La nomina del direttore amministrativo dell’ospedale san Carlo di Potenza è legittima?

2 luglio 2019 | 15:29
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La nomina del direttore amministrativo dell’ospedale san Carlo di Potenza è legittima?

La nomina sarebbe avvenuta attingendo da un vecchio elenco, ante riforma, della Regione Calabria

Ieri 1 luglio il consigliere regionale del Pd, Roberto Cifarelli, ha rivolto un’interrogazione all’assessore alla sanità Rocco Leone, a seguito della nomina da parte del direttore generale dell’azienda ospedaliera san Carlo del nuovo direttore amministrativo Maria Acquaviva già dirigente nell’azienda sanitaria di Cosenza.

Cifarelli chiede a Leone “per quale motivo la Giunta regionale non ha ancora provveduto ad approvare l’elenco degli idonei direttori sanitari e amministrativi per la Regione Basilicata, atteso che la commissione di esperti ha terminato i propri lavori in data 11/03/2019 e se risponde al vero la volontà da parte dell’attuale Giunta regionale di riaprire i termini di partecipazione di tale avviso”.

“Gli attuali direttori sanitari e amministrativi delle Aziende sanitarie e ospedaliere lucane – precisa Cifarelli – sono tutti in scadenza in quanto in proroga per non oltre sei mesi dalla data di nomina dei rispettivi direttori generali. “In assenza di idonee graduatorie lucane i direttori generali, così come ha già fatto quello del San Carlo, sono autorizzati ad attingere a qualsiasi graduatoria di altre regioni, mortificando le aspettative di coloro (lucani) che hanno partecipato all’avviso pubblicato sul BUR del 16/08/2018, senza dover giustificare in alcun modo la propria scelta”.

Tuttavia, l’interrogazione non tiene conto di un’altra questione che andrebbe accertata. Sarebbe il caso di verificare se la Regione Calabria abbia mai approvato un elenco degli idonei post riforma. A noi non risulta. Se così fosse il direttore amministrativo sarebbe stato scelto attingendo da un vecchio elenco della Regione Calabria, ante riforma. E se così fosse il direttore generale dell’azienda san Carlo avrebbe adottato un provvedimento basato su un falso presupposto, e quindi assolutamente illegittimo.