La vita all’asta di Domenico e di sua madre
Tra pochi giorni dovranno lasciare la loro casa pignorata e svenduta a un prezzo irrisorio
Annunziata Latrecchina, 60 anni, di Montalbano Jonico, debitrice sottoposta a procedura esecutiva immobiliare. Per la verità i debitori sarebbero anche il marito, Attilio Farina, poi deceduto l’11 aprile 2018 e il figlio Domenico. Nei loro confronti un pignoramento sull’immobile monumentale settecentesco denominato “Vecchio Casale”, con relative pertinenze, nel centro storico di Scanzano Jonico. Si tratta di un appartamento di 6 vani, locali deposito, terreni seminativi e pascolo. Tutto all’asta.
Il CTU del Tribunale di Matera il 4 febbraio 2012 stimava in euro 197.200,00 l’intero compendio, il solo appartamento con annesso piccolo deposito è valutato 140mila euro. Esperite quattro vendite senza incanto, il professionista delegato alla vendita, con istanza del 9 ottobre 2017, rimette nelle mani del Giudice delle Esecuzioni l’eventuale prosieguo della procedura con eventuale ulteriore vendita senza incanto, la quinta.
Il professionista avvocato delegato alla vendita nella relazione-istanza al Giudice scrive, tra l’altro, che l’immobile è in stato di abbandono e che il mercato immobiliare della provincia di Matera e in particolare del territorio di Scanzano è soggetto a un depauperamento delle risorse patrimoniali e non solo, rendendo estremamente difficile procedere ad alienare i beni pignorati ed ottenere una fruttuosa vendita…
Peccato che quel complesso immobiliare è iscritto nell’elenco degli immobili sottoposti a disposizioni di tutela in quanto bene culturale e monumentale e che è oggetto di politiche regionali e nazionali che prevedono finanziamenti e agevolazioni per la valorizzazione e la conservazione in quanto patrimonio culturale materiale che può rilanciare l’offerta turistica sul territorio. Insomma quel complesso immobiliare ha un valore potenziale di grande interesse. Praticamente il futuro acquirente potrebbe accedere a una serie di misure di finanziamento. Basta aggiungere che, nel quadro del Progetto Pilota 2018 del Protocollo d’intesa per lo sviluppo delle Comunità Turistiche Integrate di Basilicata, la dotazione finanziaria per la sola provincia di Matera ammonta a 133 milioni di euro per il recupero di edifici con le caratteristiche storiche, artistiche e monumentali che, guarda caso, interessano l’immobile pignorato.
Il giudice autorizza la quinta vendita a prezzi irrisori
Sulla base dei rilievi rappresentati nella relazione dal professionista delegato, puntualmente confutati dall’avvocato di parte dell’esecutata, il giudice autorizza la quinta vendita del compendio pignorato riducendo notevolmente il prezzo di vendita. La vendita è notificata alle parti il 23 maggio 2018, notifica destinata anche a Attilio Farina, coniuge di Latrecchina, deceduto un mese prima, l’11 aprile 2018.
L’appartamento è messo all’asta al prezzo di 35mila euro (valore stimato 140mila euro), mentre gli altri lotti, comprendenti locali deposito e terreni sono prezzati complessivamente 23mila euro a fronte di un valore stimato di 57mila euro. L’avvocato di parte dell’esecutata nel dicembre del 2018 presenta istanza di sospensione della vendita a prezzo ingiusto. Le motivazioni a sostegno della sospensione appaiono fondate, ancor più fondate se si leggono alcuni tratti della relazione di stima prodotta da un architetto incaricato dall’avvocato di parte della signora Latrecchina: Il cespite, di notevole pregio storico e architettonico è oggetto di recenti politiche che mirano a rilanciare l’offerta turistica…con particolare riferimento alle opportunità di investimento e di accesso al credito e a finanziamenti a fondo perduto. Ma c’è di più. L’architetto nella sua relazione scrive che un immobile analogo a quello oggetto di pignoramento, facente parte del medesimo complesso immobiliare monumentale settecentesco situato nel centro storico di Scanzano è stato venduto nello stesso periodo in cui veniva stimato il cespite della signora Latrecchina, per 1.085 euro al mq, mentre il fabbricato esecutato è stato venduto a 224 euro al mq.
