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Cronaca
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Geologi lucani: Noi esistiamo per il prima delle sciagure non solo per il dopo

12 giugno 2019 | 15:44
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Geologi lucani: Noi esistiamo per il prima delle sciagure non solo per il dopo
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Geologi lucani: Noi esistiamo per il prima delle sciagure non solo per il dopo
Geologi lucani: Noi esistiamo per il prima delle sciagure non solo per il dopo

A Melfi ha preso il via il convegno itinerante Geo Matera 2019

Da Melfi i geologi lucani lanciano il messaggio: le risorse del territorio – che qui nel Vulture sono principalmente le acque minerali e gli itinerari di geoturismo, rafforzati dalla recente istituzione del Parco del Vulture e dall’inserimento del Parco Nazionale del Pollino nella rete dei Geoparchi Mondiali dell’Unesco (120 in tutto il mondo) – non sono come comunemente si interpretano “problemi e rischi” (frane, dissesto, terremoti, alluvioni) ma simboli concreti di sviluppo, a condizione che si individuino le corrette pratiche finalizzate alla valorizzazione geologico-ambientale del nostro territorio.

Dalla prima giornata nella sala del trono del Castello Federiciano è partito il convegno Itinerante geo- Matera 2019: Ambiente, Territorio e Recupero del Costruito, patrocinato dalla Fondazione Matera 2019  organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi e da tutti gli Ordini Regionali dei Geologi d’Italia, distribuito su tre aree geografiche della Basilicata che oggi (giovedì 13) fa tappa a Potenza (Unibas) per concludersi domani (venerdì 14) a Matera. Il tema della prima giornata è stata idrogeologia e acque minerali in un’area che ha grandi risorse specifiche.

I geologi puntano ad affermare il principio dello sfruttamento sostenibile delle georisorse.
Il quadro conoscitivo del Monte Vulture che possediamo oggi – ha spiegato Gerardo Colangelo, presidente dell’Ordine Geologi Basilicata – è un quadro fortemente innovativo rispetto all’ormai obsoleta e stanca immagine che di esso si aveva fino a pochi decenni fa. Una spinta importante è stata data dagli approfondimenti della ricerca sulla comprensione dei magmi a chimismo carbonatico e melilitico di cui il Vulture rappresenta un importante esempio e dall’influenza dei meccanismi di generazione e di risalita diretta dal mantello superiore dei magmi ultramafici, carichi di un così importante quantitativo di gas permea tutto il Vulture a partire dalla CO2 delle acque minerali oggi così intensamente commercializzate per il loro gas naturalmente disciolto. La tettonica ha agito come un interruttore, dando via libera o fermando nella loro corsa verso la superficie i magmi in risalita dal profondo.

Questo dato ci dà la consapevolezza che questo non è da considerarsi un vulcano spento ma un vulcano pronto a riprendere alla prima sollecitazione dinamica importante, la sua attività eruttiva. L’acquifero vulcanico del Monte Vulture dà origine, tra le altre, a sorgenti di acque mineralizzate e naturalmente gassate di elevato pregio, oggetto di coltivazione idromineraria, che costituiscono un’attività economica rilevante nell’area con una produzione pari a quasi il 30% di quella Nazionale. Il mercato delle acque minerali in Basilicata è fatto di 12 concessioni per un totale di 378 milioni di litri imbottigliati ogni anno che produce alle casse della Regione una cifra che  si aggira al di sotto del milione di euro. La legge regionale che fissa le modalità di scelta dei concessionari risale ormai al lontano 1996. Oltre alla “ricchezza” acqua minerale l’ambiente. La Regione Basilicata per la sua storia geologica, tettonica e per la sue caratteristiche geomorfologiche e ambientali – ha detto Colangelo – rappresenta un vero e proprio laboratorio naturale dove è possibile associare all’interesse prettamente scientifico e divulgativo quello paesaggistico e ambientale. Oggi siamo pronti per parlare di geoturismo.

Un primo tentativo – gli altri proseguiranno nelle prossime due giornate – per scrollarsi di dosso l’etichetta di “cassandre”, chiamate soluto per le sciagure naturali.

Noi insistiamo per il “prima” e non solo nel “dopo” le sciagure e – afferma il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Francesco Peduto – prendiamo atto che sta crescendo l’attenzione politico-istituzionale sul ruolo del geologo, uno degli interpreti principali del dialogo e della convivenza uomo-natura. A contribuire è stata certamente importante la nostra intuizione di creare una Rete delle professioni tecniche con ingegneri, architetti, ecc. e far sentire di più la nostra voce che stiamo facendo in occasione del decreto Crescita Italia dopo averlo già fatto con lo Sblocca Cantieri.

In questo nostro evento itinerante in Basilicata puntiamo innanzitutto a seminare cultura, la cultura geologica, come contributo a Matera 2019, con l’intento di farne capire l’importanza ed evitare che la geologia assuma un ruolo marginale, come a volte ancora accade. Viviamo in un Paese geologicamente giovane e di frontiera, – spiega Peduto – caratterizzato da tanti e differenti paesaggi geologici, i quali fanno dell’Italia un Paese di grande bellezza e ricco di geodiversità, ma che allo stesso tempo assomma criticità derivanti da tutti i georischi, non comuni a nessun altro Paese europeo, che avrebbero per questo meritato una diversa attenzione ed una maggiore centralità nell’azione dei governi negli anni.”. Al nuovo Presidente della Federazione europea dei geologi, Marko Komac è toccato affrontare temi di cui tutta la comunità scientifica internazionale discute: “Il cambiamento del clima che preferisco chiamare crisi climatica – dice – richiede l’intervento diretto degli scienziati del territorio perché contribuiscano a risolvere le gravi conseguenze e soprattutto a prevenirle.

La società contemporanea si trova di fronte a sfide impegnative, alcune sono una conseguenza di fenomeni naturali, come terremoti, eruzioni vulcaniche e tsunami; altre invece sono una conseguenza delle attività umane che hanno portato all’attuale crisi climatica, come inondazioni, frane, surriscaldamento globale, innalzamento del livello del mare e scarsità dell’approvvigionamento idrico. Soltanto noi geologi abbiamo le corrette conoscenze per affrontare queste sfide, per questo è nostro dovere dare risposte efficaci per gestire l’ambiente e tutelare le risorse di cui disponiamo. La cooperazione scientifica internazionale come la rete di geologi europei che abbiamo costruito sono strumenti essenziali” conclude Komac.