Eni, Total, Terna, Sogin e gli altri. Prepariamoci alle barricate
La Lega di Salvini pronta a sacrificare la Basilicata sui tavoli da poker del potere. Il rischio che il governo regionale faccia da croupier a quei tavoli è alto
Ora che al governo regionale c’è la Lega, insieme con i suoi alleati naturali, è tutto più facile. Negli ultimi mesi la Basilicata è stata messa nella pentola della “rana bollita”. Piccoli cambiamenti impercettibili, lenti, sia nella narrazione leghista sia nelle strategie dei colossi dell’energia, strisciano come camaleonti tra i vicoli confusi della politica e delle istituzioni regionali e nazionali. A ciò si aggiunge il richiamo della foresta che si avverte nell’aria destinato a quella burocrazia dominante e inamovibile che ha ripreso fiato nei palazzi della regione dopo qualche momento di smarrimento. Funzionari, dirigenti e sottoposti che hanno in mano gli ingranaggi della macchina amministrativa e che sono pronti a riassumere il comando delle solite leve del potere.
Mentre Eni, nel suo ultimo piano strategico, punta ancora tutto su petrolio e gas, Salvini fa sapere che: “Ho appena incontrato l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, in Basilicata si possono investire 4 miliardi”. Il rinnovo della concessione val d’Agri è fuori discussione e, a questo punto, sembra fuori discussione anche la variazione del programma dei lavori, vale a dire un nuovo Memorandum che consentirà a Eni più spazi di manovra nell’upstream e anche nello smaltimento dei rifiuti petroliferi.
D’altronde, anche il presidente Vito Bardi e i suoi alleati non fanno che dichiarare da mesi che “l’oro nero è una risorsa”. Sanno che la Basilicata ha bisogno vitale dei ristorni petroliferi e, eventualmente, di altre elemosine ad hoc da parte del governo centrale. Una situazione di bilancio drammatica che fa il paio con carenze strutturali nei servizi pubblici essenziali, nel welfare, nella sanità, nell’istruzione e nella formazione universitaria. Il governo lucano del cambiamento prenderà i soldi senza battere ciglio. Come già accaduto in passato si metteranno in gioco carriere politiche e ricatti economici. Confindustria Basilicata in tutta questa faccenda è invitata a nozze con quelle imprese che hanno fatto profitti senza creare nuove occasioni per investimenti produttivi e di lavoro.
Nel frattempo Total non se la passa bene. Il Cipe ha deciso nel maggio scorso di rigettare la richiesta di proroga della dichiarazione di pubblica utilità presentata dalla Total E&P Italia. Ciò vuol dire un fermo netto alle opere che dovevano essere già concluse e non sono state realizzate. Tutte le procedure, in particolare quelle legate agli espropri dei terreni, subiranno un rallentamento. Nel settembre 2018 la Regione Basilicata ha diffidato Total dall’avviare le attività di estrazione petrolifere del giacimento di Tempa Rossa per non aver ottemperato agli obblighi normativi. Insomma, pare che i francesi abbiamo molte grane in questa fase. Tuttavia, la notte non durerà. Anzi, nel quadro della competizione tra Eni e Total, vale a dire tra Italia e Francia, sugli scenari libici, una soluzione prima o poi bisognerà trovarla. I fastidi subiti dai petrolieri francesi in Italia avranno un prezzo e la Basilicata è una fiche su quel tavolo da poker. Così come accadrà con le altre compagnie del petrolio che aspettano come avvoltoi di sedersi al tavolo lucano, a partire dalla Rockhopper. Il rischio che il governo regionale faccia da croupier a quei tavoli è alto.
Terna spa, è la causa e insieme la conseguenza di gran parte dello scempio eolico in Basilicata. Molti parchi eolici non avrebbero ragione di esistere senza la Trasversale Lucana, e quell’elettrodotto non avrebbe senso senza i parchi eolici connessi alla rete elettrica di Terna. In questo settore si profila una svolta, che ci auguriamo non sia selvaggia, sul fotovoltaico. I signori del vento, sia chiaro, continueranno a seminare pale e laddove la saturazione lo impedirà, il ripiego sarà l’energia solare. A parte Terna, sull’energia del vento abbiamo consumato fiumi di inchiostro per dimostrare e denunciare intrecci anomali tra società finanziarie, imprese, istituzioni locali, politici, a livello locale, nazionale e internazionale.
La Sogin spa e l’affaire nucleare sono l’ombra di un altro potere che vigila sulla Basilicata. Bisogna verificare che i lavori di bonifica all’Itrec di Rotondella non siano propedeutici alla creazione del famoso parco tecnologico, comprensivo del deposito unico, di cui si parla da anni, da realizzare nell’area che da Rotondella si allunga fino a Craco-Pisticci. Perché questa zona della Basilicata ormai pare sia tra i siti idonei.
E poi c’è l’acqua. Una risorsa su cui gli artigli delle multinazionali, e non solo, sono in continuo esercizio. Aspettano il momento giusto per l’affondo.
Insomma, il rischio che la Basilicata diventi piattaforma strategica nazionale dell’energia “sporca” e dei Poteri federati, è sempre dietro l’angolo. A maggior ragione adesso che le condizioni politiche sembrano offrire maggiore agibilità ai signori della falsa crescita economica a spese dello sviluppo, dell’ambiente e della salute del territorio lucano.
L’assalto definitivo alla Basilicata è appena all’inizio. Si sta riorganizzando, su basi politiche più consolidate, la solita federazione di Poteri, sotto forma di modello policentrico e flessibile. Federazione di Poteri che a partire dall’ultimo ventennio del secolo scorso e fino ai giorni nostri è stata capace di fare della Basilicata una matassa di intrecci e interessi legali e illegali, uno snodo fondamentale di affari di spessore nazionale e internazionale. Mala tempora currunt sed peiora parantur.