L’autonomia dei furbi. Ecco chi paga le tasse

1 agosto 2019 | 13:51
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L’autonomia dei furbi. Ecco chi paga le tasse

I numeri e la Costituzione raccontano una storia diversa da quella narrata dai paladini del Nord

Dopo il mio articolo del 30 luglio scorso  torno ancora a parlare di autonomia differenziata sia per sfatare un ulteriore mito negativo, ossia il pregiudizio che al Sud le tasse non si paghino, sia per contrastare alcune bislacche pretese dei governatori del Nord (Zaia, Fontana e Bonaccini) e completare così il complesso quadro che delinea l’autonomia differenziata.

Chi non paga le tasse?

Già vi vedo cari amici conterronei abbassare il capo pronti ad ammettere le vostre colpe. Si sa, al Sud si evade mentre il Nord operoso e produttivo paga per tutti un conto salatissimo. E li vedo già i giustificazionisti della Lega de’ noantri dire che al Nord hanno ragione e che non vogliono più pagare per la nostra bassa qualità di cittadini. Ma per fortuna che c’è Zaia che vuole farci uscire dal medioevo. Ma le cose stanno così? No! Per fortuna, da che si è iniziato a parlare di federalismo fiscale lo Stato ha iniziato a produrre conti economici territoriali che pian piano si iniziano a leggere e a capire e cade il castello messo in piedi da ‘giornalisti salariati’, come direbbe Gramsci, da capitali nordisti e che dall’Unità d’Italia ad oggi hanno dipinto il sud nelle tinte più fosche possibili e immaginabili.

Leggiamo la tabella 1

Nel Nord Est e nel Nord Ovest c’è il più alto PIL pro capite in Italia. Rispettivamente 34.223 euro anno e 35.257 euro contro i soli 19.005 del Sud e i 18.387 delle isolo. Insomma al Nord, Est e Ovest, producono di più e conseguentemente guadagnano di più. Di conseguenza pagano più imposte pro capita del Sud. Questi i numeri: 14.253 euro al Nord Ovest, 13.307 al Nord Est contro i soli 7.064 euro al Sud e i 7.449 nelle isole. Quindi i nostri amici nordici si lamentano di pagare più tasse di noi ma se consideriamo la pressione fiscale, ossia l’incidenza delle tasse pagate sul reddito prodotto, ecco la sorpresa: la pressione fiscale più elevata è al centro 43,25%, il Sud e le Isole viaggiano intorno al 40% mentre il Nord Est ha la pressioni fiscale più bassa d’Italia con il 38,88% e i veneti del lamentoso Zaia, avendo con il 38,08% la pressione fiscale più bassa d’Italia, piangono e cercando anche di fottere più di quello che fanno e chiedono con l’autonomia differenziata ancora più risorse dello Stato a loro favore.

Il rispetto della Costituzione

Zaia, Fontana e Bonaccini dicono che l’autonomia differenziata è prevista dalla costituzione.

Ma la costituzione prevede anche che:

• Art. 3 – Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

• Art. 53 – Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.I numeri appena visti però ci raccontano una storia diversa. Al Nord Est, una delle zone più ricche del Paese, la proporzionalità della contribuzione tributaria manca anzi è più bassa del Sud dove il reddito pro capita prodotto è il più basso contravvenendo a quanto previsto, abbiamo poi dimostrato come sia violato anche l’articolo 3 della costituzione poiché la distribuzione delle risorse sul territorio Nazionale non tiene conto della supposta pari dignità sociale ma segue altre vie.L’aumento della pressione tributaria del Sud rispetto al nord è iniziata a partire dal governo Monti (2012) ed è proseguita con quelli Letta, Renzi, Gentiloni e , se verrà applicata la flat tax, continuerà anche con questo governo.

A dircelo sono sempre i conti pubblici territoriali (tabella 2) che evidenziano le entrate totali in rapporto al PIL per area.

Questo è il frutto delle manovre economiche che hanno sempre privilegiato i ricchi, perché nella visione liberale dell’economia i poveri sono un impaccio e per lo sviluppo occorre abbassare il peso dello Stato nell’economia e la spesa pubblica e aumentare le disponibilità economiche dei ricchi che, contrariamente alle teorie liberiste e liberali, di far “percolare” la loro ricchezza agli strati più poveri della popolazione non ci pensano proprio. La conclusione è il disastro attuale, Francia compresa, in tutti i paesi dell’area euro, con l’eccezione di Germania, Olanda, Lussemburgo.

