Salvini e la destra hanno vinto. La Basilicata ha perso

25 marzo 2019 | 12:45
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Salvini e la destra hanno vinto. La Basilicata ha perso

Cambia il colore ma la tavolozza e i pennelli sono gli stessi. Questo centrodestra sarà una sciagura uguale, se non peggiore, alla disgrazia del centrosinistra

“Il nuovo presidente è e sarà incapace di recuperare lo strappo tra la società regionale e la politica. Probabilmente sarà capace di ricomporre ambigui legami di potere, rinnovati metodi clientelari nel recinto del vecchio sistema di governo. Chissà quanto durerà. Troppe vicende da chiarire, troppe contraddizioni da risolvere. Vigileremo. Ci aspetta un duro lavoro.”

Questo scrivevo all’indomani del voto del novembre 2013 quando Marcello Pittella vinse con il 67% dei voti del 47% di votanti. E così, purtroppo, è andata. Quella sintesi con cui concludevo il mio editoriale del 19 novembre 2013, la utilizzo oggi non a caso, tale e quale, come incipit per commentare i risultati elettorali del 24 marzo 2019. Vediamo prima i dati.

Vito Bardi ha vinto con il 42%. Il centrosinistra subisce una netta sconfitta con il 33% dei voti e registra un calo del 50% dei consensi del 2013. Il M5S si attesta oltre il 20% e raddoppia il dato del 2013, diventando il primo partito in Basilicata. La “sinistra” di Basilicata Possibile si ferma al 4,3%. L’astensionismo resta alto al 47%, seppure abbia subito un calo del 6% rispetto al 2013. Sarà interessante, nei prossimi giorni, capire i flussi elettorali per fare un’analisi più approfondita. Oggi possiamo fare un ragionamento sui dati disponibili.

Il Centrodestra e la prevalenza di Salvini

Il centrodestra senza la Lega nel 2013 incassa il 21, 53% dei voti, nel 2019 registra un aumento dei consensi pari all’1,85%, attestandosi al 23,38% (Lista Bardi Compresa). La Lega porta alla coalizione un netto 19%, senza quel pacchetto il centrodestra avrebbe perso. E’ evidente nei dati di lista, nessuno ha vinto, tranne la Lega.

La vittoria della coalizione è dunque da attribuire principalmente a tre variabili: La Lega di Salvini che ha monopolizzato la campagna elettorale di tutta la coalizione, il trasformismo di alcuni esponenti del centrosinistra che sono saliti sul carro leghista, la debolezza congiunturale del centrosinistra.

Salvini ha monopolizzato la campagna elettorale chiamando al voto per se e per la Lega, consapevole del fatto che i candidati locali presentavano notevoli criticità e scarsità nella capacità di attrarre consensi. Quel 19% leghista è dato da lucani che hanno votato non il centrodestra in quanto tale, ma Salvini in quanto tale. In fondo, a Salvini della Basilicata interessava esclusivamente il consenso elettorale da giocare su ben altri tavoli. Dei problemi della regione neanche un accenno nei comizi. Non a caso a urne chiuse Matteo Salvini commenta: “Si cambia l’Europa”.

Qualcuno parla di dato storico. Tuttavia, l’unico dato storico degno di nota è l’affermazione di un partito nordista, alleato dei petrolieri e dei grandi gruppi economici, in una delle regioni più povere del Paese e più emarginate del Mezzogiorno. L’affermazione di un partito vecchio, che ha governato il Paese per 15 anni senza mai preoccuparsi del Sud e della Basilicata e anzi ha provato a far diventare questa regione la pattumiera delle scorie nucleari.

Un travaso di qualche migliaia di voti è da attribuire a ex esponenti del Pd e del centrosinistra che sull’onda della convenienza personale sono saliti a bordo del Carroccio senza alcun imbarazzo.

Alcuni parlano di voto di opinione, ma leggendo con attenzione i dati, quel voto di opinione ne ha poca, a parte una considerazione: se il voto di pancia, scarsamente argomentato, abbagliato dal mito salviniano è un voto di opinione allora va bene. Tuttavia, dubito che lo sia.

