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Reddito minimo di inserimento, beneficiari chiedono incontro al presidente Bardi

2 aprile 2019 | 12:52
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Reddito minimo di inserimento, beneficiari chiedono incontro al presidente Bardi

“Qual è l’intenzione del presidente e del consiglio regionale riguardo la misura?”

La proroga delle attività è fino al 30 giugno 2019”, questa la dicitura delle D.G.R. 206 del 15 marzo 2019. Si riferisce alla continuità della misura del Reddito Minimo d’Inserimento del D.G.R. 769 “Programma per un reddito minimo d’inserimento” del 9 giugno 2015. “Le decisioni discontinue e precari non ci fanno vivere sereni”, così il Gruppo Disoccupati Organizzati – cittadini beneficiari della misura – esprime la sua amarezza e preoccupazione.

Dal 2015, solo nel 2017, la Regione ha attivato concretamente il progetto. I beneficiari del Rmi coinvolgono una platea di 2226 cittadini lucani che versano in una condizione di disagio economico. La graduatoria venne stilata con la D.G.R. 936/2015 – “Avvisi di selezione dei beneficiari del programma”, nel 2017 e dopo due anni d’attesa, gli aventi diritto del reddito sono stati occupati in attività sociali presso vari enti pubblici attraverso progetti messi in atto dai comuni. I beneficiari svolgono mansioni idonee alle proprie competenze e, in questi anni, hanno approfondito conoscenze ed esperienze sul campo. Per questo motivo “vogliamo che il progetto – esprime il gruppo – continui, molte persone hanno ritrovato dignità e integrazione nella vita sociale”.

L’obiettivo finale del Rmi, così come era stato creato fin dall’inizio, è l’inserimento al lavoro, non a caso il Reddito Minimo ha nel suo interno il termine “Inserimento”. “Non vogliamo vivere per sempre – continua il gruppo – con gli ammortizzatori sociali, vogliamo poter camminare con le nostre gambe, garantirci un futuro, chiediamo un inserimento nel mondo del lavoro anche perché abbiamo notato che gli enti presso cui lavoriamo hanno bisogno del nostro supporto per svolgere mansioni di pubblica utilità e non solo”.

Il Reddito di cittadinanza è una misura nazionale in vigore dal 6 marzo ma in Basilicata il Rmi è nato già – almeno formalmente – nel 2015. Il Rdc parla di “formare” il cittadino per concorrere a un patto di lavoro, stesso obiettivo di cui già il Rmi si è preoccupato di fare negli anni precedenti. Dunque, sarebbe una perdita di tempo per la politica e per gli stessi cittadini formarli nuovamente, si potrebbe procedere, invece, ad una continuità da cui tutti ne goderebbero pensando ovviamente all’obiettivo finale del lavoro.

Noi come Gruppo Disoccupati Organizzati abbiamo chiesto un incontro con il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi per discutere e trovare, insieme, delle soluzioni per affrontare la questione. Una domanda sarebbe consona: qual è l’intenzione del presidente e del consiglio regionale riguardo la misura? In quale direzione vogliono andare? Siamo stanchi di continui rimandi, dopo il 30 giugno non vogliamo trovarci in mezzo a una strada ma avere delle certezze”.

Contiamo – dichiara infine il Gruppo – su Bardi e sull’amministrazione che possa porre l’attenzione anche su di noi, non lasciandoci soli in un momento così delicato e difficile”.