Conti Pubblici Territoriali

È evidente che nei conti pubblici territoriali si manifesti un residuo fiscale a sfavore del Nord. Questo deriva dal fatto che sono più ricchi e quindi pagano più tasse in valore assoluto ma non in valore percentuale, poi, come dimostrato , i conti territoriali distorcono la realtà poiché non tengono in conto in modo corretto la fiscalità delle aziende e la remunerazione del risparmio.

Perché al Nord sono più ricchi?

Le alternative sono due. La prima è quella suggerita da Zaia quando dice che al Sud siamo al medioevo e che ci insegnerà lui e la sua autonomia differenziata a farci evolvere.La seconda, se siamo delle persone serie e intellettualmente oneste, è quella di  attribuire la minore capacità di produrre ricchezza a due fattori: centralità politica e logistica e infrastrutture.

• Centralità

Esaminiamo il grafico 1 e 2

I due grafici dimostrano che man mano che ci si allontana dal centro logistico e politico europeo (convenzionalmente Amburgo) il Pil decresce rapidamente a prescindere se si vada in direzione nord sud o est ovest.Questo è il motivo per cui non è possibile avere uno stato unitario senza operare trasferimenti di risorse tra i cittadini e, di conseguenza tra diverse aree del Paese. Se non si fanno trasferimenti di risorse non ci può essere la pari dignità, a prescindere dal fatto che si nasca a Berlino o a Reggio Calabria, dei cittadini prevista in tutte le costituzioni moderna. Per questo motivo non esiste, né mai esisterà, una costituzione europea. Vi immaginate i berlinesi che danno una frazione del proprio reddito ai calabresi?  Non si riesce neanche ad avere una banca centrale che sia unica titolare del debito europeo! Oppure vi immaginate una costituzione che dica che i berlinesi hanno maggiori diritti dei calabresi? Per lo stesso motivo le pretese di Zaia e dei suoi amichetti rispondono ad un disegno secessionista. A queste capre è inutile spiegare i vantaggi dello stato unitario che superano di gran lunga il trasferimento di ricchezza dai ricchi ai poveri. La centralità politica, altro fattore di crescita, si è spostata, dopo la caduta del muro di Berlino, verso il Nord Europa e verso Est dimenticando, per seguire le politiche tedesche, che gli interessi italiani sono nel Mediterraneo e se non si ristabilisce un minimo di iniziativa nell’area l’economia del Sud sarà sempre più asfittica.

• Le infrastrutture

Non mi stancherò mai di sottolineare il divario infrastrutturale, da colmare per avere uno sviluppo anche al Sud, che esiste in Italia e ripropongo sempre le stesse tabelle (4 e 5).

Questo gap infrastrutturale vale soldi e non si può fare nessuna autonomia senza colmarlo.

Conclusioni

Sono tanti, da Di Maio ad alcuni amministratori del Sud, che non sono contrari a prescindere alla autonomia differenziata ma in realtà, per come è concepita da Zaia, Fontana e Bonaccini, più che una richiesta di autonomia amministrativa è una lotta liberista e liberale contro i poveri che, per le ragioni suddette, sono più al Sud che al Nord.Supposto che i governi locali siano più efficienti nell’amministrare la spesa pubblica, cosa tutt’altro che dimostrato per esempio dalla vicenda del Mose e delle Banche Venete, non si può prescindere nell’attuazione dell’autonomia differenziata da:

• Definizione dei LEP e LEA

• Recupero GAP infrastrutturale

• Storno dei gap sui LEA e LEP e infrastrutture operati negli anni a danno del Sud.

Questi sono requisiti minimi e il costo per il Nord, e per il Veneto in particolare, sarebbe insostenibile poiché, se dobbiamo dirci la verità, dal 1861 ad oggi il peso dell’Unità d’Italia è caduto tutto e solo sulle spalle del Sud. Come ha sintetizzato Paolo Maddalena in un suo post, siamo orfani su queste questioni di rappresentanza partitiche e su questa questione il Paese corre gravi rischi inseguendo le pretese infondate di Zaia, Bonaccina, Fontana, Giorgetti e Salvini.