclusione. Purtroppo ogni estate siamo al punto di partenza.

Come se non bastasse, le cronache in tempi anche recenti hanno raccontato di tragedie immani, legate proprio al degrado e alle condizioni disumane in cui i braccianti prestano la propria opera alle ditte non in regola. Una strage senza fine, solo ora si comincia a rispondere con incisività, e gli interventi non devono rimanere mai più isolati, è un reato contro l’umanità. Si abbia allora il coraggio – dicono Vaccaro e Nardiello – di dichiarare la Basilicata “terra inospitale” e come tale non in grado di accogliere lavoratori extracomunitari”.