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Tenente demansionato per aver denunciato inquinamento: caso Di Bello di nuovo sul tavolo dell’Ue

19 aprile 2019 | 15:15
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Tenente demansionato per aver denunciato inquinamento: caso Di Bello di nuovo sul tavolo dell’Ue

Mobbing e violazione dei diritti umani. L’eurodeputata Forenza chiede il reintegro per il tenente della Polizia provinciale di Potenza

Con una interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione europea, l’eurodeputata Eleonora Forenza (Sinistra unitaria europea), porta nuovamente all’attenzione dell’Ue il demansionamento del tenente della Polizia provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello. 

Di Bello, denunciato per violazione del segreto d’ufficio, viene spostato al Museo Archeologico di Potenza. Era il 201o. Sebbene alcuni mesi dopo il gip avesse emesso un ordine di reintegro, il tenente non ritornò alle sue mansioni e fu invece oggetto di un procedimento disciplinare. Oltre che di un processo penale. 

Oggetto della denuncia, e poi del processo al tenente, furono le rivelazioni fatte sui valori di diversi inquinanti riscontrati nelle acque degli invasi di Monte Cotugno, del Pertusillo, della diga della Camastra.

La sentenza di assoluzione arriva al termine di lungo e complesso iter processuale che si snoda dal 2012 tra il Tribunale di Potenza, la Corte di Appello nel 2013, quindi la Corte di Cassazione nel 2015, la Corte di Appello di Salerno nel 2016, a sua volta annullata dalla Corte di Cassazione nel 2017. Il 6 dicembre 2018 la Prima Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli mette la parola fine con l’annullamento della sentenza di condanna emessa in primo grado.

Da allora nulla è cambiato, Di Bello è rimasto a fare il guardiano al Museo, nonostante le sue richieste di reintegro nelle mansioni svolte prima della denuncia. La sua vicenda per mezzo dell’eurodeputata Forenza approda alla Commissione Europea dopo che già nel 2016 un’altra interrogazione era stata presentata dall’europarlamentare Piernicola Pedicini (M5S). 

Di Bello-scrive Forenza nella sua interrogazione- era stato accusato nel 2010 di diffusione di notizie coperte da segreto in merito ad indagini in corso. In realtà, il Di Bello era addetto a controlli di natura ambientale e grazie alla sua iniziativa contribuì a scoperchiare uno scandalo di grandi proporzioni sull’inquinamento delle acque potabili che servono milioni di persone in diverse regioni del sud Italia.

A distanza di 9 anni dalle accuse-prosegue l’eurodeputata- per Di Bello continua la situazione di demansionamento lavorativo rispetto al proprio grado e qualifica, che è stato causa negli anni di un notevole danno economico e di gravi conseguenze personali e familiari.

Rispondendo all’interrogazione E-001516/2016, quella appunto presentata da Pedicini, la Commissione riconosceva la competenza delle autorità nazionali sul tema che però non sono intervenute. 

Alla luce di questa ulteriore inerzia l’europarlamentare Forenza chiede: “Come pensa la Commissione, oggi, concluso l’iter giudiziario e amministrativo italiano e respinte tutte le sue richieste di reintegro nelle funzioni antecedenti al 2010, di intervenire per far sì che i diritti umani siano rispettati, così come sancito dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea TFUE (art.2) e dalla Convenzione dei Diritti dell’Uomo?”