Il petrolio, la mafia e le giaculatorie della politica
La questione criminale assente dai tavoli regionali di interlocuzione in vista delle trattative con Eni e Total
“Salvaguardare ambiente e occupazione. Facciamo in modo che le attività estrattive non abbiano effetti negativi sulla salute e sull’ambiente. Lasciateci fare, perché tutto questo è possibile.”
È la giaculatoria che ci risuona nelle orecchie ormai da quasi tre decenni. E ogni volta si ripete la scena: l’ambiente viene massacrato, l’occupazione spesso precaria, ridotta ai minimi termini e la salute resta nelle mani del Signore. Soltanto i prestigiatori o gli ipocriti possono continuare a recitare questa tiritera in un territorio che continua ad essere devastato nella salute delle persone, nell’ambiente dei luoghi e nel lavoro.
Ai vecchi prestigiatori, i cui trucchi sono stati svelati dai fatti e dalla magistratura, si sono avvicendati nuovi cartomanti che da mesi prevedono il futuro negli stessi termini in cui lo prevedeva Marcello Pittella nella sua relazione programmatica del 2014. “I monti sorrideranno e le caprette faranno ciao”. Sappiamo com’è andata a finire. Tuttavia, i nuovi veggenti e predicatori si apprestano a sottoscrivere con la Total protocolli, patti e accordi prima dell’avvio delle estrazioni. È la storia che si ripete. Le solite richieste: sicurezza ambientale, tutela della salute, ricadute occupazionali, formazione delle figure professionali, investimenti in settori diversi dall’Oil & Gas.
Tutto torna ad attorcigliarsi su un presupposto scientificamente sbagliato. L’idea cioè che l’attività estrattiva, in Basilicata, sia compatibile con l’ambiente, con la salvaguardia della salute, con lo sviluppo. Anzi, i nuovi vaticinatori, sono andati oltre quel presupposto: ritengono che “l’oro nero” rappresenti felicità e ricchezza. Come se in tutti questi anni non fosse successo nulla.
La memoria corta a convenienza nasconde il disastro ambientale provocato dalle compagnie petrolifere in questi anni. Nasconde la sciagura sociale, occupazionale, economica e sanitaria che ha spopolato i paesi dell’area estrattiva mentre lor signori recitavano la giaculatoria di cui sopra.
La Total i disastri li ha compiuti già prima di avviare i lavori del Centro Olio a Tempa Rossa. E durante quei lavori ne ha combinate di ogni gravità. Veleni cosparsi nei terreni, bonifiche promesse e mai realizzate. Popolazioni “schiavizzate” e apertura di varchi succulenti per la criminalità organizzata e per la corruzione. Questi danni irreversibili, morali, fisici, ambientali sono ancora lì come affreschi dell’orrore che sfidano la memoria corta dei nuovi vaticinatori.
Sui tavoli organizzati in questi giorni, preliminari alle interlocuzioni dirette con la Total, continua a mancare uno degli argomenti, diventato centrale, di discussione: le infiltrazioni criminali. In tutta la val d’Agri e nella valle dal Sauro, grazie anche agli insediamenti dell’industria petrolifera, si espandono attività criminali ad un ritmo e con dimensioni mai conosciute prima. La ‘ndrangheta in particolare ha sviluppato i suoi affari anche attraverso gruppi locali in qualche modo affiliati.
Ormai sembra che tutti siano d’accordo sul fatto che la disgrazia petrolifera ce l’abbiamo in casa e dobbiamo tenercela, cercando in qualche maniera di limitare i danni. Ad ogni modo, è sconcertante registrare il dilettantismo di chi ancora non capisce che le condizioni sociali del territorio e la questione mafiosa debbano entrare a gamba tesa nelle discussioni. Va bene la “baseline” ambientale, va bene il “punto zero” che è una sceneggiata dopo tutto quanto accaduto. Tuttavia, prima di qualsiasi accordo o protocollo occorre avere chiare in mente altre variabili che diano il quadro della situazione dal punto di vista degli argomenti esclusi dai tavoli: l’ampiezza delle infiltrazioni criminali nella società e nell’economia dei luoghi. La questione deve avere pari dignità delle altre nelle interlocuzioni con le compagnie petrolifere, con le imprese dell’indotto e con gli enti locali. Perché non la si affronta, in camera separata, con le riunioni dei Comitati di ordine e sicurezza. La si affronta nella complessità delle variabili che la costituiscono. Se qualcuno ritiene che questo non sia importante si assume ulteriori gravi responsabilità.