Niente da fare, si vende
Le prime quattro vendite sono andate deserte. Alla quinta si presenta un solo acquirente. L’offerta d’acquisto è dell’avvocato Adelaide Gagliardi e di suo marito che si aggiudicano ben tre dei quattro lotti in vendita. L’appartamento lo acquistano al prezzo di 26.500 euro e con 14mila euro si portano a casa i locali deposito che avevano un valore stimato di 44mila euro. Nel settembre 2018 diventano loro i proprietari. I coniugi hanno partecipato alla vendita in rappresentanza, quali genitori esercenti la responsabilità genitoriale, dei figli. Il Tribunale civile di Matera il 17 maggio 2019 emana il decreto di trasferimento della piena proprietà ai figli della coppia.
L’avvocata Gagliardi è uno dei professionisti a cui il tribunale delega le vendite all’asta. In questo caso specifico il delegato alla vendita era un altro avvocato, Maria Morelli, ma in altri casi è proprio lei la professionista delegata alla vendita: Adelaide Gagliardi.
Intanto il 26 giugno il primo sgombero con consegna delle chiavi dei locali deposito. Il 20 luglio è previsto lo sgombero e consegna delle chiavi dell’appartamento.
Alla signora Latrecchina non resta che il tentativo estremo della denuncia
Il 24 giugno 2019 la signora Annunziata si presenta alla Guardia di Finanza di Policoro e deposita un esposto-denuncia. Nel documento riporta in sintesi tutte le motivazioni illustrate nella richiesta di sospensione della vendita e aggiunge: “Gli acquirenti dell’immobile – in ragione del fatto che Gagliardi è un delegato alle vendite del Tribunale di Matera – non sono nuovi da compiere tali affari immobiliari… Significativo è l’acquisto da parte della detta delegata alle vendite di un terreno di molti ettari acquistato ad un asta del Tribunale di Matera di proprietà di (…) per circa 150mila euro e che lo stesso terreno è stato messo in vendita dalla stessa successivamente a 400mila euro”.
Il paradosso delle Banche e degli altri creditori
Strano. Tra settembre e ottobre 2010 i coniugi Farina, propongono per ben due volte una transazione al creditore principale, la Banca Popolare di Puglia e Basilicata. A fronte di una debitoria complessiva di 170mila euro i coniugi Farina, il 25 ottobre 2010, propongono una transazione di 125mila euro, di cui 50mila da versare entro il 31 dicembre 2010 e 75mila da versare in rate semestrali da 7,5mila euro ciascuna. Questo, scrivono i Farina, è possibile “grazie all’aiuto dei familiari.”. Leggiamo nella proposta: “Come a voi noto (Banca) il patrimonio immobiliare costituito da casa di abitazione e terreni per circa 10 ha sono stati donati all’unico figlio Domenico (con accollo di mutuo) a causa di gravi problemi di salute del sottoscritto Attilio Farina…Per tali condizioni precarie di salute e per la crisi del settore agricolo, l’attività aziendale condotta dal giovane figlio subentrato ha subito tante difficoltà che non hanno permesso di assolvere agli impegni assunti con le banche.”
Le proposte transattive non sono state accolte. La Banca avrà avuto i suoi ragionevoli motivi.
La domanda è: a fronte dei 125mila euro offerti dal debitore, quanto hanno ricavato i creditori dalla procedura di esecuzione? Come in tutte le storie di vite all’asta, il debitore rimane col debito e senza patrimonio, spesso senza un tetto dove dormire mentre i creditori ricavano nulla e il loro credito diventa inesigibile. Chi ci guadagna in questo paradosso che ormai è prassi consolidata in diversi Tribunali?