Il Centrosinistra e la prevalenza di Pittella

Il centrosinistra subisce una netta sconfitta. Senza mezzi termini perde il 50% dei consensi rispetto al 2013. Il Pd si attesta al 7,80% ma se aggiungiamo le liste di ex Pd insieme fanno il 19%. La maggioranza dei consensi nella coalizione è andata alla lista di Marcello Pittella che intasca quasi il 9%. I progressisti di Roberto Speranza registrano un insuccesso con il 4,5%. La lista del candidato presidente Trerotola, porta un mezzo secchio d’acqua alla coalizione: 3,32%. La sconfitta era prevedibile dopo tutto quanto accaduto nel corso della legislatura appena conclusa dominata dal centrosinistra. Gravi vicende giudiziarie, gestione ambigua della partita petrolifera e delle questioni ambientali, clientelismo estremo, arroganza, completa distruzione della fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella politica. Vedremo dove sono andati a finire i voti del 2013, a parte il travaso nella Lega. Fatto sta che il dato elettorale è anche il risultato dell’impegno massiccio degli apparati di potere ben radicati nelle sfere della pubblica amministrazione e di certa imprenditoria. Ed è anche il risultato di una campagna clientelare degli ultimi mesi insieme al pacchetto di consensi del sistema clientelare consolidato negli anni. Il Centrosinistra ha perso, Pittella invece non ha vinto. Entrerà in Consiglio e, probabilmente, concluderà felicemente gli accordi già presi con la Lega. Di quali accordi si tratta, lo vedremo nelle prossime settimane e mesi.

Il M5S e la sindrome della sconfitta

Gli osservatori più onesti sanno bene che i Cinque Stelle non hanno perso. Sarebbe più corretto dire che non hanno vinto la competizione per il governo della Regione. Il dato, infatti, del 20,40% registra il raddoppio del risultato ottenuto nel 2013 quando la lista ottenne quasi il 9% e il loro candidato presidente il 13%. A distanza di 5 anni diventa il primo partito della Basilicata. E a distanza di poche settimane afferma un’inversione di tendenza rispetto al dato dell’Abruzzo e della Sardegna. Il quadro politico nazionale che segnala un arretramento del Movimento ha influito sicuramente sulla competizione regionale. Tuttavia, 12 liste contro una, hanno reso la competizione molto difficile per i penta stellati. Nonostante tutto, il risultato può essere considerato soddisfacente sul piano politico. Antonio Mattia, i candidati, e i sostenitori hanno svolto una campagna elettorale lunga e generosa. La speranza che il buon programma, la buona squadra di assessori, la lista di candidati consiglieri estremamente pulita, potesse concludersi con la realizzazione di un sogno, era viva in molti Cinque Stelle. La sfida è rinviata. Non prevalga però la sindrome della sconfitta. E non prevalga lo sport del tiro a segno contro se stessi.

La Basilicata “impossibile” di Valerio Tramutoli

Sono partiti come lista civica-ambientalista. Un misto di sinistra, di ecologia e di fuoriusciti dal M5S. Sono finiti per essere accoppiati a Fratoianni, Civati, De Magistris, Antonio Placido. Insomma sul finire della campagna elettorale sono stati identificati, loro malgrado, come lista della vecchia sinistra di Sel e dintorni, pezzi di Potere al Popolo e residui della sinistra estrema, Movimento Riscatto. Ed è grazie a loro che hanno fatto, nonostante tutto, un buon risultato: 4,42%. Senza quel sostegno politico, a leggere i dati nel dettaglio, sarebbe andata malissimo. Questa lista, come nelle intenzioni più o meno evidenti di alcuni sostenitori dietro le quinte, è adesso la piattaforma di decollo di un progetto di sinistra che guarda alle europee con De Magistris e altri. Un progetto politico, insomma, che ambiva a un risultato dignitoso alle amministrative per tracciare un percorso che nulla ha e aveva a che fare con l’ambizione di vincere le elezioni regionali. Nel 2013 Sel e altre frange di sinistra ottennero circa il 6% dei consensi.

Che cosa ci aspetta?

Certo si sono aperti spiragli per il futuro. Il calo dell’astensionismo, il risultato del M5S, la sconfitta del centrosinistra lucano, sono indizi che lasciano sperare che in futuro qualcosa di buono e di meglio si potrà fare. Non sono ottimista sulla tenuta e sulla capacità di governo di questo centrodestra formato minestrone. Popolato da vecchi volponi della politica di destra e di sinistra. Prevediamo un conflitto tra molti appetiti, spartizioni, cambiali da pagare. Tutte variabili che renderanno difficile e sofferto il parto della nuova Giunta regionale e il riavvio della macchina amministrativa. In questo quadro si muoveranno gente inesperta e gente avvezza al potere, esperta di inciuci, di trattative e affari, affamati poltronisti in crisi di astinenza. In fondo nulla sarà cambiato. Il clientelismo, il favoritismo, gli interessi di parte, le cattive tentazioni, continueranno a insinuare il prossimo governo regionale.  Cambierà il colore ma la tavolozza e i pennelli saranno gli stessi. Questi non faranno del bene, anzi, peggioreranno la situazione. Tuttavia, questo pregiudizio mi auguro venga smentito dai fatti. Staremo a vedere. Noi continueremo a fare il nostro lavoro di giornalisti col fiato sul collo del Potere. Come sempre, non faremo sconti a nessuno.